Fringe - Stagione 2, episodio 5: Dream Logic

Con il quinto episodio della nuova stagione, la serie creata da Abrams, Kurtzman ed Orci si immerge nel mondo dei sogni e va in pausa fino al 5 Novembre.

Non si può dire che gli ascolti di Fringe siano esaltanti in questo inizio della nuova stagione, scendendo dai quasi 10 milioni ottenuti dalla premiere, A New Day in the Old Town, fino agli scarsi 6 dell'ultimo episodio andato in onda, Dream Logic, che ha confermato quanto ottenuto dai due precedenti Fracture e Momentum Deferred, lasciando pensare che possa essere questa la media intorno alla quale vedremo aggirarsi la serie creata da J.J. Abrams, Alex Kurtzman e Roberto Orci per questa nuova, seconda stagione.
E' pur vero, però, che l'andamento di Fringe è stato bizzarro anche nel corso del suo primo anno di vita, ottenendo al suo secondo episodio più ascoltatori della premiere, per poi calare nuovamente e risalire bruscamente dopo la lunga pausa invernale, grazie alla storyline entrata maggiormente nel vivo ed al rapimento di Olivia Dunham, ma anche grazie alla buona campagna promozionale, incentrata sull'Osservatore, messa in piedi dalla Fox.
E' questa l'intenzione del network anche per questa pausa di tre settimane che ci separa dal prossimo episodio della stagione, Earthling, previsto per il prossimo 5 Novembre?

Dream Logic è un altro episodio tipico della serie, incentrato su un classico Monster of the Week, ma abile nel far procedere parallelamente le storie e le emozioni dei personaggi. Un'impostazione che è insieme punto di forza, ma anche punto debole della serie, perchè da una parte permette anche allo spettatore occasionale di seguire lo show senza dover necessariamente guardare ogni singolo episodio, ma dall'altra rischia di non soddisfare completamente nè chi si avvicina alla serie saltuariamente, nè il pubblico più affezionato, che vorrebbe maggiori dettagli sul quadro generale: la storia è lì, si percepisce, si intuisce e si immagina, ma non si riesce a mettere a fuoco, se non in piccoli dettagli secondari.

Anche in questo caso, l'indagine sui brutali omicidi dovuti a delle inquietanti visioni causate dalla fusione tra realtà ed incubo, indotta da una cure sperimentale per l'insonnia tramite l'impianto di un chip nel cervello, si segue con piacere ed è ben costruita dal regista Paul A. Edwards (uno dei fedeli del gruppo di Abrams, con otto episodi di Lost alle spalle ed altri due proprio in Fringe, tra cui il bellissimo E' arrivato) e dallo sceneggiatore Josh Singer (al suo debutto nello show, ma con quattro episodi di Lie to Me, ma soprattutto 26 di West Wing, nel suo curriculum), ma non rappresenta niente di nuovo per lo spettatore occasionale. Buona la prova di Travis Schuldt, il Keith di Scrubs, nei panni dell'agente Kashner, sfortunato incaricato di accompagnare Walter nel suo laboratorio e suo malgrado cavia dello scienziato; nonchè di Ravi Kapoor, il Bug di Crossing Jordan, nel ruolo del dottor Nayak, titolare della clinica che gestisce la terapia sperimentale sul sonno che provoca la violenta reazione nei responsabili dei delitti.

Allo stesso modo, il fan affezionato deve accontentarsi dei brillanti momenti legati a Walter, che sembra iniziare una fase di involuzione dopo i grandi progressi nel suo stato mentale raggiunti poco a poco nel corso del tempo, e della ripresa della storyline relativa al passato di Peter, che nel finale dell'episodio ha un incubo che sembra richiamare il momento del suo rapimento dall'universo parallelo da cui proviene da parte del padre.

Sarà quest'ultimo, sicuramente, uno dei prossimi temi sviluppati dagli autori in questa seconda stagione, parallelamente al bizzarro rapporto tra la Dunham e Sam Weiss, che continua ad affidarle compiti incomprensibili: in questo caso l'agente viene incaricata di chiedere il biglietto da visita a tutte le persone con indosso qualcosa di rosso in cui si imbatte ed anagrammare la serie di lettere che viene fuori prendendo la prima e l'ultima di ogni nome. Sorprendentemente, e con grande emozione della Dunham, perfettamente messa in scena da Anna Torv con la solita delicatezza e leggerezza, la frase che viene fuori è "you're gonna be fine" ("andrà tutto bene"), la rassicurazione ricevuta dal compianto agente Francis alla sua prima operazione armata, il momento che aveva dato il via alla loro amicizia.
E' in questi momenti, nella bravura dei tre protagonisti nel rendere le emozioni dei personaggi principali e le sfumature delle loro reazioni che Fringe continua a distinguersi e farsi apprezzare dai suoi spettatori più affezionati, ma per il futuro della serie, soprattutto ora che la prima stagione è stata superata, gli autori dovranno cercare di dare maggior continuità alle storie ed affidarsi agli episodi autoconclusivi con meno frequenza, riuscendo a far fare il salto definitivo allo show nell'immaginario televisivo contemporaneo.