Metti una domenica a pranzo con Ryan Reynolds e Josh Brolin: incredibile ma vero, è successo. Davanti a un piatto di antipasti, gli attori, arrivati a Roma per presentare Deadpool 2, nelle sale italiane dal 15 maggio, hanno cominciato a parlarci dei loro personaggi, antieroi scorretti e irriverenti, ma serissimi davanti alla mozzarella.
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Reynolds torna dunque a indossare la tuta aderente rossa e nera di Deadpool ed è pieno più che mai di amore per il suo personaggio: "Deadpool è un uomo del popolo: dice e fa quello che il pubblico pensa, ha un rapporto diretto con gli spettatori, una cosa inusuale. Ridefinisce inoltre il concetto di eroe e antieroe: è una persona moralmente flessibile, un personaggio a metà tra i due, un qualcosa di completamente diverso rispetto ai classici eroi dei fumetti, quasi tutti incredibilmente virtuosi. Deadpool è un idiota disfunzionale, non è perfetto come Superman, cerca sempre di essere un po' meglio del giorno precedente, e credo che molti si possano identificare in lui".
Josh Brolin invece è Cable, uomo venuto dal futuro per cambiarlo: "Questo film è molto diverso dagli altri cinecomic che ho fatto: la prima scena che ho girato era di 7-8 pagine, ero circondato da stand-up comedians, una cosa che non mi era mai successa, quindi ero un po' nervoso. È stato difficile interpretare questo personaggio tutto d'un pezzo mentre mi sentivo così vulnerabile. Mi sono affidato a Ryan, perché credo che lui comprenda meglio di tutti questo tono particolare, lo ha creato lui, e, mano a mano che acquisivo sicurezza, tutto diventa sempre più divertente. Spero che questo si veda nel film".
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Interpretare un villain
Per Brolin Deadpool 2 non è il primo cinecomic: in questi giorni è in sala anche con Avengers: Infinity War, in cui è Thanos, mentre in passato è stato il protagonista di Jonah Hex, film meno fortunato: "Spesso gli attori dicono che il ruolo del villain è più complesso, ma per me non è così: per me si tratta semplicemente di affrontare qualcosa che non ho mai fatto. Sono nato con questa faccia, sono del tipo di Tommy Lee Jones, quindi predisposto per interpretare i cattivi, mi sta bene, ma per me l'obiettivo è cercare di mettere le mani su ruoli e storie il più possibile diversi tra loro. Le scelte che ho fatto fino a ora si sono rivelate originali. Per me una storia è una storia, non ho mai pensato che i film tratti dai fumetti fossero qualcosa di meno valido dei film indipendenti anni '70 di John Cassavetes: recitare è recitare. Per me fare Avengers è stato come fare uno spettacolo di teatro indipendente: sono cresciuto leggendo i libri di Ray Bradbury, grazie a quelle letture improvvisamente il mondo, magari non è che avesse più senso, ma è diventato più sopportabile. Sono diventato cosciente di poter viaggiare in quei mondi senza nessuna conseguenza: è stato quasi come scoprire le droghe! Certo, ho fatto Jonah Hex e si è rivelata una scelta sbagliata, ma semplicemente perché il film non era buono. Mi era rimasto il desiderio di riprovarci: sono stato molto fortunato con Avengers, grazie agli autori e alla CGI siamo riusciti a creare un personaggio a tutto tondo. Non sto a sentire chi dice che la recitazione in motion capture non è vera recitazione: una buona storia è una buona storia".
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Soldado: Stefano Sollima secondo Josh Brolin
Con l'arrivo della pasta, mentre discutevano se fosse più buona la cacio e pepe o l'amatriciana (nota: Reynolds preferisce la prima, mentre Brolin la seconda), l'interprete di Cable e Thanos ci ha raccontato qualcosa del set di Soldado, sequel di Sicario e primo film americano di Stefano Sollima: "Io e mia moglie amiamo l'Italia, veniamo spessissimo in vacanza qui: essere diretto da un romano è stata una cosa meravigliosa. L'unico problema è che non parla benissimo l'inglese: a volte non riuscivo a capire, guardavo sempre Benicio (Del Toro, ndr.) che si ammazzava dalle risate. È stata un'esperienza bellissima: il film ha superato le mie aspettative, era difficile fare un sequel fresco e originale, ma credo che Sollima abbia fatto un lavoro fantastico. Credo che per lui sia l'inizio di un bellissimo percorso".
