Fortuna, la recensione: La principessa in fuga dal nostro mondo

La recensione di Fortuna: Nicolangelo Gelormini rilegge un terribile fatto di cronaca attraverso un thriller dell'anima ipnotico e onirico, nel segno di David Lynch e Paolo Sorrentino, che sono stati i suoi maestri; è un esordio strepitoso.

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Fortuna: Cristina Magnotti e Valeria Golino in una scena

David Lynch e Paolo Sorrentino. La recensione di Fortuna, il film di Nicolangelo Gelormini, in uscita in sala il 27 maggio, inizia nel segno di questi due grandi artisti. Gelormini, infatti, ha iniziato la sua carriera nel cinema come aiuto regista di Paolo Sorrentino, e ha collaborato con David Lynch al video musicale All The Things, canzone scritta da David Lynch e interpretata dalla sua musa Chrysta Bell. Con un biglietto da visita di questo tipo, è chiaro che, alla Festa del Cinema di Roma lo scorso ottobre, ci siamo avvicinati alla visione di Fortuna con aspettative altissime. Aspettative che sono state completamente rispettate: Fortuna è un grande film, forse uno dei migliori film italiani che vedrete quest'anno. Immaginifico, straniante, spesso disturbante, Fortuna tiene incollati allo schermo per tutta la durata della visione. E, dopo aver colpito i nostri occhi e smontato e rimontato la nostra mente per due ore, ci colpisce anche allo stomaco, lasciandoci addolorati, una volta che, venuti a capo della storia, abbiamo capito di che cosa si tratta. Fortuna è davvero un esordio strepitoso.

La principessa Fortuna, il pianeta Tabbis e i giganti

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Fortuna: Valeria Golino, Cristina Magnotti e Pina Turco in una scena

Un primo piano su un megafono. Un muro scrostato. Una giostra che gira e si ferma bruscamente, e una bambina che rovinosamente cade giù. L'inizio di Fortuna è di quelli che non si scordano, di quelli che lasciano il segno. La bambina che abbiamo visto è Nancy (Cristina Magnotti), o almeno gli altri la chiamano così. Lei in questo nome non si riconosce. Dice di chiamarsi Fortuna, e di essere una principessa venuta dallo spazio, dal pianeta Tabbis, ed è lì che intende tornare, anche per fuggire dai suoi nemici, i terribili Giganti che vogliono catturarla. Nicola e Anna, i suoi compagni di gioco, sono gli unici che sanno questa cosa, e che la chiamano Fortuna. La madre (Valeria Golino) la porta da una psicologa (Pina Turco) per capire cosa c'è che non va nel suo comportamento.

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Quel sorriso smagliante

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Fortuna: Valeria Golino, Cristina Magnotti in una scena

Sì, Fortuna in quel mondo non ci si trova. Eppure, per quello che può essere una periferia, sembra un mondo idilliaco. O forse non ci si trova proprio per questo. Fortuna, anzi Nancy, si sveglia in una casa luminosa, ammantata di una luce abbagliante, così come è smagliante il sorriso della mamma che le prepara la colazione. Anche il papà (Libero De Rienzo) che spesso è fuori, è un papà amorevole. Fortuna è affezionatissima a quella bambola che le ha regalato (fate attenzione ai suoi vestiti...) e ci gioca spesso. Quando è a casa guarda dei cartoni animati sugli animali, animali che spuntano anche attraverso delle carte, quelle che si usano per i test psicologici. A proposito, osservate la psicologa che ha in cura Fortuna (e ancora una volta fate attenzione agli abiti): anche qui c'è qualcosa che non torna.

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Fortuna: una scena del film

Un Mulholland Drive nelle nostre periferie

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Fortuna: Valeria Golino e Cristina Magnotti in una scena

Da questo racconto avrete capito che quella di Fortuna è un'atmosfera molto particolare. Quella di un sogno ad occhi aperti, di una fuga psicogena, o di uno scollamento tra la fantasia e la realtà. Il nome di David Lynch non è stato affatto pronunciato invano. Perché siamo in qualche modo dalle parti di Mulholland Drive, in un gioco che ha a che fare con il doppio, in due mondi di cui uno è lo specchio, cioè l'immagine capovolta, dell'altro (fate attenzione alla locandina del film, che ha l'immagine ribaltata tipica di certe carte da gioco). Fortuna è proprio questo, un Mulholland Drive lungo le strade perdute delle nostre periferie, il viaggio nella mente di una bambina.

