Insieme al sensei Naoki Urasawa e al leggendario Don Rosa, tra gli ospiti di lustro di Lucca Comics & Games 2023 figura sicuramente Garth Ennis. Molti di voi lo conosceranno per The Boys, il fumetto che dopo Watchmen di Alan Moore ha rappresentato a metà degli anni '10 e più di altri un emblematico e seminale esempio di destrutturazione della figura dei supereroi (genere che per altro lo stesso Ennis dice "di seguire poco e apprezzare solo in parte"). Autore audace ed esplicito, in verità Ennis ha all'attivo delle opere di caratura impressionante e decisamente superiori a The Boys al di là della concezione stessa del fumetto.
Possiamo pensare alla sua brutale ed esaltante lettura di The Punisher ma soprattutto alla straordinaria Preacher (anche questa trasposta sul piccolo schermo da AMC), serie fumettistica che incarna l'esatta idea di Dio dell'artista, che è "strana, spaventosa e sconcertante". Questa sua assenza di religiosità e la volontà di raccontare un mondo più reale che fantastico, mai edulcorato da censure e perbenismi di sorta, creativamente libero e identitario, ha reso Garth Ennis uno degli autori contemporanei più amati dal grande pubblico e dalla critica, richiesti e imitati. Del suo momento creativo, degli adattamenti televisivi di The Boys e Preacher, di Hollywood, dei colleghi e dell'attuale situazione del fumetto abbiamo discusso direttamente con l'autore nella cornice festosa dell'evento lucchese. Di seguito il resoconto.
Arte e libertà
Proprio come Urasawa, anche Ennis è rimasto incantato dalla bellezza di Lucca: "È tutto assolutamente meraviglioso. C'è tanto da fare, tanto da vedere. Credo sia la convention del fumetto più bella a cui abbia mai partecipato". Osservando il suo lavoro, Ennis sembra quasi estraneo alle sue creazioni. È un uomo estremamente colto e diretto, gioviale e affascinante, con una risposta onesta su tutto. I fumetti dell'autore sono invece immersi in una violenza senza fine che è però ricercata: l'intenzione è quella di raccontare la brutalità del mondo e delle azioni umane attraverso un medium che può narrare anche per immagini questo ciclo di ferocia e crudeltà. A tal proposito dice: "Bisogna accettare il fatto che viviamo in un mondo violento. È la verità. Non solo di natura fisica ma anche psicologica. Sono molto onesto al riguardo. Anche sugli effetti della violenza. Fossi un autore per bambini o adolescenti, forse scriverei storie con qualche tipo di morale, veicolando messaggi positivi, ma scrivo per adulti e penso non ci sia bisogno di indorare la pillola. Posso raccontare il mondo per quello che è". Tale consapevolezza ha portato Ennis alla creazione di serie quanto mai esagerate ed esplicite senza alcun compromesso editoriale.
È lui stesso ad ammetterlo, portando anche un piccolo e divertente esempio: "Devo dire di non essermi mai trovato nella posizione di accettare dei compromessi diretti con gli editori. Persino per un'opera come Preacher. Unico esempio di censura che ho vissuto è nella colonna delle posta mensile di Vertigo, a cui rispondevo io personalmente. In quel caso, le risposte erano censurate e rimontate, ma lo spazio era in effetti dell'editore, non mio, per cui lo trovai accettabile. Le domande e le richieste erano comunque assurde, da chi inviava delle ricette per cuocere e consumare carne umana a chi raccontava come aveva tentato di suicidarsi con un taglierino e una bottiglia di ghiaccio. Io le avrei volute pubblicare, credetemi, ma gli editori mi dissero che non erano affatto divertenti. Io risposi che lo erano eccome". E a proposito di compromessi: ha dovuto inghiottire qualche boccone amaro con le trasposizioni di The Boys e Preacher tra AMC e Amazon Prime Video? Dice Ennis: "In alcun modo. Sin dall'inizio, ero perfettamente allineato con Eric Kripke, Seth Rogen ed Evan Goldberg su come adattare e ri-modernizzare queste storie. Sono molto soddisfatto del lavoro ottenuto e ammetto che la mia priorità è che duri il più a lungo possibile, così che queste opere restino sempre aggiornate".
