Appena tornata dalla 73° edizione della Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia un' amica mi ha chiesto: "Ma Denzel Washington ha sempre quel sorriso meraviglioso?". In effetti per l'attore americano che ha superato da poco i sessant'anni il tempo sembra non passare mai e, quando ha sfilato sul red carpet del festival del cinema più antico del mondo al fianco di Chris Pratt per presentare I magnifici 7 di Antoine Fuqua, è apparso in perfetta forma e disponibile con i numerosi fan che urlavano per attirare la sua attenzione. In questo nuovo remake del film western di John Sturges degli anni '60, a sua volta ispirato a I sette samurai di Akira Kurosawa, Washington interpreta Sam Chisolm, un cacciatore di taglie che si allea con alcuni fuorilegge e sicari per salvare la città di Rose Creek dal controllo di Bartholomew Bogue.
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Lee Strasberg riteneva che "l'attore crea con la sua carne e il suo sangue tutte quelle cose che le altre arti, in qualche modo, tentano di descrivere", e Denzel Washington riesce in questa impresa ogni volta che si immerge in una sceneggiatura, che sia essa di un film di azione, un dramma, una storia d'amore o un'avventura in chiave umoristica. Prima di essere un attore è un giornalista secondo il suo titolo di laurea, ed è sposato dal 1983 con Paulette Pearson, conosciuta in occasione del suo primo film per la tv, Wilma. Debutta sul grande schermo nel 1981 con Il pollo si mangia con le mani, per poi tornare a raccogliere consensi sul piccolo schermo con la serie A cuore aperto e altri progetti poco noti.
Solo tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90 Hollywood comincia ad accorgersi del suo talento, coinvolgendolo in Grido di libertà e in Glory - uomini di gloria, per cui vince il premio Oscar come miglior attore non protagonista. È il primo attore nero a conquistare l'ambita statuetta dopo il celebre Sidney Poitier e la sua carriera comincia a prendere il volo, offrendogli l'opportunità di mettersi alla prova nei ruoli più diversi. Due premi Oscar e sei nomination suggeriscono che l'attore è uno che non sbaglia un colpo. Lasciando da parte i film più recenti come Flight e The Equalizer - Il vendicatore, ricordiamo dieci ruoli che ci hanno fatto amare questo professionista delle emozioni dal fisico imponente, lo sguardo deciso e il sorriso affascinante, spesso in lotta per la giustizia e dalla parte delle minoranze.
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Lottando per i diritti civili in Malcolm X
I suoi esordi sono legati al regista Spike Lee che lo ha coinvolto dapprima nel suo Mo' Better Blues come trombettista jazz e poi in quello dell'attivista per i diritti degli afroamericani nel celebre Malcolm X del 1992. Nel precedente Grido di libertà aveva offerto un'interpretazione simile nei panni di Steve Biko, ma il ruolo del figlio di un pastore protestante che fin da piccolo deve fare i conti con il razzismo e la violenza ha richiesto un impegno e un'identificazione notevoli per portare sullo schermo un personaggio ricco di sfumature, lavorando sia sull'aspetto fisico che sulla personalità. Una vita intensa tra crimine, discriminazione e sfide personali, fino a diventare una guida spirituale e sociale che ha cambiato la storia. Un ruolo che ha segnato la sua carriera in modo particolare, visto che ha chiamato anche uno dei suoi figli Malcolm in onore del film.
Avvocato leale e determinato in Philadelphia
"Recitare con Denzel è come andare a scuola di cinema" ha detto Tom Hanks dopo aver lavorato con lui per Philadelphia, il film del 1993 diretto da Jonathan Demme. Il ruolo dell'avvocato Joe Miller poteva essere affidato a Robin Williams, ma poi la scelta del regista è ricaduta su Denzel Washington per un risultato finale a dir poco straordinario. Tom Hanks è Andrew Beckett, un giovane avvocato che viene licenziato poiché malato di AIDS e si affida a Miller per fare causa ai suoi superiori. Una storia intensa e drammatica che tocca le corde del cuore e della coscienza, sullo sfondo di una serie di differenze culturali e sociali che, per molti anni, hanno devastato interi paesi. Philadelphia è tutt'oggi considerato un cult da rivedere, soprattutto per l'interpretazione di due grandi attori in grado di sentire e trasmettere in un modo unico.
Padre disperato in lotta con il sistema sanitario in John Q
Legato in modo particolare alla famiglia anche nella vita reale, Denzel Washington è particolarmente a suo agio nei panni di John Q. Archibald nel thriller drammatico di Nick Cassavetes. Colpito profondamente dalle condizioni di salute del figlio che necessita di un trapianto di cuore, John è un padre e un marito che viene messo alle strette dal sistema sanitario americano, quando scopre che l'assicurazione non vuole coprire le spese di un intervento molto delicato. Investito da un dolore troppo grande che si trasforma in breve tempo in disperazione, egli è costretto a prendere una decisione drastica e tenere in ostaggio il reparto di pronto soccorso dell'ospedale in cui il piccolo Michael è ricoverato. Un dramma personale che permette a Washington di regalare un'interpretazione intensa e toccante, in cui diverse scene restano impresse nella memoria dello spettatore per sempre.
