Fringe - Stagione 1, episodio 12: The No-Brainer

Un episodio inferiore alla media, che però riesce ad approfondire i personaggi di Peter e Walter Bishop e permette, finalmente, ad Astrid di rendersi utile nelle indagini.

Se l'episodio della scorsa settimana, Bound, doveva necessariamente essere importante per lo sviluppo dei personaggi e della trama di base di Fringe, considerando che si veniva da un cliffhanger drammatico, non si può dire altrettanto di The No-Brainer (in italiano Strizzacervelli), che si dimostra un semplice riempitivo, slegato anche dal cosiddetto pattern a cui vengono ricondotti gran parte dei casi presi in esame da Olivia e compagni.
Il tutto prende il via dalla tragica morte di un ragazzo nella sua stanza: è sera a Springfield nel Massacchussetes ed il giovane Greg Wiles è impegnato ad ascoltare musica e chiacchierare online con l'amico Luke quando uno strano messaggio appare sullo schermo del computer. Il ragazzo si incuriosisce e, come si sa, la curiosità può essere letale. Infatti una sequenza di immagini bizzarre inizia a scorrere sul monitor, ipnotizzandolo ed infine letteralmente liquefacendo il suo cervello, causandone la morte.
La segnalazione dell'incidente, ed a seguire il corpo da esaminare, arriva ai due Bishop mentre discutono della teoria evoluzionistica di Darwin, non molto amata da Walter che la giudica errata, ed è la prima volta che vediamo Peter palesemente disturbato nel corso degli esami sul cadavere: il cervello liquefatto è sicuramente un fenomeno che lo tocca nel profondo. E mentre i due scienziati cercano di risalire alle cause della morte, Olivia prosegue le indagini sul campo, interrogando la famiglia della vittima e l'amico con cui il ragazzo stava chattando, Luke Dempsey. Si tratta purtroppo di una pista che non conduce a nulla, ma nel frattempo si verifica un secondo omicidio, con le stesse modalità, questa volta a Chicago.

Le indagini combinate della Dunham e dei due Bishop sui due delitti rivelano che è stato un sapiente misto di immagini e suoni a causare la morte del giovane e contemporaneamente la fusione dell'hard disk del computer: si tratta di una sorta di virus informatico in grado di attaccare anche l'uomo. Ed è proprio l'ambito informatico a permettere agli autori di dare più spazio ad Astrid, che si dimostra più efficace di Walter nelle indagini su questo fenomeno grazie alle sue conoscenze riguardo il mondo dei computer. La ragazza però non è in grado di recuperare da sola i dati presenti sui dischi rigidi, così anche questa volta Peter si rivolge ad una delle sue conoscenze che, pur non essendo in grado di risalire a chi ha inviato il virus ai due destinatari, riesce a scoprire che lo stesso file letale è in corso di ricezione proprio in quel momento presso un altro indirizzo: quello della casa di Olivia.

A ricevere il file, purtroppo, è la piccola Ella impegnata a giocare col portatile della zia, ma l'allarme lanciato da Peter permette al gruppo di arrivare giusto in tempo per salvare la bambina.

Inoltre, un'attenta analisi delle vittime e soprattutto delle persone che le circondavano, fa sì che si riesca a trovare un legame tra loro e quindi ipotizzare un movente: la seconda vittima, tale Mark Rosenthal, aveva sposato da un anno una certa Miriam Dempsey, madre di Luke. Può essere il ragazzo responsabile degli omicidi? Non proprio, in realtà lui e Greg erano amici perchè i loro genitori lavoravano insieme ed è proprio il padre di Luke il vero collegamento tra le vittime, per entrambe le quali nutriva risentimento: odiava Miriam per averlo lasciato per il nuovo marito Mark e detestava il padre di Greg per averlo licenziato, secondo lui ingiustamente. Con questi moventi e con l'abilità in campo informatico che lo contraddistingue non può che essere lui l'assassino, che scoperto da Olivia e la sua squadra non può far altro che togliersi la vita usando la sua stessa arma.

Un singolo killer, quindi, e non un'ampia cospirazione alla base di questo caso deludente, che però ci offre un approfondimento del complesso rapporto tra Peter e Walter.

Il giovane viene infatti contattato da una certa Jessica Warren (interpretata da Mary Beth Peil, che con Jackson ha già lavorato in passato in Dawson's Creek), madre dell'assistente di laboratorio morta nell'incendio che ha preceduto la sua chiusura nell'ospedale psichiatrico che l'ha ospitato per diciassette anni e tre mesi. Peter si dimostra inizialmente dubbioso della possibilità di permettere alla donna di incontrare il padre, ma Olivia, informata da Astrid, riesce a convincere il ragazzo delle capacità di Walter, che il figlio continua a sottovalutare. Walter, infatti, si dimostra del tutto in grado di gestire la situazione per il meglio, dando alla Warren quello di cui ha bisogno: sapere di più degli ultimi momento della figlia Carla e non, come si poteva pensare e come forse sarebbe stato banale, cercare vendetta.
Sono John Noble e Joshua Jackson a salvare un episodio altrimenti ordinario ed inutile, con la loro abilità di rendere credibile il rapporto tra i due personaggi e le loro reazioni verso gli altri. Lo sguardo di Noble nella sua conversazione con la Warren e, nel finale, la confessione di un Peter alticcio ad Olivia riguardo la sua difficoltà di gestire il rapporto con un padre che non ha mai avuto, donano profondità a The No-Brainer e danno la sensazione che il mondo di Fringe, anche negli episodi di transizione, vada avanti per la sua strada.
Le altre curiosità della settimana riguardano gli altri due personaggi introdotti la settimana scorsa: la sorella di Olivia, Rachal, e sua figlia Ella. La piccola è già stata coinvolta a tempo di record in cui caso della zia, mentre abbiamo visto Rachel particolarmente interessata a Peter quando nel finale si presenta a casa Dunham per le sue spiegazioni. Che sia questo il suo ruolo nella serie, cioè di potenziale storia sentimentale con il giovane scienziato?

Movieplayer.it

2.0/5