Valeria Golino: esordio alla regia tra pasta, amore e simpatia

Con 'Armandino e il Madre' l'attrice campana esplora la tematica dell'amore nel delicato terreno della multiculturalità con grande garbo, c'inoltra tra i corridoi dell'Arte al museo Madre di Napoli e veicola i principi di Pasta Garofalo.

Presentata l'opera prima dell'attrice napoletana Valeria Golino nella preziosa cornice dell'Ara Pacis di Roma: un debutto alla regia inaspettato e "indotto" dall'antico Pastificio Garofalo di Gragnano che, dopo Edo Tagliavini e Pappi Corsicato, ha scelto la star del grande schermo per portare avanti il suo progetto di product placement, che unisce la pasta e il cinema. Si tratta di un tentativo ammirabile di riportare nel segno della tradizione lo spot pubblicitario in televisione e nelle sale - il film andrà in onda su La 7 a partire dal 30 maggio intorno alle 23:00 con più repliche e successivamente sarà proiettato in 10 sale italiane a rotazione fino a ottobre: una campagna che non si limita a pubblicizzare un prodotto, già noto in tutto il mondo, ma che affida la sua produzione a un'artista e alla realizzazione di un cortometraggio che apparentemente sembra legarsi solo nominalmente al marchio. Come in un'operazione di recupero, che punta anche sul futuro e non tralascia il web - _l'anteprima della versione integrale sarà online dal 27 maggio sul sito _ www.pastagarofalo.it - la ricetta cinematografica dell'azienda Garofalo propone lo spartito di un Carosello che consegna al pubblico dei valori e non solo immagini meramente commerciali: se da un lato riesce così a sostenere la qualità del made in Italy e il cinema nostrano, dall'altro l'operazione "Garofalo firma il cinema" traccia un percorso innovativo nel mondo della comunicazione.

In linea con i due precedenti lavori, L'alchimia del gusto con protagonista Alessandro Preziosi e Questione di gusti con Ennio Fantastichini, anche Valeria Golino rende omaggio alla napoletanità in maniera autentica ambientando il suo film Armandino e il Madre nel museo del Palazzo di Donna Regina, una struttura che lega il passato che aleggia tra i vicoli del cuore della città, tra i panni e le bandiere azzurre stese al sole, e la contemporaneità delle installazioni e delle esposizioni di artisti internazionali d'eccellenza. Il Madre fa da sfondo a un intreccio d'amore tra due giovani protagonisti, la restauratrice francese Sara e "lo zingaro" sciupafemmine Roberto. A fare da Cupido il piccolo Armandino, fratello di Roberto, un simpatico e irresistibile scugnizzo di origini Rom, una trottola che dà filo da torcere alla guardia giurata del museo, Rosa. La storia dei quattro personaggi permette alla Golino non solo di esplorare la tematica dell'amore e di sondarla nel delicato terreno della multiculturalità con grande garbo, ma le dà anche la possibilità d'inoltrare lo sguardo dello spettatore tra i corridoi dell'Arte, polimorfa, misteriosa e affascinante.

Nel cast la bella Esther Garrel, figlia del regista Philippe Garrel, che interpreta la sfuggente Sara, il giovane e promettente attore napoletano Gianluca Di Gennaro, nei panni di Roberto, per la prima volta sullo schermo il piccolo Denis Nikolic, che presta i suoi occhioni vispi ad Armandino, il moderno Puck in miniatura che proverà a risolvere le schermaglie amorose tra i due, e Iaia Forte, che aveva già partecipato al corto d'autore realizzato da Corsicato e che qui si cala nelle vesti della robusta custode del museo. Abbiamo incontrato al Museo dell'Ara Pacis l'attrice e neoregista, che ci ha confessato che non esclude dai progetti futuri altre esperienze dietro la macchina da presa, insieme al compagno Riccardo Scamarcio, che l'ha sostenuta non solo facendo da seconda unità alla regia ma anche come produttore esecutivo di Buena Onda, la casa produttrice fondata dai due attori con Viola Prestieri nel 2009, e al Responsabile Commerciale di Pasta Garofalo, Emidio Mansi: insieme alla moderatrice dell'evento Piera Detassis, direttrice del mensile Ciak, ci hanno raccontato com'è nato il progetto ideato da Pesce Rosso Comunicazione, quali sono i principi che il cortometraggio veicola tra i piani visivi e simbolici, tra concreto e astratto, e che tipo di progetti li impegnerà in futuro.

Signor Mansi da dove nasce l'idea del progetto "Garofalo firma il cinema"? Emidio Mansi: La nostra idea è che un prodotto non sia solo fatto di materia, ma che possa rappresentare tutti i consumatori anche attraverso dei principi. Quando abbiamo pensato a questo progetto all'inizio, abbiamo sperato che le persone avrebbero potuto apprezzare qualcosa che li rappresentasse e che fosse il senso del nostro pastificio.

