Dragon Ball: le origini del cult di Toriyama tra manga e anime

Il ritorno di Dragon Ball in televisione con Dragon Ball Super e nei negozi di videogiochi col pluripremiato Dragon Ball FighterZ è un'ottima occasione per scoprire, o riscoprire, le origini di questa serie giapponese di grande successo.

In questo periodo, Dragon Ball è tornato sulla bocca di tutti i videogiocatori grazie all'uscita di Dragon Ball FighterZ, il picchiaduro sviluppato da Arc System Works che ha attirato l'attenzione dei media e del pubblico grazie alla cura che la software house nipponica ha riposto nella sua realizzazione. Nel frattempo, Dragon Ball continua a imperversare in televisione e in libreria con la nuova serie Dragon Ball Super, cominciata ormai un paio di anni fa, che sostituisce Dragon Ball GT come sequel diretto alla leggendaria Dragon Ball Z. Dopo una pausa forzata di qualche mese, Dragon Ball Super è ricominciato su Italia 1 con una nuova tranche di episodi: tra fumetti, serie televisive, lungometraggi e videogiochi, le generazioni si sono susseguite e la storia della mitica opera firmata da Akira Toriyama è diventata sempre più complicata. In queste righe vogliamo raccontarvi come tutto è cominciato.

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Prima di Goku

Dragon Ball Super: un'immagine promozionale della serie
Dragon Ball Super: un'immagine promozionale della serie

Nato a Nagoya, l'oggi sessantenne Akira Toriyama esordì nell'affollato panorama dei mangaka, i fumettisti giapponesi, con la storia breve Wonder Island, disegnata nel 1978 per un concorso della rivista Jump. Pur non vincendo, Toriyama convinse il suo redattore a dargli un lavoro e poco tempo dopo cominciò la pubblicazione del suo primo manga di successo, Dr. Slump & Arale, che proseguì fino al 1984 e gli valse il prestigioso premio Shogakukan. Trasmesso ripetutamente anche in Italia, pur spesso edulcorato e censurato, il cartone animato segue fedelmente le vicende del manga e racconta le peripezie di uno scienziato un po' pervertito e della sua forzuta aiutante robot. Poco dopo la conclusione di Dr. Slump & Arale, Toriyama cominciò a disegnare Dragon Ball e la nuova serie divenne immediatamente famosissima: dapprincipio voleva essere una commedia avventurosa che faceva il verso al romanzo cinese Il viaggio in Occidente, ma poi si tramutò in un susseguirsi di combattimenti e situazioni fantascientifiche. Pochi sanno che, però, intorno al 1995, Toriyama praticamente supplicò i suoi editori di lasciarlo concludere una serie che lo stava portando all'esaurimento nervoso tra ritmi serrati e aspettative altissime, dato che l'autore si ritrovò a supervisionare anche le serie animate, i lungometraggi e ogni altra opera collegata. A oggi la serie originale conta 42 volumetti, 519 capitoli e più di mille episodi divisi in almeno tre franchise televisivi.

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L'opera

Dragon Ball GT: una scena della serie
Dragon Ball GT: una scena della serie

Concentriamoci sulla serie che ci interessa, ora. Come abbiamo detto, Toriyama comincia a disegnare Dragon Ball nel 1984 ma in Italia il fumetto arriva solo nel 1995. La serie animata, invece, iniziata in patria nel 1986, viene trasmessa per la prima volta nel nostro Paese intorno al 1989 su una rete televisiva locale, Junior TV. Soltanto in seguito, nel 1999, Mediaset cominciò la trasmissione sulla ben più famosa rete nazionale Italia 1: a quel punto, in Giappone stava per concludersi Dragon Ball Z e nel nostro Paese gli anime stavano appena uscendo dalla nicchia in cui erano rimasti tanti anni per diventare un fenomeno culturale, seppur censurato e localizzato alla buona. Abbiamo nominato Dragon Ball Z: quella Z distingue la seconda serie animata dalla prima, laddove nel manga non c'è mai stata alcuna distinzione. La prima serie, per così dire, inizia con l'incontro tra un bambino di nome Son Goku e la giovane Bulma, la quale sta cercando le sette sfere del drago che esaudiscono i desideri. I due si mettono in viaggio, finendo con l'incontrare alleati e nemici sempre più stravaganti.

