È vero, "dopo Avengers: Endgame l'MCU è cambiato", ha ragione quel chiacchierone di Deadpool, vox populi per eccellenza tra i vari supereroi (anzi, antieroi) dei fumetti della Casa delle Idee, "e il multiverso non ha funzionato: un flop dopo l'altro". Ma perché non ha funzionato? Cos'è andato male dopo quel fatidico 2019? Un po' tutto a dire il vero e non solo nella Marvel lato Disney (tra frammentazione seriale e scomparsa di villain), quanto in tutto il mondo reale. Può darsi le due cose siano anche in qualche modo collegate, dopotutto l'MCU ha sempre cercato di raccontare la realtà.
Il pubblico è andato in confusione riguardo le proprie aspettative e così anche i Marvel Studios, che non hanno saputo prendere in mano la situazione e farsi carico di una fase di transizione che doveva passare necessariamente per l'elaborazione di un lutto di un'epoca cinematografica, combaciante, fatalità, con una fase storica delicata come quella che siamo vivendo. La trovata del multiverso ha permesso a Kevin Feige e soci di ingannare la morte e quindi il lutto, ma ha finito con il creare un loop, riproponendo con Kang uno schema desueto e che non convinceva neanche loro, confondendo così gli spettatori ancora di più. Poi Majors è scomparso dai radar e siamo arrivati a Deadpool & Wolverine.
Per la prima volta l'MCU dà l'impressione di aver capito che il multiverso non è solo una linea editoriale, ma un'esigenza esistenziale, utilizzandolo finalmente per parlare al suo pubblico del proprio percorso anche in senso di scelte aziendali, ma soprattutto per celebrare il passato e iniziando, quindi, il suo percorso di elaborazione. Per farlo bisognava adottare un punto di vista metanarrativo. Meglio, se di qualcuno che ha assistito da fuori a questo percorso prima di tutto industriale. Proprio come Deadpool.
Una romantica e spietata love story
Deadpool & Wolverineè una love story tra un antieroe perfetto per dissacrare un passato dalla gloria considerata da tutti intoccabile e una figura così legata a quello stesso passato che un suo ritorno non poteva che essere il più significativo tra i vari possibili. Questo ha permesso di creare un cortocircuito che ha presentato nell'MCU due emissari agli antipodi: uno che non vede l'ora di abbandonare la vecchia versione di sé e uno che si porta dietro tutta la sua gloria.
Il viaggio di questa meravigliosamente assortita coppia rappresenta il distacco e il dolore che questo comporta e si fa eco di quello che deve compiere l'MCU e che devono quindi compiere anche i suoi spettatori, sia vecchi che giovani. Il cambiamento nell'uso del multiverso ne è la prova, laddove prima veniva adoperato per evitare di andare avanti, come Spider-Man: No Way Home, ora viene impiegato per celebrare un passato e quindi la sua fine.
La risposta dal significato opposto ai camei de terzo film dello Spidey di Tom Holland sono tutti i volti dei supereroi Marvel che furono creati (o avrebbero potuto essere creati) nell'universo della 20th Century Fox, nella misura in cui ciò che essi possono reclamare non è un posto a tavola, ma un finale degno di quello che è stato concesso a Logan. D'altro canto lui ora non ne ha bisogno. Un tributo che viene sottolineato anche durante i titoli di coda della pellicola.
Deadpool & Wolverine, volete gli spoiler? Ecco tutti i camei nel film!
Deadpool & Wolverine: un (uso del) multiverso tutto nuovo
Rispettando la tradizione che vuole ogni film dell'MCU concepito a strati, il film diretto da Shawn Levy inserisce il cammino sopradescritto all'interno di una cornice rivoluzionaria probabilmente non solo per la storia degli studios, ma forse per la storia del blockbuster nordamericano. Adottando la prospettiva di Wade Wilson, il multiverso viene utilizzato in un senso metacinematografico per inserire la cronistoria aziendale della Marvel / Disney all'interno della struttura narrativa come parte fondamentale della trama nello specifico, ma anche del suo significato inteso in senso più ampio.
Gli studios raccontano se stessi e le loro scelte attraverso l'accesso al multiverso di un mercenario che ha la capacità unica e inimitabile di parlare in modo dissacrante e sboccato direttamente al pubblico. Il personaggio aggiunge al multiverso un livello di complessità in più, essendo il solo a vivere sia dentro che fuori dallo schermo, ovvero con la consapevolezza di essere un supereroe all'interno di un franchise audiovisivo. Una trovata geniale che è stata pensata nel 2016 e che con il senno di poi si potrebbe rivelare la mossa giusta per raddrizzare un uso di una linea editoriale data per spacciata quasi subito se non per rappresentare un distributore di fan service di livello industriale. Questo almeno, stando al finale del film, ipotizzano i creatori.
In questo contesto più che il Messia della Marvel, Deadpool diviene la sua anima operaia, quella che deve intervenire a fare il lavoro sporco, ovviamente con una sagacia e un'irriverenza degna della miglior faccia da schiaffi sul pianeta Terra. Lui è una sorta di Virgilio manipolatore, che prende quello che gli serve dal passato (Wolverine) e da un bacio d'addio (ma pieno di amore) a tutto il resto. In altre parole, Deadpool & Wolverine ci dice cosa è oggi la Marvel, cosa sta facendo, di cosa si è accorta e quindi cosa vuole correggere e, soprattutto, di cosa ha bisogno. In attesa di questo benedetto futuro, ora si gioca a carte scoperte (e a maschere, scoperte), casomai qualcuno avesse ancora dubbi.