E qual è il senso della Pasta Garofalo? Emidio Mansi: Quando abbiamo iniziato con Pesce Rosso quattro anni fa pensavamo già a un passo successivo: non volevamo finanziare asetticamente un personaggio del cinema ma qualcuno che rappresentasse la nostra azienda e che rappresentare Napoli da diversi punti di vista, sia perché siamo campani sia perché Napoli rappresenta una contraddizione di cui luoghi come il Madre sono un ritratto.

Come avete scelto gli autori dei cortometraggi? Emidio Mansi: Volevamo trovare degli artisti che nel loro lavoro potessero identificarsi con una serie di principi che noi condividiamo. Valeria Golino è stata la prima a cui abbiamo pensato quattro anni fa, poi abbiamo lasciato spazio alla sua creatività.

Valeria Golino questo film segna il suo debutto al cinema. Come ha vissuto quest'esperienza?
Valeria Golino: Non me ne sono accorta, ci siamo incontrati tre anni fa e mi hanno indotto questo desiderio. Prima di allora non avevo mai pensato di fare un film né un corto, poi i miei produttori mi hanno spinto a scrivere. Mentre giravamo è cambiato tutto e ho realizzato che lo stavo dirigendo, ma è successo in maniera molto naturale. Il mio committente mi ha dato piena libertà e ha posto pochi paletti: non potevo fare un nuovo Gomorra, anche se avessi potuto e semmai avessi saputo farlo, il film non doveva durare più di 15 minuti e doveva essere ambientato a Napoli.

Com'è nata la storia?
Valeria Golino: Valia Santella, che è la mia cosceneggiatrice, e io siamo entrambe napoletane e abbiamo pensato ai nostri ricordi di Napoli, alle nostre connessioni con la città e sono nati due progetti uno dei quali era Armandino.

Armandino e il Madre è un film sull'immagine, sui volti, sull'architettura. Come ha scelto gli elementi che voleva raffigurare?
Valeria Golino: Sì, è tutto questo, ma è anche un film con l'Arte, non solo sull'Arte! Volevo che le opere meravigliose del Madre fossero nel film, ma che ci entrassero da fuori, che ne facessero parte quasi senza volerlo. La mia idea era che nel film ci fosse l'arte, ma che questo succedesse suo malgrado.

Nel cortometraggio vediamo due Napoli, una che è quella di Armandino, quella dei vicoli, e l'altra più astratta del museo. Ci parla di questa dualità?
Valeria Golino: Napoli è sempre in qualche modo astratta e concreta e credo che sia quasi impossibile sfuggire alla sua dicotomia perché, come questo film, Napoli è mille cose ma anche niente ed è bella anche per questo.

Dalle immagini emerge che oltre alla storia c'è una ricerca visiva...
Valeria Golino: Ogni elemento è un piccolo simbolo che ognuno potrà vedere. Nella seconda parte del film, che è più astratta, ci sono dei simboli, ma sono consegnati allo sguardo dello spettatore.

I protagonisti parlano lingue diverse e questo porta il film anche sul piano della multiculturalità. Qual è il significato che volevi dare a quest'aspetto?
Valeria Golino: È un po' come in Lost in Translation: non sempre i personaggi si capiscono tra loro e Armandino fa da tramite, manipolando a volte anche i suoi messaggi.

Come ha scelto gli attori?
Valeria Golino: Denis era a Scampia e l'ho trovato subito tra mille bambini. Esther Garrel è la sorella di un mio caro amico e rispondeva ai miei requisiti: volevo una bellezza antica e pensavo a una protagonista che fosse francese. Gianluca Di Gennaro l'ho scelto tramite un classico casting, cercavo molta fisicità per il suo personaggio, una mascolinità da archetipo del sud. Iaia Forte c'era prima ancora di pensare ad Armandino e il Madre, volevamo una guardia giurata che fosse una donna bella, luminosa e forte abbiamo subito pensato a lei.

Che ruolo ha avuto la casa di produzione nella realizzazione del film?
Riccardo Scamarcio: Con Buena Onda volevamo creare un piccolo contenitore di idee e quando sono arrivati loro a proporci il progetto avevamo costituito la società da pochi mesi. È stata un'esperienza molto divertente, ho sostenuto Valeria e ho fatto anche la seconda unità. Ho capito che quello del produttore è un lavoro molto interessante ma anche difficile. Ma - sorride ai giornalisti - non vi preoccupate: continuerò a fare anche l'attore!

Signora Golino che progetti ha per il futuro? La vedremo di nuovo nel ruolo della regista?
Valeria Golino: Mi piacerebbe, ma vedremo. Dopo questi mesi non riesco a pensare ad Armandino e il Madre come a un film ma come a qualcosa di solido, come a un giocattolo e spero che verrà visto anche dagli altri con quella giocosità e quella leggerezza che ci vedo io.

Esther Garrel com'è stata per lei quest'esperienza?
Esther Garrel: È stato divertente... fino a stamattina ero a scuola ed era molto meno divertente!!

Iaia Forte come ha vissuto questo piccolo esperimento cinematografico?
Iaia Forte: Questo cortometraggio mi è piaciuto molto perché è cinema. Somiglia moltissimo a Valeria perché come lei è azzurro, appassionato e cosmopolita.