80 anni sono tanti. Un periodo di tempo lungo, se consideriamo che andando indietro a ottant'anni fa arriviamo al 1940, quando la Seconda Guerra Mondiale era ancora alle prime battute, e quando il cinema come forma d'arte era ancora giovane e in divenire. Eppure in quell'anno debuttava nelle sale americane un titolo come Fantasia, che a guardarlo oggi sembra essere appena prodotto per come è moderno e rivoluzionario in termini di approccio, concezione e realizzazione.
Un piccolo passo per un topo...
E pensare che tale miracolo nasce da una piccola esigenza, dalla voglia e necessità di ridare slancio all'icona di casa, quel Topolino che rappresentava l'immagine degli studi Disney già all'epoca. Infatti il segmento di Fantasia che lo vede protagonista, L'apprendista stregone, doveva essere il nuovo corto dedicato al personaggio, ma risultò talmente costoso da non poter rifare le spese di produzione senza essere inserito in un contesto più ampio e potenzialmente remunerativo, un nuovo progetto da portare nelle sale dopo i successi di Biancaneve e i sette nani e Pinocchio.
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... un grande passo per il cinema
Fantasia diventa quindi il terzo di quelli che oggi definiamo Classici Disney, ma non si limita a mettere in piedi un mero contenitore per la nuova impresa dell'eroe di casa, fa piuttosto di necessità virtù mettendo ancora una volta alla prova i limiti dell'arte dell'animazione che rappresentava l'attività primaria delle Walt Disney Productions dell'epoca, sfidando consuetudini, tecniche, tecnologie, pubblico e critica: oltre mille artisti e tecnici; più di 500 personaggi animati; un'orchestra al lavoro per oltre 40 giorni sotto la guida di Leopold Stokowski per registrare i sette brani usati nelle diverse sequenze animate.
Si scrive Fantasia, si legge Walt Disney
Fantasia è un film che incarna tutto lo spirito, il coraggio e la spinta innovativa dell'uomo che l'ha prodotto. Lo fa dal punto di vista tecnologico, superando ancora una volta i limiti imposti dal momento storico, come fatto sin dalle origini degli studi con il colore e il suono, mettendo in piedi un sistema sonoro denominato Fantasound, innovativo e realizzato in collaborazione con RCA per arrivare a una registrazione mulitraccia con riduzione del rumore che anticipa processi in uso ancora oggi.
Lo fa soprattutto dal punto di vista artistico, costruendo uno spettacolo unico in cui immagini e musica diventano un tutto fluido e insperabile, le une evocazioni dell'altra. E viceversa. Se in alcuni degli episodi, infatti, quanto vediamo è una semplice rappresentazione animata di ciò che ascoltiamo (pensiamo alla prima sequenza che accompagna Toccata e fuga in Re minore di Johann Sebastian Bach o il segmento astratto che segue il ritorno in scena dell'orchestra dopo l'intervallo), in altre la musica dà spessore, corpo e anima a quanto viene raccontato.
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Coraggio... o incoscienza?
Fantasia rappresenta un ulteriore passo in avanti per il mezzo espressivo animato su cui Walt Disney stava investendo tanto in termini di sforzo produttivo e creatività, con passione, coraggio e un pizzico di incoscienza: se è vero infatti che il risultato è riconosciuto da tutti a livello mondiale ancora oggi, non fu altrettanto soddisfacente nel 1940 al momento dell'uscita. La critica non capì il capolavoro che si trovò a giudicare, il pubblico non perdonò la svolta matura della Disney, la guerra impedì la distribuzione in Europa per diversi anni.
Quel coraggio si venò ancora una volta del colore pericoloso dell'incoscienza, ma Walt Disney è un produttore vissuto sempre in perfetto equilibrio tra questi due lati della stessa folle passione, con una spinta verso la rivoluzione che nel mondo di oggi forse latita o difficilmente riesce a raggiungere le grandi platee. Sono passati 80 anni dal debutto di Fantasia e, paradossalmente, un'opera del genere sembra oggi meno possibile di allora.