Le aspettative per un film intitolato Doctor Strange nel Multiverso della Follia erano alte, per tutta una serie di motivi: il titolo dal sapore lovecraftiano, che prometteva un approccio più vicino all'horror, sia quando era previsto che alla regia ci fosse Scott Derrickson, sia dopo quando lo ha sostituito nientemeno che Sam Raimi; e, sempre in base al titolo, la promessa di avventure folli in universi multipli, coerentemente con quello che sembra essere il piano della Marvel per il prossimo grande evento del suo franchise cinematografico (il nuovo antagonista di un certo peso, Kang il Conquistatore, è in arrivo nel 2023). Due fattori che si sono uniti per dare a Stephen Strange un secondo film in solitario particolarmente ambizioso e spettacolare, soprattutto nella mezz'ora finale che propone brividi, risate e svolte notevoli. Tutti elementi di cui vogliamo parlare nella nostra consueta analisi del finale, per capire come si presenta il Marvel Cinematic Universe e cosa possiamo aspettarci dalle prossime avventure di Strange. N.B. L'articolo contiene spoiler!
Un elemento costante
Un elemento che forse non tutti si aspettavano in Doctor Strange nel Multiverso della Follia era la continuazione della sottotrama sul rapporto tra il mago e Christine Palmer, eppure, proprio come Wanda Maximoff che era stata "svenduta" a livello di marketing (i trailer non suggerivano minimamente che lei fosse la vera antagonista della pellicola), l'ex di Strange si è rivelata una delle presenze più importanti e sorprendenti del film. È quella che lo rimette in riga, che lo costringe a capire che il suo ego è il suo peggior nemico e che non può fare tutto da solo. "Siete tutti uguali", dice la Palmer di Terra-838, inorridita, quando lo Strange di Terra-616 si rende conto che per sconfiggere Wanda lui deve ancora una volta violare le leggi della natura (e della magia) servendosi del Darkhold per possedere il cadavere di un altro Strange a livello interdimensionale. Christine ha ragione: gli Strange sono tutti uguali, ma quello che conosciamo noi è arrivato a comprendere le implicazioni di tale frase, e maturare a partire da questa constatazione.
L'importanza di Christine era già stata ribadita in un episodio di Marvel's What If...?, ambientato in un universo dove lei perde la vita nell'incidente che di solito costa a Strange l'uso delle mani. La morte di lei, in quella realtà, è un punto fisso che non può essere alterato, ma Stephen non demorde e riesce a resuscitarla; solo che così facendo distrugge inesorabilmente il proprio mondo, ed è costretto a vivere con quel senso di colpa in eterno. Nel film, un altro Strange ha provocato un'incursione nel tentativo di trovare un mondo dove lui e Palmer vivono insieme felici e contenti. Il nostro Stephen riassume la lezione imparata in una frase semplice ma potente: "Ti amo in ogni universo". Ha capito di non dover sempre essere quello che salva tutti da solo, e di avere ancora molto da imparare (da cui il momento catartico in cui, alla fine della pellicola, si inchina davanti al suo superiore, Wong). Ha anche imparato ad aprirsi a rapporti importanti con altre persone, conclusione a cui giunge sapendo però che Christine non potrà essere una di queste. Conclusione che porta al mid-credits, dove viene introdotta la figura di Clea, che nei fumetti è stata la discepola e poi la moglie di Strange.
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Redenzione scarlatta
Le follie multiversali di Strange hanno lo scopo di fermare quelle di Wanda, divenuta Scarlet Witch a tutti gli effetti, continuando il discorso avviato in WandaVision (e per certi versi risalente già ad Avengers: Age of Ultron, dove viene spiegato che i gemelli Maximoff erano predisposti a reagire in modo estremo alle esperienze traumatiche, accettando di collaborare prima con l'Hydra e poi con Ultron). Anche lei arriva a una conclusione inevitabile - che non potrà mai stare con i propri figli, e non può costringere quelli di un'altra Wanda a scegliere lei - e si sacrifica per distruggere una volta per tutte il Darkhold e gli incantesimi oscuri al suo interno. Ma è veramente un addio, il suo? Improbabile: anche prescindendo dalla vecchia regola di genere (se non si vede il cadavere, mai dare per scontato che la morte sia effettivamente avvenuta), è da più di un anno che, tra Disney+ e cinema, ci viene ricordato che Scarlet Witch non è un nome in codice come nei fumetti, bensì la designazione di un'entità i cui poteri, come da profezia, superano quelli dello Stregone Supremo. E se un mago di rango inferiore come Strange è sopravvissuto a viaggi interdimensionali a volte estremi, cosa sarà mai per Wanda un tempio che le crolla in testa? Anche perché il luogo della sua "morte" è il monte Wundagore, la località dove nei fumetti è iniziata la trasformazione di Wanda...
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Altri mondi
Diversi fan della Marvel si aspettavano anche, dopo aver visto Spider-Man: No Way Home, un assortimento simile di apparizioni speciali sparse per tutto il film. In realtà il cosiddetto fan service si limita a una scena, quella degli Illuminati, che è molto beffarda poiché quei personaggi muoiono nel giro di cinque minuti, per mano di Wanda. Alla fine, il Multiverso rimane, con America Chavez che si sta allenando per sfruttarlo in modo controllato e preciso, ma difficilmente avventure come questa saranno la scusa per far interagire gli eroi del Marvel Cinematic Universe con personaggi come il Ghost Rider interpretato da Nicolas Cage o gli X-Men del defunto franchise della Fox. Una conclusione a cui, col senno di poi, si poteva giungere già vedendo Loki, dove il Multiverso era il nucleo tematico fondamentale e le comparsate erano versioni alternative dei protagonisti, esattamente come qua. Certo, molti hanno applaudito vedendo Patrick Stewart e John Krasinski, ma il loro cameo in tandem è più memorabile o interessante di Strange in versione zombie, un cadavere posseduto dalla sua controparte da un altro universo? Non proprio.
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