Tornato dall'esperienza hollywoodiana, il regista più amato dagli italiani nell'ultimo decennio, Gabriele Muccino, etichettato più volte in passato come il cineasta "generazionale", fa il suo rientro in Italia e si riallaccia al cinema nazionale dal primo enorme successo che lo rese noto al pubblico nostrano, L'ultimo bacio. Preceduto dal tam tam del trionfo internazionale di quel film, campione d'incassi con oltre 16 milioni di euro e utilizzato negli States anche per un remake, questo Baciami ancora conferma che il nuovo modo di fare cinema in Italia, collaudato nel 2000, che racconta la nostra realtà senza fronzoli e con uno sguardo popolare piuttosto che intellettuale, è una strada che la nostra fabbrica dei sogni ha scelto d'imboccare quasi come un prolungamento naturale dell'ormai distante Neorealismo.
Girato come un sequel ma concepito come un secondo tempo della prima pellicola, Baciami ancora riprende esattamente la storia di un gruppo di giovani romani in fuga dall'amore e dalle responsabilità familiari a 10 anni dalla loro comparsa sul grande schermo. Film corale dunque e senza pretese pedagogiche, l'ultima fatica mucciniana riesce a coinvolgere il grande pubblico, a emozionare e a divertire tirando le corde del melodramma, sospeso fino al grottesco, e facendo leva sulla modernità dei sentimenti e sul ribaltamento attuale degli stereotipi. Muccino e i suoi personaggi, veri e sinceri, raccontano vicende individuali che gli spettatori possono riconoscere come "normali" al punto da riuscire a riderne con una sana auto-ironia. Ritroviamo Carlo e Giulia sull'orlo del divorzio, facciamo fatica a riconoscere Adriano, vediamo la coppia Marco-Veronica felicemente sposata nel primo film affrontare una crisi matrimoniale problematica, incontriamo di nuovo l'ansioso e irrequieto Paolo, stavolta alle prese con Livia, notiamo come Alberto sia l'unico che non sembra cambiato.
Ad accompagnare regista e attori il produttore Domenico Procacci, che, oltre a precisare il numero delle copie distribuite (oltre 600) e il budget speso (8,5 milioni di euro), ha annunciato una bella iniziativa pensata per il pubblico con problemi di udito: saranno infatti distribuite del film anche delle copie sottotitolate per non udenti, disponibili per le sale interessate, finora 7 in tutt'Italia. La Fandango continuerà in questa direzione anche con i prossimi film di produzione propria nella speranza che, con il passare del tempo, le sale si attrezzeranno e anche gli altri produttori seguiranno l'esempio.
Gabriele Muccino i protagonisti del suo film sono un gruppo di 40enni squinternati che ne passa e ne combina di tutti i colori. È un gruppo di amici particolarmente sfortunato e privo di certezze o uno spaccato di questa generazione quello che ha voluto ritrarre?
In Baciami ancora i bambini sono degli attori passivi, che sembra ci stiano guardando, ma che hanno le mani legate dagli adulti. Quella di circoscrivere il loro ruolo è una scelta casuale o intenzionale?
Gabriele Muccino: Penso che noi abbiamo una grandissima responsabilità che è quella non solo legata a chi siamo ma soprattutto a come tramandiamo il nostro essere ai nostri figli. Questi bambini un giorno saranno adulti con problemi da cui la famiglia non è stato in grado di tutelarli. Se vogliamo è un fenomeno anche nuovo: quali sono gli effetti di questi collassi familiari lo sapremo quando questi bambini saranno cresciuti. Io sentivo la responsabilità, come padre e cineasta, di parlare di una situazione con cui torneremo a fare i conti.
Le coppie del film affrontano i loro problemi di coppia rifugiandosi nel modello familiare. Qual è il modello su cui possono fare affidamento?
In Baciami ancora sembra che lei abbia fatto il tentativo di superare certi stereotipi sui temi eticamente sensibili...
