Essere Giorgio Strehler, la recensione: Strehler si racconta tra arte, vita, teatro e donne

La recensione di Essere Giorgio Strehler, documentario dedicato al maestro del teatro italiano visibile visibile su SKY ARTE il 13 novembre e su NOW.

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Essere Giorgio Strehler: un momento del documentario

I costumi teatrali degli allestimenti di Giorgio Strehler ci accolgono, stagliandosi nel buio del palcoscenico grazie ai riflettori, mentre la telecamera si insinua tra i manichini su cui sono appesi. "Sono Giorgio Strehler che vi parla, tra gli scettri e le corone, tra i ventagli e le spade..." È la voce stessa del maestro ad accompagnarci in questo viaggio alla scoperta di una delle personalità più influenti del teatro italiano - come rivela la recensione di Essere Giorgio Strehler - raccontata nel documentario di Simona Risi. Dopo l'anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2021, il film scritto da Matteo Moneta e Gabriele Raimondi approda sabato 13 novembre su Sky Arte e NOW nell'ambito delle celebrazioni per i cento anni di Strehler.

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Essere Giorgio Strehler: un'immagine del documentario

Essere Giorgio Strehler è un ritratto breve, ma vivace del regista teatrale nato a Trieste, nel cuore della Mitteleuropa, e trasferitosi poi a Milano dove è stato cofondatore con Paolo Grassi del Piccolo Teatro. Il film raccoglie le testimonianze di Ottavia Piccolo, una dei "suoi" attori, di critici e storici del teatro e di Andrea Jonasson, attrice, musa e moglie di Strehler, che vanno a comporre un quadro da cui emergono la forte personalità, ma anche le fragilità del maestro, che si si vestiva in modo da mascherare la sua vera età e si faceva la barba al buio perché non sopportava la sua immagine. Ma è soprattutto Strehler a parlare di sé, del suo metodo di lavoro, dei suoi ideali, del suo concetto puro di teatro come dedizione totale al palcoscenico in una serie di importanti testimonianze.

Dall'infanzia triestina alla nascita del Piccolo Teatro

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Essere Giorgio Strehler: una scena del documentario

Di Giorgio Strehler rimane impressa soprattutto la potenza artistica. Vulcanico e debordante a teatro, come mostrano le numerose immagini di repertorio, era solito leggere tutte le parti per instradare gli attori verso il risultato che aveva in mente anche se poi lasciava loro molta libertà. Riservato e chiuso nel privato, dopo le lunghe sessioni teatrali Strehler rifuggiva la mondanità e si rifugiava nella propria casa, "una casa in affitto" ci tiene a ribadire lui specificando di aver costruito la sua eccezionale carriera unicamente in virtù dell'amore per il teatro e non per accumulare ricchezza.

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Essere Giorgio Strehler: una foto

Nella prima parte di Essere Giorgio Strehler, il regista parla del rapporto viscerale con la sua Trieste, da cui la famiglia si allontanò per sfuggire alle persecuzioni fasciste, dell'infanzia circondato da donne (il padre era morto di tifo a soli 24 anni) e dell'amore per il teatro instillatogli dalla madre, celebre violinista. A Milano, il "bambino che aveva ragione e faceva del teatro un gioco" darà un contributo essenziale alla storia del teatro con la fondazione del Piccolo, un teatro povero, popolare, umano, aperto a tutti secondo le ambizioni utopistiche sessantottine. Il documentario rivela come Strehler abbia voluto aprire il suo teatro nello stabile milanese di Via Rovello dopo aver appreso che in quell'edificio i fascisti avevano torturato gli oppositori del regime. Il regista si porrà l'obiettivo di lavar via il sangue con la bellezza.

Ornella Vanoni, l'intervista su Giorgio Strehler e la droga, la lite con Mina e Gino Paoli

Una struttura ciclica per raccontare una passione totalizzante

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Essere Giorgio Strehler: Cristina Battocletti in una scena

Pur senza idealizzare la figura di Giorgio Strehler, il film di Simona Risi mette in luce l'originalità e la forza dirompente di questo sperimentatore teatrale veemente e al tempo stesso legatissimo alla tradizione. Basti pensare al lavoro imponente fatto sull'opera di Goldoni e in particolare sull'Arlecchino servitore di due padroni, che Strehler conosce a menadito avendo interpretato praticamente tutte le parti visto che il regista era solito sostituire gli attori malati o infortunati. La vera ricchezza nel film è proprio il bottino delle interviste e testimonianze del regista che, attraverso l'arco della sua vita, ci permettono di conoscere la sua visione sul teatro e al mondo direttamente dalla sua voce.

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Essere Giorgio Strehler: una sequenza del documentario

A queste si aggiungono i voluminosi materiali di repertorio che immortalano Strehler al lavoro durante le prove o sul palco, ma c'è spazio anche per immagini idilliache della natura e degli animali a cui il regista era tanto legato oltre a scorci delle piazze e del lungomare di Trieste. Non manca, infine, un accenno alle donne della sua vita, quasi tutte artiste come lui tanto era totalizzante la sua identità di teatrante: la prima moglie, la ballerina e coreografa Rosita Lupi, Ornella Vanoni, che lanciò con le canzoni della mala, Valentina Cortese, Andrea Jonasson e Mara Bugni, l'ultima fiamma. Come si è aperto, Essere Giorgio Strehler si chiude tornano a dare un'ultima occhiata ai costumi di una vita, al suo Arlecchino, prima che le luci si spengano e cali il sipario una volta per tutte. Ma grazie a questo film e a tutte le altre iniziative per ricordare il maestro, la memoria della sua opera non verrà mai meno.

Conclusioni

La recensione di Essere Giorgio Strehler evidenzia l'originalità e l'importanza di un film dedicato al maestro del teatro italiano in cui è lui stesso a raccontare la sua vita eccezionale dedicata all'arte in una serie di testimonianze raccolte in momenti diversi della sua esistenza.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • La scelta di far ruotare gran parte del documentario sulle interviste a Giorgio Strehler che si racconta in prima persona.
  • Il taglio rapido, ma esaustivo.
  • La ricchezza e varietà dei materiali, in particolare quelli d'archivio che vedono il regista alle prese con i suoi attori.

Cosa non va

  • Impossibile riuscire ad abbracciare la complessità dell'opera di Strehler in un'ora e un quarto. Sono tanti i temi che restano ancora da affrontare.