Inizia tra la neve Domani è un altro giorno, il nuovo film di Simone Spada, in uscita il 28 febbraio, proprio come Hotel Gagarin, il suo film dello scorso anno che ci aveva colpito molto. È una firma? Un voler ribadire il suo stile? O è solo un caso? Ve lo raccontiamo in questa recensione di Domani è un altro giorno.
Il film è il remake della pellicola spagnola Truman - Un vero amico è per sempre di Cesc Gay, e riprende la storia in questione, quella di due amici che si ritrovano dopo molto tempo. Ma quella neve, all'inizio del film, sembra voler mettere subito in chiaro qual è il cinema di Simone Spada: è un cinema soffuso, delicato, mai gridato. Domani è un altro giorno è l'esempio di un cinema in punta di piedi, un buddy movie sui generis, un passo a due e una gara di bravura tra due grandi attori, Marco Giallini e Valerio Mastandrea. È un film dove si sorride, ma in modo dolce, molto lontano dalla risata sguaiata o troppo facile. È qualcosa di molto particolare nel contesto del cinema italiano.
Leggi anche: Hotel Gagarin: Qui si girano i sogni
La trama: dal Canada a Roma per un amico
In realtà Domani è un altro giorno inizia tra la neve perché parte dal Canada, dove da anni vive Tommaso (Valerio Mastandrea), che insegna robotica all'università. Decide di tornare a Roma per fare una visita a Giuliano (Marco Giallini), attore di teatro, il suo grande amico che non vede più da tempo. Giuliano è malato, ha un cancro ai polmoni, e ha deciso di non lottare più. I due amici avranno quattro giorni, per confrontarsi, per chiarirsi, per sostenersi a vicenda. La sorella di Giuliano, Paola (Anna Ferzetti), spera che Tommaso lo spinga a cambiare idea. Ma lui è fatto così, non sa fare queste cose. E Giuliano non vuole ancora qualcuno che gli dica cosa fare. E poi c'è da pensare al cane, Pato (interpretato da una femmina di bovaro bernese, Nike), e a qualcuno che si occupi di lui quando il suo padrone non ci sarà più. Per lui è come un figlio. Un figlio Giuliano ce l'ha, ma è già grande e studia a Barcellona.
Leggi anche: Marco Giallini: "Il cinema italiano? La rinascita arriverà quando si faranno incassi paurosi"
Hotel Gagarin e Domani è un altro giorno: così lontani così vicini
Domani è un altro giorno vive di un curioso gioco di opposti con Hotel Gagarin, il precedente film di Spada. Hotel Gagarin era girato - tranne una parentesi a Roma - tutto in un paese straniero, mentre Domani è un altro giorno - escluse le parentesi canadesi e catalane - è praticamente girato tutto a Roma. Lì incombeva la struttura, tanto affascinante quanto inedita, di un antico albergo socialista, qui siamo spesso all'ombra del monumento più famoso al mondo, il Colosseo. Se in quel film tutto nasceva da qualcosa di falso e vile, una truffa, qui l'incontro avviene a causa di qualcosa di tremendamente vero, e doloroso, come una malattia. In entrambi i film si viaggia dentro il mondo dello spettacolo: in Hotel Gagarin dentro l'arte - anche materiale, artigianale - di fare cinema, in Domani è un altro giorno dentro il teatro, dietro le quinte e nel mestiere dell'attore. In entrambi i film, al momento giusto, c'è la canzone catartica: nel primo era Samarcanda di Roberto Vecchioni, qui è Can't Take My Eyes Off You di Gloria Gaynor.
Temi delicati
Sono sinonimi e contrari per spiegare che con il suo nuovo film, seppur un remake, Simone Spada conferma la sua cifra stilistica e, in qualche modo, va oltre il suo film precedente. Perché se in Hotel Gagarin parlava di desideri, frustrazioni e realizzazioni, dei sogni e della realtà, qui fa i conti con temi ancora più delicati, come la malattia e la morte. Domani è un altro giorno racconta l'accettazione della dipartita, da parte di chi sta vivendo questa situazione, ma anche da parte di chi gli è vicino. Parla della rimozione della malattia, e delle persone che preferiscono non vederla per non farci i conti. E anche della possibilità di riconsiderare il proprio rapporto con la fede.
Leggi anche: Non ci resta che il crimine: Marco Giallini racconta i ruoli e gli amici di una vita
Marco Giallini e Valerio Mastandrea, amici sul set e nella vita
In questo senso sono fondamentali i due attori protagonisti. Marco Giallini e Valerio Mastandrea, amici da anni anche nella vita, mettono in scena un'alchimia rara, un passo a due dove il primo è il "comico" e il secondo la spalla, il primo lavora più sulla parola e il secondo sugli sguardi. È un gioco di pieni e vuoti, di vasi comunicanti. È una recitazione fatta di tic, di dettagli, giocata sulla sottrazione. Guardate quel dialogo finale - improvvisato - fatto solo di monosillabi. O quel gioco di sguardi a tre, tra loro due e il cane. In mezzo a questi due serviva una presenza discreta, una bellezza non ingombrante, che attutisse le loro personalità, e Anna Ferzetti ci riesce bene.
Leggi anche: Ride, Valerio Mastandrea: "Le donne sono state determinanti nel mio percorso"
Il senso di un remake
In molti hanno notato quanto il film di Spada sia simile all'originale, Truman - Un vero amico è per sempre di Cesc Gay. E si sono chiesti quindi che senso abbia un remake del genere. È un tema su cui si dibatte da anni: in America, ad esempio, sono soliti rifare i film stranieri perché il pubblico non è abituato a vedere film con attori non americani. È stato questo, ad esempio, che ha spinto Michael Haneke a rifare il suo Funny Games con star americane. Nel teatro, invece, prendere una piece e riproporla in eterno, toccando ogni volta corde e sensibilità diverse, è una prassi consolidata. Truman in Italia è un film che, se non è passato inosservato, è stato comunque visto da poche persone. E raccontare una storia così bella, con due attori capaci di portarci dentro ad essa, e girata da un regista con la giusta sensibilità, un senso ce l'ha."Non è importante la ricetta, è importante saper ascoltare quello che si cucina" sentiamo dire nel film. E sembra racchiuderne il senso: non è importante se la storia è nota, ma ascoltare i personaggi, e quindi capire come raccontarli.
Leggi anche: Claudio Amendola su Hotel Gagarin: "Questo è ancora l'unico mestiere dei sogni: chi è fuori non lo capirà mai"
Simone Spada e la terza via del cinema italiano
Domani è un altro giorno ci regala una la migliore prestazione in carriera di Marco Giallini e, alla fine, riesce anche a commuovere. Riesce a farci sorridere su cose molto serie, a trovare un sorriso per alleviare la sofferenza. È un racconto che scorre fluido, naturale, come la vita. Riprendendo quello che avevamo scritto per Hotel Gagarin, il cinema di Simone Spada è fatto con garbo, non è gridato, non è sguaiato, non è volgare. È finalmente quello che da tempo auspichiamo per il cinema italiano, una terza via tra il film d'autore e il film comico. E se la terza via fosse questa?
Movieplayer.it
4.0/5