Gabriele Muccino: Ho voluto raccontare una situazione molto diffusa, penso di avere almeno cinque amiche che hanno problemi legati alla sterilità dei mariti. La storia di Marco e Veronica è rubata alla vita: mi sono ispirato a una storia vera. E trovo importante raccontarla perché non c'è nulla di più paradossale che voler avere figli a 35-40 anni e non riuscirci. Questa storia tocca anche le possibilità che la scienza offre e sfiora strade forse impercorribili che si riescono però a percorrere.
Ci parla del difficile personaggio di Paolo, interpretato dal bravo Claudio Santamaria?
Gabriele Muccino: Che dire? Nella vita c'è chi "non glie la fa"! Ci sono personaggi che hanno una caduta e non ce la fanno a risalire. Ne L'ultimo bacio Paolo era un personaggio in fuga, in Baciami ancora è bisognoso d'amore, ma non sa prendersi cura di se stesso fino in fondo.
E cosa ci dice invece dei personaggi femminili?
Gabriele Muccino: Nel mio modo di raccontare l'universo femminile, questi personaggi sono nuovi perché, al di là delle apparenze, hanno accesso alla vita più degli uomini.
Stefano Accorsi lei trova che Carlo, il suo personaggio, sia cresciuto rispetto a 10 anni fa?
Vittoria Puccini lei ha sostituito Giovanna Mezzogiorno. Come ha interpretato il ruolo di Giulia?
Vittoria Puccini: Devo ammettere che ci sono state due componenti di difficoltà forti perché Giulia non è un personaggio semplice, ci sono scene molto drammatiche, portate all'estremo e per un attore questo può essere anche un rischio. Ma Gabriele Muccino dirige i suoi attori accompagnandoli e portandoli progressivamente nei loro personaggi. È uno che non ti molla mai, che ti sta addosso. Il mio ruolo era già stato interpretato in maniera straordinaria da Giovanna Mezzogiorno. Prima delle riprese ho visto L'ultimo bacio almeno quindici volte: volevo che quel personaggio mi entrasse dentro ma in maniera cosciente, non cercando di imitare il lavoro di Giovanna. Volevo metterci anch'io energia nelle scene più importanti. Non avrei mai scommesso su questo ruolo, ma ho cercato di dimenticare la paura e la responsabilità del confronto; mi sono innamorata del mio personaggio e ho cercato di fare del mio meglio.
Cosa pensa del suo personaggio?
Ci parla della sua esperienza sul set con Muccino?
Vittoria Puccini: Se sopravvivi a Gabriele Muccino, hai guadagnato tanto! Lui vuole che l'emozione ti parta da dentro, che sia estrema: per un attore, secondo me, è un'esperienza importante perché è come un salto nel vuoto e il risultato è interessante.
Stefano Accorsi: Gabriele Muccino è un regista che scuote l'animo! Con lui il corpo aiuta anche l'emozione.
Claudio Santamaria: E ricorre pure alle "pizze" se lo ritiene necessario! A me ne ha date certe...
Giorgio Pasotti ci racconta la sua esperienza nel tornare a lavorare con questo cast?
Giorgio Pasotti: È stato un piacere per me scoprire che fine avessero fatto questi personaggi: sono personaggi a cui ci siamo affezionati ed è stato bello esplorare il percorso che ha portato a realizzare questo sequel che comunque vive di vita propria rispetto a L'ultimo bacio. È stato bello ritrovarci perché intanto ognuno degli attori aveva fatto un suo percorso ed eravamo cresciuti professionalmente e umanamente. Alcuni di noi avevano scoperto anche la paternità...
Il personaggio di Adriano lo ritroviamo più provato. Ci racconta che tipo di percorso ha seguito?
Valeria Bruni Tedeschi ci parla di quest'esperienza al fianco di Muccino?
Valeria Bruni Tedeschi: Io non facevo parte del cast de L'ultimo bacio e quando sono arrivata la prima volta sul set mi sembrava di arrivare a una festa già iniziata. Però avevo molta voglia di lavorare con Gabriele Muccino da parecchi anni: questo per me è il primo slancio, accettare di lavorare con un regista. Il mio personaggio, Adele, mi dava allegria perché era come se avessi uno scopo. Adele mi commuoveva. E mi è piaciuto molto lavorare con Pasotti.
Anche quello di Simone è un personaggio nuovo. Ce ne parla signor Giannini?