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Estetico come Paolo Sorrentino

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Fortuna: Cristina Magnotti durante una scena

Nicolangelo Gelormini ci racconta questa storia con un senso di tensione continuo e palpabile. Usa una musica da horror, con dei synth alla Goblin, per creare ulteriore disagio e straniamento in una messinscena fatta da una fotografia luminosa al limite dell'inquietante, e dei colori accesi che sanno di plastica a buon prezzo, come certi giocattoli, come i vestiti delle Barbie o i costumi di Carnevale dei bambini. Da Paolo Sorrentino Gelormini ha preso il gusto per l'inquadratura, per l'arredo, la sua composizione: ma non cerca mai una grande bellezza fine a se stessa, ma una forma visiva che sia perfettamente funzionale a quello che vuole raccontare. E allora l'inquadratura perfetta può rasentare anche lo squallore, il degrado, se serve ad avvolgerci e a trascinarci nella storia.

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Fortuna: Denise Aisler e Cristina Magnotti in una scena

Perturbante come David Lynch

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Fortuna: Pina Turco in una scena

Da David Lynch Nicolangelo Gelormini ha invece preso quella capacità di trasmettere il disagio con pochi tocchi, un suono o un movimento di macchina, di creare straniamento. Qualche tempo fa, dal Nightmare Festival di Ravenna, vi abbiamo raccontato di una lezione di Andrea Chimento sul perturbante in David Lynch. Quell'"Unheimlich", secondo Sigmund Freud, è la negazione di ciò che è familiare, la non familiarità in un contesto familiare. I fatti più inquietanti sono quelli che avvengono in contesti che conosciamo bene, quando qualcosa di pericoloso entra in un contesto rassicurante. La paura e il dolore nascono proprio da qui.

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Come Sicilian Ghost Story

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Fortuna: Pina Turco e Cristina Magnotti in una scena

Ed è proprio questo quello che accade in Fortuna. Una tragedia che ha luogo proprio dove dovremmo essere più protetti. Il nostro consiglio è di andarvi a vedere il film senza sapere troppo della storia da cui è tratto, un fatto di cronaca terribile e doloroso. Alla fine del film una scritta vi dirà tutto. Se conoscete il fatto, assisterete comunque a un film spiazzante, ipnotico e avvincente. Nicolangelo Gelormini, in qualche modo, ha fatto un'operazione simile a quella di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con Sicilian Ghost Story: anche un aberrante, e molto noto, fatto di cronaca era stato riletto e sublimato in una storia di fantasia e realismo magico. Qui una storia vera diventa un thriller dell'anima ipnotico e onirico. La storia di Fortuna non poteva essere raccontata così com'è. Andava riletta grazie all'immaginazione, al tentativo di provare a entrare negli occhi e nella testa di chi questa storia l'ha vissuta, di portare lo spettatore a provare le sue emozioni e i suoi sentimenti. Questa scelta, come scrive Gelormini nelle note di regia, ha consentito di ridare vita a questa piccola condottiera. Ha vendicato Fortuna, rendendola un personaggio eterno che affronta ogni giorno il suo mostro senza morire mai.

Conclusioni

Nella recensione di Fortuna vi abbiamo parlato di un grande film, immaginifico, straniante, disturbante. Fortuna tiene incollati allo schermo per tutta la durata della visione. E, dopo aver colpito i nostri occhi e la nostra mente, ci colpisce anche allo stomaco, lasciandoci addolorati. Fortuna è un esordio strepitoso.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • L'idea di prendere un fatto di cronaca e farne un thriller dell'anima ipnotico e onirico.
  • Il senso dell'inquadratura di Sorrentino e del perturbante di Lynch.
  • Il senso di tensione e mistero che tiene incollati allo schermo.

Cosa non va

  • L'idea che un fatto di cronaca sia riletto in modo fantasioso potrebbe non essere apprezzato da qualcuno.