Muccinismi: i marchi di fabbrica di Gabriele Muccino tornano in A casa tutti bene

In occasione dell'uscita del nuovo film di Gabriele Muccino, in sala da mercoledì scorso, andiamo insieme alla scoperta di alcuni dei principali motivi ricorrenti nella sua filmografia.

Venezia 2016: Gabriele Muccino al photocall de L’estate addosso
Venezia 2016: Gabriele Muccino al photocall de L’estate addosso

È come il pesce ratto di Fantozzi e Filini, Gabriele Muccino. Può piacere o non piacere. Scherzi a parte, uno dei registi italiani in attività più importanti è uno di quelli che divide, e può contare su molti fan quanto su parecchi detrattori. Merito, o colpa, di uno stile deciso, ben definito, riconoscibile. Piaccia o meno, non si può negare che, sin dai suoi primi film, Ecco Fatto e Come te nessuno mai, ma soprattutto da quello che lo ha rivelato al grande pubblico, L'ultimo bacio, Gabriele Muccino abbia portato una ventata di novità nel cinema italiano. Ora che arriva nelle sale con A casa tutti bene, il film del suo "ritorno a casa", possiamo ritrovare tutti i suoi, inconfondibili, marchi di fabbrica.

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A casa tutti bene: Pierfrancesco Favino e Gabriele Muccino sul set del film
A casa tutti bene: Pierfrancesco Favino e Gabriele Muccino sul set del film

La famiglia allargata

È una realtà dei nostri tempi, certo, ma nel cinema di Gabriele Muccino sembra essere la conseguenza del suo pessimismo sull'amore. Le storie che non durano, i tradimenti de L'ultimo bacio e Ricordati di me portano a separazioni e a nuove unioni. Troviamo già famiglie allargate in Baciami ancora. E in A casa tutti bene è l'apoteosi. La famiglia allargata vera e propria è quella di Carlo (Pierfrancesco Favino), separato da Elettra (Valeria Solarino), con cui ha una figlia adolescente, e sposato ora con Ginevra (Carolina Crescentini), con cui ha un'altra bimba. Ma ci sono altre situazioni instabili, probabili separazioni e nuove unioni...

Il film corale

A casa tutti bene: la prima foto del cast
A casa tutti bene: la prima foto del cast

Non è una prerogativa di tutti i film di Muccino, ma dei suoi film simbolo, L'ultimo bacio e Baciami ancora, con cui questo A casa tutti bene, pur non essendo un sequel, forma un'ideale trilogia. L'ultimo bacio si sviluppava intorno alla storia di una coppia, Carlo e Giulia, i personaggi di Stefano Accorsi e Giovanna Mezzogiorno, ma intorno a loro c'era il "coro", il gruppo di amici: Pierfrancesco Favino, Marco Cocci, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti. Un po' le esigenze di copione, un po' la crescita in fama e bravura di molti di questi attori (Favino e Santamaria su tutti) ha fatto sì che il sequel, Baciami ancora, diventasse un vero e proprio film corale. A casa tutti bene lo è ancora di più: la famiglia che si riunisce è un classico dei film con un cast molto ampio, dove tutti hanno lo stesso spazio.

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I colpi di fulmine

A casa tutti bene: Stefano Accorsi ed Elena Cucci in una scena del film
A casa tutti bene: Stefano Accorsi ed Elena Cucci in una scena del film

Nei film di Gabriele Muccino ci si innamora, ci si innamora all'istante, perdutamente. Come se si fosse adolescenti. Anche a trenta, quaranta, o cinquant'anni. L'amore che divampa ma poi finisce è uno dei topoi di Gabriele Muccino. Il re dell'innamoramento è Stefano Accorsi, bravissimo nell'incarnare un certo entusiasmo, un certo candore adolescenziale che può vivere anche in un adulto. L'incontro tra lui e Martina Stella ne L'ultimo bacio è un classico. Ma guardate attentamente l'incontro tra il suo Paolo e Isabella (Elena Cucci) in A casa tutti bene: stesse dinamiche, stessi imbarazzi, stesse ritrosie e stessa esplosione di passione. Con la protagonista, Elena Cucci, che sembra aver letteralmente studiato Martina Stella. Anche in Ricordati di me c'è qualcosa di simile, con l'amore che, a tutte le età, fa fare cose che altrimenti non faremmo mai. E accomuna sia un ragazzo, Paolo (Silvio Muccino) con cotta per la sua compagna di scuola, sia il padre Carlo (Fabrizio Bentivoglio), in pieno ritorno di fiamma per una sua ex, Alessia (Monica Bellucci). Una curiosità: quella famiglia si chiamava Ristuccia, come la famiglia di A casa tutti bene.