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Preti e punitori
Sempre a proposito di Preacher, Garth Ennis è convinto che la sua opera forse più amata e premiata sia anche quella invecchiata peggio. Elabora l'autore: "Sapete, Preacher è ricca di elementi grotteschi. Davvero folli. Si respirava il mito americano, il western, un po' di gotico. E niente di questo risulta davvero contemporaneo con la storia americana degli ultimi 15 anni. Forse è rimasto intatto solo il western. Il racconto e la concezione dello stesso erano poi figli degli anni '90, quando il mondo era generalmente più divertente ed eccentrico. E non so voi ma io negli anni '90 mi sono davvero divertito un casino". Preacher significa anche Steve Dillon, il mitico e compianto disegnatore che ha formato per anni coppia fissa collaborativa con Ennis, che ricorda: "Tutto è nato in una tarda serata nel 1990 davanti a una bottiglia di whiskey. Io e Steve stavamo chiacchierando e a un certo punto ci siamo domandati cosa potesse rappresentare il fumetto. La risposta di entrambi è stata che il fumetto avrebbe dovuto e potuto rappresentare tutto, ogni cosa. Volevamo raccontare la realtà con piccoli colpi di scena, con fumetti calati nella vita reale rispetto alle opere più fantasy e immaginifiche come quelle di Neil Gaiman, ad esempio. Volevamo essere il più ancorati possibile a questo".
E continua: "Tra noi c'era poi un certo istinto, grande risposto e molta fiducia: io sapevo che avrebbe raccontato le mie storie per immagini alla perfezione e lui sapeva che non lo avrei caricato di troppi dettagli. La gente era sorpresa di quanto poco parlassimo di lavoro quando eravamo insieme, ma non ce n'era davvero bisogno. Era un'intesa unica". Con Dillon, Ennis ha poi collaborato anche in The Punisher, forse una delle migliori versioni mai uscite sul personaggio. Ma chi è Frank Castle per Garth Ennis? La magnifica risposta del fumettista: "È un figlio degli anni '70, un vigilante ispirato all'Ispettore Callaghan, personificazione della vendetta che ogni autore può direzionare come e dove vuole. Io l'ho usato contro la mafia italiana o per abbattere esasperazioni militari e industriali. A livello più astratto, comunque, è un po' l'incarnazione della famosa frase di John Dryden, 'guardati dalla furia dell'uomo paziente', una sorta di catastrofe naturale, qualcosa che succede quando la pressione aumenta e non è più contenibile. Come guardare il cielo all'orizzonte e capire che succederà qualcosa di terribile".
Il valore delle memoria
Tornando agli inizi della sua carriera, alla creazione di Troubled Souls nel 1990, Garth Ennis riflette sul suo passato e su quanto il conflitto in Irlanda abbia ispirato il proprio lavoro, specie per quanto concerne le sue grandiose storie di guerra: "Devo dire che il conflitto in verità è sempre stato distante dal mio mondo reale. Certo, in Irlanda c'erano guerriglie ed esplosioni, ma personalmente vivevo in un'area agiata della medio-borghesia. vedendo quei conflitti ho però capito che nessuno voleva davvero finirla di combattere, che non sarebbe mai realmente terminato. E questa visione amara e cinica mi venne da un pensiero in particolare: che fosse più semplice gestire il conflitto che terminarlo per chi era immerso nello stesso. Cominciai anche a nutrire sospetti nei confronti di certi governi e grandiosi ideali. Posso pensare a Star Wars, ad esempio, che ci ha fatto immaginare una visione molto romantica dei ribelli anche se essere ribelle e combattere in una rivoluzione è un'affare sporco e terribile". La disillusione di Ennis tocca anche Hollywood e alcune sue storie che non vorrebbe mai finissero nelle mani produttive sbagliate: "Ci sono dei racconti che vorrei onestamente vedere adattati sul grande schermo, ma temo questa eventualità soprattutto per quelli di guerra. Ho paura di vedere queste storie hollywoodizzate".
