"Arriviamo, Ethan Hunt". È una delle prime frasi che ascoltiamo in Fall, l'adrenalinico survival movie di Scott Man, dal 27 ottobre al cinema distribuito da BIM . Il riferimento è al protagonista della saga Mission: Impossibile, una serie di film che più di altri fino ad ora ci aveva fatto vivere il senso di vertigine. Ora arriva Fall, un film che è vertigine e adrenalina allo stato puro, come non le avete mai vissute al cinema, un viaggio di quasi due ore che vi lascerà sospesi a 700 metri d'altezza e con il vuoto sotto di voi. È il film perfetto per provare sensazioni forti, per mettere alla prova il vostro coraggio. Voi una cosa simile la fareste? Fareste qualcos'altro di estremo? Se la risposta è sì, mettetevi alla prova con questo film. Se è no, provare queste sensazioni al cinema può essere altrettanto emozionante. Sì, abbiamo detto al cinema: trovate la sala con lo schermo più grande possibile, in modo da farvi inghiottire dalla vertigine. E siate pronti a un salto nel vuoto.
Vi farà aggrappare, con tutte le forze, alla vostra poltrona
Preparate l'imbragatura, i moschettoni, i cavi da 15 metri, lo zaino, la borraccia con l'acqua. E lo smartphone, per condividere la storia. Dai produttori del thriller 47 metri, diretto dal regista Scott Mann (Heist, Final Score), Fall racconta la storia di due amiche che si lanciano nell'impresa impossibile di scalare un'altissima torre di trasmissione. Il film vi trasmetterà un senso di vertigine e di adrenalina nella sua forma più pura. Per The Guardian "è un incubo assurdamente potente, che offre suspense in sala" e per Variety è " vi farà aggrappare, con tutte le forze, alla vostra poltrona".
A 700 metri, senza poter scendere, e attorno solo il deserto
Durante un'arrampicata sulle Montagne Rocciose, Becky (Grace Caroline Currey) perde il proprio fidanzato per un'incidente. Dopo vari mesi, spinta dall'amica Hunter (Virginia Gardner) a tornare alla vita e all'azione, si lascia trascinare nell'impresa di scalare una torre di trasmissione alta più di 600 metri, in cui pensa di spargere le sue ceneri dalla vetta. Arrivano facilmente in cima, ma lì accade qualcosa. Le due ragazze si ritrovano bloccate: scendere sembra diventato impossibile. Attorno a loro c'è solo il deserto, nessuno che le ascolta. E anche il cellulare, a 600 metri d'altezza, non ha campo.
Questione di inquadrature
Sono passati più di sessant'anni dal momento in cui Alfred Hitchcock, ne La donna che visse due volte, evocava la vertigine (Vertigo è il titolo originale del film), nella scena in cui James Stewart sale le scale del campanile e guardando in basso viene colto dalle vertigini. La soggettiva del protagonista era stata realizzata montando una cinepresa dotata di zoom su un carrello, azionando il carrello e lo zoom contemporaneamente e dando così l'idea dello spazio che si accorcia. E anche in Fall la vertigine è questione di inquadrature, sin dall'inizio. Fate attenzione alla ripresa quando le ragazze sono ancora sotto, a terra, e guardano dall'interno la torre stagliarsi verso l'alto. A un certo punto i tralicci di metallo diventano sempre più piccoli fino a sparire in un'immagine indefinita, la torre è così alta che non si vede la fine. Salendo, vi soffermerete anche sui particolari: quei bulloni allentati che reggono a malapena quell'ultimo tratto di scala a pioli che separa le ragazze dalla vetta, quell'acciaio arrugginito, scricchiolante e prossimo a cedere...
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L'altezza della torre e la vastità del deserto
La macchina da presa, in Fall, è mobilissima, vorticosa, da togliere il fiato. All'inizio punta su delle riprese in campo lungo, da molto lontano, che provano a farci vedere l'altezza della torre e, allo stesso tempo, la vastità del deserto, a farci capire cosa significa avere intorno a sé il nulla. Man mano che le nostre protagonista salgono, la macchina da presa gira intorno a loro, intorno alla torre. Si posiziona a fianco dei loro corpi e dei loro volti, facendoci vedere dei primi piani, o comunque delle riprese ravvicinare delle loro figure, mentre si stagliano contro l'orizzonte. Intorno a loro c'è solo il cielo e il senso di libertà e di onnipotenza, in un primo momento, è grande.
Viviamo il vuoto, viviamo la vertigine
Ma le riprese più efficaci, quelle che lasciano senza fiato, che danno il vero senso di quello che stanno vivendo le ragazze, sono quelle dall'alto verso il basso. Accade quando la macchina da presa, dalla pedana in cui si trovano le ragazze, in cima alla torre, guarda giù, sposando il loro punto di vista, come in una sorta di soggettiva. Facendoci sentire tutta la vertigine. In quel momento lì, con loro, a 700 metri di altezza, ci siamo noi. Ci sporgiamo verso il basso, e sotto di noi vediamo solo il vuoto, un vuoto enorme. Viviamo quel vuoto, viviamo la vertigine, la sentiamo fin nel nostro stomaco. In quel momento siamo lassù con Becky e Hunter, pronti a sfidare la paura, pronti a fare qualunque cosa per sopravvivere. E allora è obbligatorio vedere Fall al cinema, sul grande schermo, per farvi inghiottire dalla vertigine. Non è un caso che abbiamo nominato Ethan Hunt. Le sensazioni di vertigine più forti al cinema le avevamo provate nel suo Mission: Impossible - Protocollo Fantasma, con Tom Cruise appeso nel vuoto all'esterno del Burj Khalifa di Dubai, il grattacielo più alto del mondo, in un gioco di specchi e sguardi verso il vuoto. Fino ad allora. Fall sembra farci provare sensazioni ancora più forti.
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La Sacramento Joint Venture Tower
La cosa che rende Fall così potente è il senso di realtà. E non è un modo di dire. La torre della TV B67 alta più di 600 metri che le protagoniste decidono di scalare è ispirata a una vera torre abbandonata, la torre radio KXTV/KOVR, nota anche come Sacramento Joint Venture Tower, una torre di comunicazione che si trova a Walnut Grove, in California. Molti base jumper si sono introdotti di nascosto nella proprietà privata e si sono arrampicati sulla torre per saltare e lanciarsi con il paracadute.
Stare davvero a centinaia di metri in aria
Ma il senso di realtà che pervade il film e lo rende così spettacolare e vibrante è la costruzione del set. In un primo momento, infatti, era stata presa in considerazione l'idea di usare il green screen e un set digitale. Ma evidentemente le immagini non sarebbero state così realistiche. Così si è scelto di avvicinarsi il più possibile alla verità, con la costruzione di un set vero e proprio. Infatti, la parte superiore della torre è stata completamente ricostruita (dalla stessa società che ha costruito la torre originale) ed è stata posta in cima a una montagna. In questo modo le attrici, di fatto, erano davvero a centinaia di metri in aria, anche se in realtà erano a 30 metri da terra. In questo modo l'altezza effettiva dal livello del mare era quella della vera torre televisiva. La grandezza del cinema è anche in questi accorgimenti e Fall è riuscito anche per questo motivo. Allora, siete pronti a sfidare il vuoto?