Dragon Ball Super: Vegeta in una scena
Dragon Ball Super: Vegeta in una scena

Il mondo di Toriyama è pittoresco e comprende animali antropomorfi trasformisti, esperti di arti marziali pervertiti, eserciti malvagi e demoni ancestrali. Durante questa prima "stagione", Goku partecipa tre volte a un grande torneo: perde le prime due finali, salvando il mondo al tempo stesso, ma vince solo la terza volta proprio perché Toriyama voleva dare un taglio più originale al suo fumetto. A questo punto nel manga c'è quello che oggi chiameremmo un "time skip" e quando ritroviamo Goku scopriamo che nel frattempo si è sposato e ha avuto pure un figlio, Gohan. È in questo momento che l'anime si spezza in due, rispetto al manga, e comincia Dragon Ball Z, serie che in Italia è arrivata con l'imbarazzante titolo What's my destiny Dragon Ball, qualunque cosa significhi.

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Dragon Ball Z: Goku e gli altri in un'immagine
Dragon Ball Z: Goku e gli altri in un'immagine

Sempre in quel frangente, comincia anche una specie di deriva "spaziale": scopriamo infatti che Goku è un extraterrestre - un Saiyan, per la precisione - e che è arrivato infante sulla Terra un po' come Superman. Gli ultimi Saiyan, però, intendono conquistare il nostro pianeta, ed è così che Goku incontra un rivale che, in seguito, diventerà uno dei suoi migliori alleati: Vegeta. Dragon Ball Z si divide idealmente in quattro archi narrativi, esasperati in forma animata da decine di puntate riempitive, o filler. Nel primo Goku scopre le sue origini e salva il mondo dai Saiyan al costo della sua stessa vita. Nel secondo, dopo essere risorto, Goku raggiunge il pianeta Namek per sconfiggere un potentissimo despota alieno, Freezer. Nel terzo arco, Goku e i suoi alleati devono affrontare alcuni potentissimi androidi e il sofisticatissimo Cell, un cyborg che causerà la seconda morte di Goku. A questo punto il protagonista della serie sarebbe dovuto diventare Gohan, il primogenito di Goku, ma Toriyama fu letteralmente costretto dai fan e dagli editori a riportare in scena l'eroe originale, Goku, per l'ultimo arco narrativo della serie, in cui i nostri affrontano un antichissimo demone, Majin Bu.

Dragon Ball Super: Goku in una scena
Dragon Ball Super: Goku in una scena

Il successo mondiale di Dragon Ball Z convinse Toei Animation a serializzare un seguito inedito che Toriyama non aveva mai disegnato, ma che comunque supervisionò nella sua forma animata. Dragon Ball GT (starebbe per Grand Tour) cominciò in Giappone nel 1996 e in Italia arrivò nel 1999 come collana DeAgostini, per poi essere pubblicato ripetutamente e messo in onda su Italia 1 solo nel 2001. Nella nuova serie, Goku torna bambino per via di un malinteso del drago Shenron e viaggia nello spazio insieme a Trunks e alla nipotina Pan in cerca delle sfere del drago. L'anime voleva inizialmente rievocare lo spirito avventuroso e goliardico del Dragon Ball originale, ma ben presto diventa anch'essa una baraonda di trasformazioni e combattimenti che si conclude nell'arco di 64 puntate. Dragon Ball GT è considerato "fuori canone", nel senso che l'autore lo ha definito una specie di spin-off, un sequel ambientato praticamente in un universo parallelo. Il vero seguito di Dragon Ball Z è infatti Dragon Ball Super, cominciato in Giappone nel 2015, a diciotto anni di distanza dalla conclusione della serie televisiva precedente sulla scia del successo dei più recenti lungometraggi. In Italia è sbarcato sul finire del 2016 e ha ripreso la programmazione con le puntate inedite proprio in questi giorni. È importante sottolineare che anche in questo caso Toriyama, pur supervisionando il progetto, non ha disegnato personalmente il manga, affidato invece alle cure dell'autore Toyotaro che ricalca lo stile originale. Inoltre, è questa volta il manga a essere ispirato all'anime, e non viceversa, e infatti racconta le stesse vicende, ma addensate. Nella nuova serie, Goku e gli altri scoprono l'esistenza di molteplici universi paralleli e, dopo aver affrontato un sosia malvagio di Goku in un futuro distopico, si trovano loro malgrado costretti a partecipare a un grande torneo cosmico che decreterà la sopravvivenza di un solo universo tra quelli in gara.