Specifica poi: "Ovviamente Hollywood ha tirato fuori grande film di guerra ma anche tanta immondizia. Nel mio piccolo, quando scrivo questi racconti cerco di rendere onore alla memoria di questi uomini caduti, e vede il mio nome in fondo a una trasposizione venuta male e che non rende giustizia a quei sacrifici mi farebbe stare male". A tal proposito parla di Red Tails di Anthony Hemingaway del 2012, prodotto da George Lucas: "Ho questa storia a fumetti che si chiama Dreaming Eagles che parla di questi aviatori afroamericani inviati a combattere i nazisti in un periodo di razzismo estremo. È una storia vera che è stata anche trasposta in Red Tails, film che a mio avviso non ha assolutamente reso giustizia a questi uomini, non in termini di reputazione o altro ma nei fatti, perché ha reso le loro battaglie una sorta di cartone animato della domenica mattina, praticamente ridicole. E so per certo che è stato George Lucas a chiederlo. Ecco, è esattamente ciò che vorrei non accadesse mai con il mio lavoro".
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La crisi dei super
Insieme a Alan Moore e Warren Ellis, Garth Ennis è stato uno degli autori cardinali nella rilettura in negativo, più realistica e umana dei supereroi, un qualcosa che oggi come oggi, a detta dell'artista, non potrebbe più succedere: "Ammetto di non essere un grande osservatore del panorama supereroistico attuale, ma posso dire che i super, al momento, sono diventati ciò che la gente vuole che siano, a seconda della visione del supereroe stesso. Super significa oggi quelle che il pubblico desidera, e forse la gente ama troppo i supereroi perché venga permessa una nuova decostruzione degli stessi. Devo anche ammettere di non conoscere nessun autore odierno che possa realmente essere improntato a questo approccio come potevamo essere io, Moore, Ellis. Potrei forse pensare a Morrison, ma anche lui li ama troppo". Curioso come questo pensiero vada a braccetto con l'attuale crisi dei super Marvel, su cui Ennis dice: "Idealmente c'è una crisi, sì. Sono ovunque e hanno inflazionato il mercato. Doveva succedere, prima o poi. I fumetti dovrebbero esplorare molti generi differenti, non solo quello supereroistico".
Proprio per questo nel suo futuro lavorativo ci sarà di tutto, dalla guerra a James Bond, ma non supereroi: "Sto attualmente lavorando a un progetto a lunga scadenza relativo alla rivoluzione britannica che racconterà tante battaglie differenti come quella di Malta o sul Reno. Sarà qualcosa di epico, se non nel contenuto sicuramente nelle dimensioni. Mi occuperò anche delle prossime storie a fumetti di James Bond. Me lo chiesero già dieci anni fa, ma al tempo non riuscì ad accettare. Le mie storie non saranno ispirate al Bond cinematografico, quello più iconico e popolare, ma ai romanzi di Ian Fleming, al Bond originale, una versione più nuda e cruda, oscura e bastarda". E al cinema o in streaming? Vedremo altre sue opere trasposte sul grande schermo? La risposta potrebbe deludervi: "Vedendo quanto fatto da James Gunn con The Suicide Squad o Peacemaker, devo dire che lui sarebbe la persona più adatta ad adattare opere come Hitman, ma ormai ho smesso di interrogarvi su eventualità che non dipendono da me. Ho capito che non posso prevederlo e che i gusti, soprattutto, sono sensibilmente altalenanti e che esistono fattori di mercato a cui ho deciso di non interessarmi. Ho smesso di pensare a cosa potrebbe essere adattato, insomma".