Detective scaltro e metodico ne Il collezionista di ossa
Nel 2000 Phillip Noyce dirige Denzel Washington e Angelina Jolie nel thriller Il collezionista di ossa, ispirato all'omonimo romanzo di Jeffery Deaver. Lyncoln Rhyme è un detective della polizia scientifica di New York che, in seguito ad un incidente, resta paralizzato. Come una versione moderna del celebre La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, egli porta avanti un'indagine su un serial killer da casa, grazie alla collaborazione della giovane poliziotta Amelia Donaghy. Lei è il corpo e lui la mente come unica speranza per porre fine all'opera macabra di un folle che colleziona una serie di vittime innocenti. Una prova attoriale con poca libertà di movimento per l'attore, che non può fare affidamento sul linguaggio del corpo ma si concentra sull'espressività del volto.
Pugile in cerca di riscatto in Hurricane
Denzel Washington vince il Golden Globe e conquista una nomination al Premio Oscar per il suo ruolo in Hurricane - Il grido dell'innocenza del 1999, diretto da Norman Jewison. Egli interpreta il pugile Rubin Carter che cresce in un'America razzista e viene condannato a tre ergastoli per tripclie omicidio. Mentre sconta la sua pena comincia a scrivere la sua storia, fino a quando un giovane canadese la legge e si interessa all'uomo e al campione che forse non è colpevole come sembra. Una storia di riscatto e amicizia sullo sfondo di una battaglia civile emozionante, in cui Washington lascia il segno.
Poliziotto consumato in Training Day
"La morte è certa, la vita no", recita il sergente Alonzo Harris interpretato da Denzel Washington nel film Training Day. Un ruolo che gli è valso il Premio Oscar come miglior attore protagonista nel 2002 per una storia di droga e giustizia ambientata nella periferia di Los Angeles. Harris lavora da tredici anni nella sezione narcotici della polizia di Los Angeles adottando dei metodi alquanto insoliti e discutibili e quando gli viene affiancato il giovane collega Jake Hoyt (Ethan Hawke) inizia un conflitto in continuo bilico tra corruzione ed etica, in un mondo in cui fare la parte dei duri sembra l'unico modo per sopravvivere.
Un medico alla ricerca di risposte in Antwone Fisher
Questo biopic del 2002 segna l'esordio alla regia di Denzel Washington e racconta la storia vera di Antwone Fisher, interpretato da Derek Luke. Quest'ultimo è un marinaio di colore con problemi di autocontrollo che si scontra spesso con i suoi superiori e i commilitoni, fino a quando non viene affidato ad uno psichiatra che può aiutarlo. Washington è il Dottor Jerome Davenport, che riesce ad instaurare un rapporto con il ragazzo scoprendo gradualmente il suo triste passato di violenza e dolore. Il confronto tra i due diventa un'occasione di riscatto personale, ma anche una terapia collettiva del perdono che permette di sconfiggere i demoni che hanno danneggiato la vita di entrambi in modo diverso.
Lo sport per recuperare un figlio in He Got Game
Dopo dieci anni passati a pensare di fare un film sullo sport, Spike Lee dirige nel 1998 He Got Game, firmandone anche la sceneggiatura. Così manda il copione a Denzel Washington che all'epoca non aveva mai interpretato un ruolo simile, ma l'attore accetta subito di vestire i panni di Jake Shuttlesworth, un detenuto in libertà vigilata che deve convincere il figlio Jesus Ray Allen a firmare un contratto con la Big State, l'Università del Governatore, per mettere il suo talento al servizio della squadra di basket. Lo sport aiuta a raccontare un rapporto profondo e conflittuale tra un padre e un figlio che sono stati messi a dura prova dalla vita.
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Un allenatore contro i pregiudizi ne Il sapore della vittoria
Restando in ambito sportivo, difficile dimenticare il ruolo carismatico di Denzel Washington nel film Il sapore della vittoria diretto da Boaz Yakin, che porta sullo schermo la storia vera della squadra di football americano del liceo T.C. Williams High School della Virginia. Egli interpreta l'allenatore nero Herman Boone, che deve sostituire il precedente coach sotto la pressione di una cittadina razzista nell'America degli anni '70. Un dramma sportivo in lotta contro i pregiudizi, tra scossoni emotivi e una violenza che alimenta una tensione costante.
Vittima del Sogno Americano in American Gangster
"Quando una cosa è tua, la chiami come vuoi!", recita Denzel Washington nei panni del narcotrafficante Frank Lucas di American Gangster, film del 2007 diretto da Ridley Scott. Nella New York degli anni '70 un tranquillo autista di un boss della malavita afroamericana raccoglie l'eredità criminale del capo defunto, trasformandosi nel primo trafficante di droga della Grande Mela. Russell Crowe nei panni del detective Richie Roberts cerca di anticipare le sue mosse per cercare di fermarlo una volta per tutte. Ancora una volta Washington si misura con un uomo del Sud legato alla famiglia, religioso praticante, provocato da una società violenta, razzista e illusa dal Sogno Americano.