Si conclude stasera, in prima serata, su Rai 1, l'esperienza televisiva di Esterno notte, l'opera di Marco Bellocchio sul caso del rapimento di Aldo Moro. Si conclude l'esperienza della visione a puntate, quella della tivù lineare. Ma, attenzione, non è l'unico modo di vedere Esterno notte. Il racconto di Marco Bellocchio sarà disponibile in streaming, su RaiPlay, e allora potrete scegliere voi come godervi questa grande opera. Fateci caso: finora non abbiamo ancora definito Esterno notte. È un film? È una serie tv? È entrambe le cose, ed è forse l'esempio migliore per farci capire come oggi i confini tra cinema e serialità sono sempre più sfumati. A volte sono definiti, ma a volta abbiamo semplicemente grandi opere d'autore.
Esterno notte è nata come una serie tv: è così, con la giusta enfasi, che è stata annunciata, come la prima serie di Marco Bellocchio. Poi è diventata anche un film di cinque ore e mezza, presentato al Festival di Cannes e arrivato questa estate nelle nostre sale cinematografiche in due parti. Ora è ridiventato una serie tv andata in onda sulla tv generalista, lineare, in prima serata. Ora, grazie a una piattaforma di streaming, è davvero nelle vostre mani. E siete voi che potete farla diventare quello che volete. Esterno notte di Marco Bellocchio può essere tante cose. E, comunque la vogliate vedere, è un capolavoro. Se pensiamo a quello che è Esterno notte, ci viene in mente la sfrenata libertà di David Lynch e del suo Twin Peaks - Il ritorno. È stata la terza stagione della serie, certo, ma per il regista è stata soprattutto l'occasione di girare un grande film in 18 parti.
Esterno notte: Una perfetta serie tv
Con Esterno notte, Marco Bellocchio è tornato sul sequestro di Aldo Moro vent'anni dopo il suo Buongiorno, notte. L'ha fatto per raccontare la storia da altre angolature. Esterno notte capovolge il punto di vista di Buongiorno, notte. Mentre quello era tutto girato all'interno della prigione di Aldo Moro, Esterno notte inizia con il sequestro di Moro ma si svolge all'esterno. È il movimento di tutte le altre vite che ruotano intorno a lui, fuori dalla sua prigione. È un'opera complementare al suo film del 2003, è il suo negativo, il suo controcampo. Anzi, cinque controcampi. L'idea, quella della moltiplicazione del punto di vista, è perfetta come serie tv, nel senso che il racconto, scandito a capitoli, si adatta naturalmente alla divisione in episodi. La finezza della scrittura, in questo senso, sta nel riuscire a far progredire la struttura orizzontale della storia, tutta la vicenda del sequestro Moro dall'inizio alla fine, mentre si dedica, a ogni episodio, alla struttura verticale, ad approfondire ogni volta un singolo personaggio, la sua storia, le sue paure, il rapporto con Aldo Moro. Cinque puntate per cinque prospettive diverse, più una puntata finale che abbiamo trovato sorprendente.
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Esterno notte: Un film perfetto
Ma abbiamo visto Esterno notte, in occasione della presentazione al Festival di Cannes, e della sua uscita nelle sale, come un film unico, da vedere tutto d'un fiato. Ed è un film che scorre, magnetico e ipnotico, senza far sentire la durata, che è quella di cinque ora e mezza. È un film che, visto nella sua interezza, inchioda davvero alla poltrona. Dal momento in cui Aldo Moro viene sequestrato è in scena una tensione costante, continua, che fa sì che si voglia continuare a vedere questa storia. Il finale è noto, ma il risultato è che non si vuole perdersi nemmeno un minuto di tutto quello che sta accadendo. Visto come opera unica, Esterno notte non dà mai la sensazione di essere una serie adattata al grande schermo, un insieme di puntate messe insieme a forza, per esigenze commerciali. L'opera di Bellocchio ha la statura dell'opera cinematografica: è coesa, potente. Vista tutta insieme, Esterno notte diventa una storia a mosaico, alla maniera, per fare un esempio, del primo Iñárritu. Un film fatto di tasselli dove i vari personaggi hanno storie separate ma un destino comune: solitamente, in queste storie, lo si capisce alla fine. Qui è all'inizio, e sta in quello che accade ad Aldo Moro. O potrebbe essere un film di Kurosawa, in cui ogni personaggio racconta la sua verità. I personaggi di Esterno notte entrano in scena passandosi tra loro un testimone, quello della memoria, del racconto del caso Moro, ma anche quello di una sofferenza, che per ognuno è diversa, ma in fondo è universale e accomuna tutti.
