Fringe - Stagione 3, episodi 3, 4 e 5

Continua all'insegna dell'alternanza, ma anche della continuity, la terza stagione di Fringe, ormai stabile negli ascolti e sicura dei propri mezzi.

Se basterà o meno alla Fox il solido, ma non troppo esteso, gruppo di spettatori di Fringe è prematuro dirlo, ma ormai la serie può vantare ascolti stabili sui cinque milioni e, soprattutto, la più elevata percentuale di crescita nei DVR, ovvero nel pubblico che segue lo show in differita tramite registrazione. E' più o meno lo stesso dilemma che ha affrontato il network lo scorso anno, felice della qualità dello show, ma impegnato a renderne la visione nel suo timeslot originale un evento da non perdere. Ci ha provato con la campagna promozionale legata agli Osservatori lo scorso autunno e ci aspettiamo qualcosa di simile anche per questa terza stagione, che prosegue il suo cammino conservando un elemento fondamentale che molti, noi compesi, avevano invocato: la continuità.
La trama da monsters of the week è ancora presente, ma da Jacksonville in poi si inserisce in un contesto di base più solido che in precedenza, che rende più interessante la visione della serie. In quest'ottica è funzionale l'alternanza che sta caratterizzando i primi episodi della nuova stagione, perchè la continuità orizzontale della serie è divisa in due linee parallele che fanno capo alle due Olivie che Anna Torv riesce ad interpretare con precisione.
Il lavoro della Torv è fatto di sfumature, costretta com'è ad interpretare due versioni dello stesso personaggio, che a tratti fingono o cercano di essere l'altra: l'originale è ancora intrappolata nella dimensione alternativa ed è convinta di essere la propria controparte; l'Olivia alternativa in missione nel nostro mondo, fingendosi l'agente Dunham nostrana.

The Plateau, il terzo episodio della stagione, è intrigante nel mostrare un uomo vittima di sperimentazioni che ne accrescono le capacità mentali al punto da riuscire a calcolare l'esito di situazioni estremamente complesse; una capacità che l'uomo volge al male, usandola per generare incidenti che portano alla morte di alcuni bersagli. La regia di Brad Anderson è efficace nel costruire queste situazioni, con un montaggio preciso che mostra lo studio fatto dal killer e poi la messa in pratica dell'incidente, ma è importante il lavoro che gli autori hanno fatto sul mondo parallelo, che qui inizia ad emergere sia nei personaggi di contorno (il Charlie Francis alternativo, così diverso dalla sua versione originale che avevamo amato nella prima stagione, ma anche l'agente Lee di Seth Gabel), sia negli elementi mitologici di quel mondo.
E' un lavoro che prosegue e raggiunge maggior spessore nel quinto episodio Amber 31422, che riprende il discorso relativo all'ambra usata per la quarantena delle aree compromesse, ma ci mostra in modo più dettagliato non solo come viene gestita un'emergenza di questo tipo, sia le inevitabili conseguenze che l'applicazione dell'ambra provoca, riconducendo il caso della settimana alla famiglia di un uomo intrappolato della sostanza per quattro anni.

Sono dettagli che danno spessore anche al secondo dei mondi che fanno da background a Fringe e che vengono enfatizzati dalla capacità di recuperare elementi dalle stagioni precedenti per aumentare il senso di continuità: avevamo già visto l'ambra, infatti, ma anche il dispositivo per oltrepassare le pareti che il cattivo di turno usa proprio nell'ultimo episodio andato in onda per mettere in pratica il suo piano.

Lo stesso fa Do Shapeshifters Dream of Electric Sheep?, il quarto episodio, nel riportare in auge la figura dei mutaforma, qui al centro dell'indagine della squadra e delle preoccupazioni di BOlivia (così online è definita la falsa agente Dunham), ma anche dei test di Walter per capirne anatomia e funzioni. Un ulteriore sfumatura viene aggiunta a questa tipologia di personaggi nel mostrarci uno di loro dormiente, chiamato in azione da Thomas Jerome Newton (Sebastian Roché) e riluttante ad abbandonare la vita quotidiana che si è costruito da umano.

Il ruolo delle due Olivie è centrale delle due storyline, perchè gradualmente evolve la complessa situazione che le vede protagoniste: da una parte la Dunham è ormai geneticamente riprogrammata per ricoprire il ruolo dell'Olivia alternativa, in modo da usarne la capacità di passare da un mondo all'altro, ma poco a poco la sua coscienza, visivamente rappresentata da Peter Bishop, sembra riuscire a convincerla che qualcosa non torna. Dall'altra Bolivia cerca di integrarsi, ma la persona a lei più vicina, proprio Peter, sembra aver notato qualcosa, seppur per ora resta convinto che il cambiamento sia dovuto all'esperienza fatta viaggiando nell'altro universo.
Non mancano quindi spunti interessanti e spicca una solidità nell'intreccio di fondo che sembra permettere una stagione più compatta e coinvolgente delle precedenti, nella speranza che questo basti alla Fox per far andare avanti Fringe anche per il prossimo anno.

Movieplayer.it

3.0/5