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Dragon Ball Super: Vegeta e Goku
Dragon Ball Super: Vegeta e Goku

Non solo in Tv

Dragon Ball Super: Goku in una scena dell'anime
Dragon Ball Super: Goku in una scena dell'anime

Dragon Ball ha avuto un'influenza incredibile in tutto il mondo ed è considerato oggi il fumetto/anime giapponese più famoso in assoluto: lo stile artistico e narrativo di Toriyama ha settato essenzialmente uno standard cui si aggrappano praticamente tutti i fumettisti moderni, giapponesi e non, che vogliono disegnare una serie d'azione per ragazzi semplice e accessibile. Naturalmente non è un prodotto di intrattenimento per tutti, ma se siete curiosi di vedere qualche episodio per capire come mai è tanto apprezzata, vi consigliamo di recuperare la serie TV intitolata Dragon Ball Kai, anche se non è mai stata trasmessa in Italia: realizzata per festeggiare il ventesimo anniversario del marchio, si tratta di una serializzazione riveduta e corretta dell'originale Dragon Ball Z, senza le puntate riempitive che la rallentavano in modo estenuante. In alternativa, ci sono sempre i lungometraggi e gli speciali animati, proiettati nei cinema giapponesi e poi arrivati in videocassetta, in televisione o DVD anche dalle nostre parti, seppur con anni di ritardo o suddivisi in varie parti: sono diciannove in totale e raccontano avventure estemporanee, spesso autoconclusive, che non si collocano precisamente nella sceneggiatura del fumetto o dell'anime e che quindi possono essere guardate in qualunque momento. Su Netflix, ad esempio, sono catalogati gli ultimi due lungometraggi, La battaglia degli dèi e La resurrezione di "F", che sono poi stati riadattati e serializzati nei primi due archi narrativi della serie Dragon Ball Super.

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Dragon Ball Super: una scena della serie
Dragon Ball Super: una scena della serie

L'importante, in tutto questo, è non guardare i film live action. Sono tre in totale. Il primo risale al 1990, è di origine coreana e non è mai stato autorizzato ufficialmente da Toei. Ovviamente è di una bruttezza disarmante, ma si può pur sempre apprezzare il coraggio e l'ingenuità della produzione. Il secondo film, realizzato in Cina ancora una volta in modo ufficioso, segue più da vicino la trama della prima serie di Dragon Ball ed è stato persino localizzato per il mercato italiano. È tuttavia il terzo film quello che ha suscitato scalpore, sdegno e imbarazzo all'uscita: diretto da James Wong, è stato girato negli Stati Uniti e a Hong Kong sotto il marchio di 20th Century Fox e rappresenta la prima produzione hollywoodiana ad alto budget ispirata alla serie di Akira Toriyama. Pur vantando attori discretamente famosi come Justin Chatwin (Goku), Chow Yun-Fat (il maestro Muten) e James Marsters (Piccolo) il film di Wong è semplicemente una baracconata di effetti speciali che non condivide molto con l'opera originale, se non alcune tematiche e i nomi dei personaggi, e rappresenta una di quelle operazioni commerciali senz'anima che tendono a mettere sotto una cattiva luce i cartoni animati nipponici e i loro fan.