Il tradimento

A casa tutti bene: Pierfrancesco Favino in una scena del film
A casa tutti bene: Pierfrancesco Favino in una scena del film

Non drammatizziamo... è solo questione di corna, recitava il titolo italiano di un film di Truffaut (Domicile conjugal). L'avrete capito, il tradimento è una delle chiavi del cinema di Muccino, sintomo della sua sfiducia nell'amore duraturo. Che poi è la conseguenza dei colpi di fulmine, e la causa delle famiglie allargate... il tradimento è il motore della vicenda de L'ultimo bacio, e anche di Ricordati di me. Che sia una coppia giovane, o una coppia matura, è sempre in agguato. Come da copione, anche A casa tutti bene vede tradimenti in serie: improvvisi e fulminanti, duraturi ma tenuti nascosti, inaspettati e confessati, ne abbiamo contati almeno tre. Ma non vorremmo aver perso il conto...

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Le scene madri

Stefano Accorsi e Giovanna Mezzogiorno in una scena del film l'ultimo bacio
Stefano Accorsi e Giovanna Mezzogiorno in una scena del film l'ultimo bacio

Se è tradimento, è chiaro, è anche litigio. Uno dei marchi di fabbrica di Gabriele Muccino è proprio questo. Il suo cinema è famoso per le urla, le liti, portate all'estremo da una recitazione sovraeccitata (alcuni parlano di overacting). Se vi vengono in mente le scenate tra Giovanna Mezzogiorno e Stefano Accorsi (L'ultimo bacio), quelle tra Laura Morante e Fabrizio Bentivoglio (Ricordati di me), quelle tra Pierfrancesco Favino e Daniela Piazza (Baciami ancora), qui ne trovate in abbondanza. Senza svelarvi troppo, tra i protagonisti c'è ancora Favino, con Carolina Crescentini, ma c'è una rivelazione assoluta, Giulia Michelini... bravissima.

A casa tutti bene: Massimo Ghini e Claudia Gerini in una scena del film
A casa tutti bene: Massimo Ghini e Claudia Gerini in una scena del film

La tragedia

Padri e figlie: un primo piano di Gabriele Muccino sul set del film
Padri e figlie: un primo piano di Gabriele Muccino sul set del film

E anche qui tutto torna. Perché quelle pazzie che l'amore ci fa fare ci portano a gesti sconsiderati, disattenzioni. E magari a incidenti. A volte ci possono sembrare coerenti con il racconto, a volte il colpo di un narratore/deus ex machina che vuole risolvere una questione, o creare commozione. Pensiamo all'incidente, che di fatto fa svoltare la storia, di Fabrizio Bentivoglio in Ricordati di me. E al gesto estremo (fuori campo) di Claudio Santamaria nello stesso film. A proposito: il presagio di quel gesto, la sua figura che scompare nell'ombra dei giardini tra il Campidoglio e il Circo Massimo, è una delle scene più belle del cinema di Muccino. Piccola divagazione, visto che stiamo parlando dei suoi film italiani: in Sette anime, il suo secondo film americano, l'incidente e il suicidio sono proprio i motori del film.

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Il finale aperto

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Quando, molti anni fa, abbiamo visto per la prima volta un film di Gabriele Muccino, L'ultimo bacio, ai titoli di coda in sala ci siamo guardati piuttosto spaesati. L'ansia per la storia dei protagonisti era appena svanita in un sottofinale consolatorio, e Muccino che fa? Spiazza con quell'ultima scena, in cui Giovanna Mezzogiorno, facendo footing, sembra ricambiare le avance di un ragazzo. Finale a sorpresa: toglieva quel po' di miele che il sottofinale aveva lasciato, e ci faceva capire un po' del Muccino pensiero sulle relazioni amorose. Stessa cosa per Ricordati di me: se credevamo a una famiglia riunita e pacificata sotto l'albero di Natale, quella telefonata e quello sguardo in macchina di Fabrizio Bentivoglio rimettevano tutto in discussione.

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I movimenti

A casa tutti bene: Stefania Sandrelli, Gianmarco Tognazzi e Giulia Michelini in una scena del film
A casa tutti bene: Stefania Sandrelli, Gianmarco Tognazzi e Giulia Michelini in una scena del film

Da quei primi film di Muccino lo abbiamo capito subito. Rispetto al cinema italiano del tempo c'era un altro ritmo. Segno dei tempi: serviva, e serve, per raccontare i ritmi frenetici dei nostri giorni. Nei film di Muccino tutti sono affannati, tutti vanno sempre di corsa (guardate le prime scene di Ricordati di me). Il tutto è ripreso da una macchina da presa nervosa, mobilissima, spesso a mano. In A casa tutti bene i ritmi un po' rallentano, ma ci sono i piani sequenza, ancora più complicati vista la quantità di personaggi in scena. Recitazione, situazioni e stile avevano, ai tempi di Ricordati di me, fatto parlare di Neo-neorealismo (la definizione è di Roberto Nepoti). Se A casa tutti bene sembra forse un film più lontano dalla realtà, più costruito, resta il fatto che il cinema di Gabriele Muccino trasmette il mood di una generazione in perenne ansia da prestazione, in perenne attacco di panico.

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