Tutti sono soli, lontani da tutto, anche dalle famiglie.
Ed è una sofferenza che accomuna davvero tutti noi, tutti noi che stiamo guardando, come ha accomunato in qualche modo tutta l'Italia in quegli anni e continua ancora a farlo. C'è in Esterno notte un senso di dolore, di pietas non solo per Aldo Moro, ma per un intero Paese, le cui regole, i cui valori, e soprattutto il patto su cui si fonda ogni Stato, venivano violati. Ma la grandezza di Esterno notte non si ferma qui. Sta anche nel riuscire ad essere il ritratto di un'Italia, quella di fine anni Settanta, divisa e polarizzata, ma dove tutti, i politici come i brigatisti o i poliziotti, scelgono una missione di vita, che li porta ad essere soli, lontani da tutto, anche dalle loro famiglie. Ancora una volta, un destino comune per persone diversissime tra loro.
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Figure elevate dalla realtà per diventare tragiche e simboliche
È per questo che Esterno notte, che sia una serie o un film, è un capolavoro, e Marco Bellocchio è uno dei nostri più grandi registi. Il suo sguardo è unico, e le immagini di Esterno notte rimangono impresse indelebilmente nei nostri occhi. Osservando i personaggi si ha la sensazione di vedere i reali protagonisti della storia di quegli anni, ma allo stesso tempo delle figure astratte, elevate dalla realtà per diventare tragiche, simboliche. È la magia del cinema, della scrittura e della regia potente e immaginifica di Marco Bellocchio, grazie alla quale il senso del grottesco si mescola alla tragedia, e nasce un'atmosfera straniante e onirica. Con una scena indelebile, quella di Aldo Moro che porta una croce pesantissima durante la via crucis, seguito a distanza da tutto l'establishment della Democrazia Cristiana dell'epoca.
Cosa resterà di Esterno notte
Di Esterno notte resterà tutto questo. E anche, ovviamente, i grandi attori che Marco Bellocchio ha scelto e diretto magistralmente. Un Fabrizio Gifuni mimetico e carismatico è Aldo Moro, un Moro da cui non si riescono a staccare gli occhi, per come ogni minuscolo movimento del viso riesce a dirci qualcosa. C'è lui al centro della prima storia, che ricostruisce il sequestro in una Roma da incubo che sembra una zona di guerra. Ci sono Papa Paolo VI, un Toni Servillo dolente che indossa il cilicio, un enigmatico e tormentato Francesco Cossiga (Fausto Russo Alesi), simbolo del senso di colpa per la morte di Moro, la brigatista Adriana Faranda (Daniela Marra) e la moglie Eleonora, interpretata da una sensibile Margherita Buy.
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Un'altra Italia era possibile
Ma non c'è solo questo in Esterno notte. C'è il colpo di genio di Marco Bellocchio, un uomo, prima che un artista, che sente con Aldo Moro una grande empatia. Tanto da provare a salvarlo. Non è uno spoiler, perché è la prima scena del film. Se il regista poi torna indietro, esce dal sogno per ristabilire la realtà dei fatti, con quel momento vuole provare a cambiare la Storia con l'arte, con il cinema, con la sensibilità. Lo hanno fatto in tanti, di recente, di ricorrere all'ucronia e all'utopia. Ma qui è ancora diverso: Bellocchio vuole dirci che le cose sarebbero davvero potute andare diversamente, che sarebbe bastato davvero poco. Che un altro finale era possibile, un'altra Storia era possibile. Che un'altra Italia era possibile.