Adriano Giannini: È complicato e rischioso interpretare un personaggio che è un attore ed è un attore cane! Però poi riscatta questa categoria! Simone è un personaggio che ama e continua ad amare oltre gli ostacoli della coppia.
Pierfrancesco Favino ci parla dell'evoluzione di Marco, il personaggio che lei ha interpretato?
Quanto hanno pesato questi 10 anni?
Pierfrancesco Favino: L'idea che fosse passato tanto tempo rispetto al progetto per me era molto forte all'inizio, prima ancora di iniziare a lavorare al film. Ho pensato che questi dieci anni si sarebbero proiettati su di noi: le persone che hanno voluto bene a L'ultimo bacio, parteciperanno alle vicende di questi uomini che sono cambiati.
Daniela Piazza, il suo è un personaggio in forte crisi. Come ha lavorato a questo ruolo?
Daniela Piazza: Anche il mio personaggio ha un'altra vita. Il lavoro che ho fatto è stato pensare alla vita di questi dieci anni di Veronica e al suo desiderio di avere un figlio. Tra le righe c'era tutto, non c'era un'unica parola che non fosse vera. Mi sono affidata a un gruppo di persone piene di talento e concentrate sul risultato finale del film, sul messaggio che volevamo comunicare. È stata un'esperienza piena di energia!
Claudio Santamaria lei ha dovuto affrontare un personaggio più cupo e diverso da quello precedente. Come si è confrontato con questa involuzione?
Che rapporto ha instaurato coi suoi colleghi?
Claudio Santamaria: È stato bello lavorare di nuovo con questo cast sia per ritrovare i personaggi sia per il gruppo.
E con Gabriele Muccino?
Claudio Santamaria: Anche se Muccino ti sa guidare, con lui ho sempre l'impressione di lavorare a teatro, ho sempre la stessa sensazione perché lui vuole che la scena sia continua malgrado gli stacchi, vuole che il percorso sia chiuso, completo. E questa è una grande attenzione verso gli attori. Poi con lui non ti puoi nascondere, di solito puoi appoggiarti su cose già sperimentate personalmente invece lui ti chiede sempre di aprirti.
Sabrina Impacciatore ci racconta questo ritorno sul set di Muccino?
Sabrina Impacciatore: L'ultimo bacio è stato il mio primo film per il cinema e quando Muccino se n'è andato in America - e sappiamo che la fuga di cervelli e talenti caratterizza l'Italia - mi sono preoccupata, pensavo che non avrei più fatto cinema! Invece lui è tornato e ha acquisito i metodi hollywoodiani, c'è stato un continuo countdown per noi del cast... Ero terrorizzata all'idea di reinterpretare il personaggio di Livia, invece Gabriele dev'essersi riconciliato con l'universo femminile e anche con questo personaggio. Livia è evoluta! Lo è soprattutto grazie alla sua maternità.
A quale tipo di famiglia è legato il suo personaggio?
Com'è stato lavorare a questo cambiamento di Livia?
Sabrina Impacciatore: Devo dire che io ero sorpresa ogni giorno sul set dalle scene che giravamo perché io arrivavo con un'emozione alla quale mi ero preparata, ma era tutto realizzato in maniera molto reale.
Il personaggio di Alberto sembra restare il solito Peter Pan del gruppo. È così Marco Cocci?
Marco Cocci: Io non credo di essere cresciuto tanto. Credo che però il mio personaggio abbia avuto finalmente il coraggio di distanziarsi dalle amicizie, dal gruppo, una dimensione che era molto forte nell'ultima parte de L'ultimo bacio. Anch'io nella vita ho sempre bisogno del mio branco. La fase di maturità di Alberto è legata al suo coraggio. Muccino ha raccontato questa storia come se fosse reale e anch'io ho amici che sono partiti all'improvviso con pochi soldi e ora sono dall'altra parte del mondo... Non è affatto inverosimile!
Gabriele Muccino: È vero: il mondo è pieno di Marco Cocci!
Marco Cocci: Gabriele un giorno mi ha chiesto: "Ma te eri già così?" e io gli ho risposto di sì!!