Frida. Viva la vida, la recensione: l’arte partorita dal dolore

La recensione di Frida - Viva la vida: tra sofferenza, malinconia e vitalità, il docu film di Gianni Troilo celebra l'icona di una grande donna salvata dall'arte.

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Frida. Viva La Vida: una foto di Frida Kahlo

Tre aborti, una gamba amputata, la perdita come fedele compagno di vita. E poi due incidenti: uno fisico contro un tram che le ha perforato il bacino, l'altro emotivo, quando si è imbattuta in Diego Rivera. Il suo grande amore e la sua eterna condanna. In questa recensione di Frida - Viva la vida prendiamo atto di quanto la straordinaria vita di Frida Kahlo sembri un racconto nato per la letteratura, una storia destinata ad alimentare il mito di un'icona fragile e granitica come poche.

E così, raccontando la tappe fondamentali della sua esistenza sospesa tra gloria e sofferenza, l'appassionato docu-film di Gianni Troilo ci ricorda ancora una volta il vuoto perenne aperto nel petto di Frida. Una voragine fisica e spirituale da colmare in qualche modo. Un abisso privato in cui non arrendersi allo strazio, facendo dell'arte la via maestra per lenire ogni ferita, per sublimare qualsiasi dolore. Elementi molto noti a chi ama Frida Kahlo, artista sulla quale si è detto, visto e scritto di tutto. Ed è lecito chiedersi cosa ci sia ancora da raccontare su di lei. Frida - Viva la vida, presentato nella sezione Festa Mobile di Torino 2019 e in sala soltanto dal 25 al 27 novembre, risponde ponendosi esattamente a metà strada tra la donna e l'artista, tra la persona e l'icona, il noto e la novità.

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Frida. Viva La Vida: una scena del film

Perfetto riassunto per i neofiti e prodigo di qualche chicca nascosta per i suoi fan, il docu- film di Troilo è un tributo che spazia nell'animo inquieto di una donna che ebbe il coraggio e la sfrontatezza di mettere a nudo le sue ferite, facendo dei suoi dipinti un dirompente specchio in cui deformare la sua immagine e raccontare interi immaginari.

Kahlo dietro Frida, Frida dentro Kahlo

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Frida. Viva La Vida: una sequenza del film

Fare della propria vita un'opera d'arte. Trasformare se stessa in un'icona. A dirla così sembrerebbe un atto di puro narcisismo, ma basta guardare i primi minuti di Frida. Viva La Vida per capire quanto la pittura sia stata l'unica ancora di salvezza per una donna a cui la vita ha subito spezzato qualsiasi forma di spensieratezza. Per Frida l'arte era ossigeno, ristoro, riflessione, consapevolezza. Troilo parte subito dal dolore per mettere lo spettatore nella giusta prospettiva. Perché la ricchezza delle sue tele trovavano forza e ispirazioni soprattutto dal tormento e dalla pena. Proiettare se stessa nei dipinti era un atto liberatorio in cui l'Io era un terreno da sondare, non un (s)oggetto da idolatrare. Senza mai abbandonare un registro celebrativo, Frida - Viva la vida si sofferma sul territorio messicano intervistando discendenti e studiosi di Frida, scova dettagli minuscoli eppure assai significativi (come lo specchio messo sopra il suo letto durante la sua lunga degenza) e soprattutto scoperchia una serie di fotografia e scritti rimasti chiusi per oltre cinquant'anni all'interno della mitica Casa Azul, il nido di amore (e odio) di Kahlo e Rivera.

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Frida. Viva La Vida: Asia Argento in una scena del film

Dal punto di vista puramente documentaristico Frida - Viva la vida è ben orchestrato. Alterna analisi critiche delle singole opere ad aneddoti di vita emblematici, scova immagini di repertorio suggestive (a tratti commoventi) senza mai dimenticare di dare il giusto spazio alla donna e all'artista, a Frida e a Kahlo. I problemi iniziano quando Troilo si complica la vita inserendo ben due voci narranti (con effetti ridondanti) e degli inserti in cui Asia Argento legge frasi troppo forzate con un pathos per niente spontaneo e sincero. Non ce ne sarebbe stato alcun bisogno. La vita di Frida il pathos ce l'ha nelle vene.

La terra, l'amore, il corpo

"Viva la vida" è stata l'ultima frase scritta da Frida poco prima di morire. Il nome del suo ultimo dipinto. Un monito, un lascito, un ultimo ricordo impresso su una fetta rossa di anguria. Ennesima dimostrazione di quanto l'arte di Kahlo abbia una forza che il suo corpo martoriato non ha avuto mai. Proprio come se fossero tre stanze diverse della stessa mostra immaginaria, Troilio divide in film in tre aree tematiche complementari. In un'osmosi perenne tra vita e arte, Frida - Viva la vida ispeziona i temi dell'amore, della terra e del corpo, tenuti insieme dalla costante del dolore. Perché nella vita di Frida ogni bellezza pagava dazio allo strazio, ogni poesia era sporca di cruda realtà.

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Un dettaglio del dipinto Viva la Vida (1954)

Pur non approfondendo mai davvero qualcosa, il docu-film sorvola con la giusta passione i momenti focali di una grande icona, interpella le persone giuste e riesce ad omaggiare una delle artiste più viscerali, tormentate e visionarie del Novecento. Al netto di qualche artificio di troppo, questo Frida - Viva la vida conferma una volta per tutte che basta la realtà per raccontare la malinconica esistenza di Kahlo. Come se la vita di Frida non avesse bisogno dell'artificio del cinema per dimostrare a tutti quanto fosse straordinaria. Nella gioia e nel dolore. Nella salute e nella malattia. Proprio come il matrimonio con il suo Diego Rivera: pieno di promesse infrante, tradimenti e amore sconfinato.

Conclusioni

La vitalità nonostante tutto il dolore, le speranze e le delusioni, la vita e la morte sempre a braccetto. In questa recensione di Frida - Viva la vida ci siamo resi conto di quanto la straordinaria esistenza dell'icona messicana sembri davvero un racconto nato per la letteratura o per il cinema. Rispettoso e celebrativo, questo docu-film riesce ad omaggiare sia la donna che l'artista nonostante qualche artificio di troppo nella costruzione del racconto.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.5/5

Perché ci piace

  • La vita e l'arte di Frida sono talmente cariche di vita e di dolore da colpire sempre e comunque.
  • La scelta delle immagini di repertorio e degli intervistati è ben ponderata.
  • Le spiegazioni delle opere sono semplici ma non superficiali.

Cosa non va

  • Gli inserti con Asia Argento risultano forzati e fuori contesto.
  • La scelta di due voci narranti ha un effetto troppo ridondante.