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Deadpool: il più infantile dei supereroi
Il primo Deadpool è stato un fulmine a ciel sereno: dopo anni di cinecomic corretti, Wade Wilson ha portato una ventata di irriverenza inedita, di cui Reynolds è entusiasta: "Sul set giri ogni scena come se ti tuffassi in una piscina piena di pezzi di vetro, ma, una volta al montaggio, se ci siamo spinti troppo in là possiamo rimediare. Con David Leitch, il regista, ci siamo assicurati di non esagerare, anche se in ogni caso volevamo spingere più in là i confini: il nostro è un cinecomic diverso, è provocatorio, il protagonista è un bambino irrazionale, che esorcizza la sua sofferenza attraverso l'umorismo. Per fortuna c'era Josh a tenermi in riga: è proprio un bravo papà, non si è trattenuto nemmeno di fronte a mia madre".
Ma non è andata sempre così: Reynolds è stato anche un supereroe sfortunato, Lanterna Verde (anche se sul set di quel film ha conosciuto la sua futura seconda moglie, Blake Lively): "Lanterna Verde è stato un fallimento, non ha funzionato. Questo succede quando dai troppo spazio al contesto e alla spettacolarità e meno al personaggio: Avengers è così fantastico perché si basa tutto sui personaggi. Con Deadpool abbiamo fatto lo stesso: forse perché non possiamo permetterci gli effetti degli Avengers. Deadpool non vuole salvare il mondo: è un antieroe, è un disastro. La necessità è la madre della creatività e per Deadpool 2 è stato così: meno ci davano e più ci siamo affidati ai personaggi. Credo sia la nostra forza: ci dà la possibilità di fare cose che nessun altro può fare".
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Il cuore al posto giusto
In Deadpool 2 Wade ha un forte desiderio di paternità, forse perché anche il suo interprete è ormai un padre, come ci ha detto con l'arrivo del tiramisù: "Credo che i bambini ti rendano una persona migliore perché ti fanno capire quali sono le cose veramente importanti della vita: appena hai dei figli capisci quali sono le priorità, ti permettono di uscire da te stesso e cominciare a occuparti di qualcun altro, ti fanno crescere. Ho visto cosa succede alle persone quando hanno dei figli, come maturano, e volevo che accadesse anche a Deadpool: volevo che il film parlasse della famiglia e abbiamo preso ispirazione dalla Pixar, certo, utilizzando un tono molto più violento e scurrile. Anche il romanticismo era molto importante: la vita è una collezione di piccoli momenti e ho voluto mettere qualcosa della mia esperienza personale nel film".
Il suo cuore quindi è finalmente nel posto giusto? "Il dolore ci rende ciò che siamo: tutto ciò di terribile che mi è successo nella vita mi ha portato qui. Se cambiassi anche soltanto una di quelle cose tutto sarebbe diverso. A 20 e 30 anni ero un idiota completo: a 40 credo che il mio cuore sia finalmente nel posto giusto".
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Deadpool 3
Il secondo capitolo è appena uscito e già si parla di Deadpool 3, che potrebbe arrivare a fusione avvenuta tra Disney e 20th Century Fox: "La Disney non ci dice nulla, non sono legalmente autorizzati a parlare della fusione fino a quando non sarà completata" ci ha detto diplomatico Reynolds, proseguendo: "Tutto quello che so è che Bob Iger, il capo della Disney, ama Deadpool e mi basta. Vorrei che Deadpool 3 andasse in una direzione completamente diversa: qualcosa tipo film da Sundance. Il prossimo film dovrebbe essere sulla X-Force: non so se si farà, perché Deadpool è un outsider e per farlo essere tale devi togliergli tutto quello che ha. Non so quanto ancora possa continuare a farlo. Mi piacerebbe vederlo in una dinamica di gruppo comunque: sarebbe divertente perché è il più infantile di tutti e mi piacerebbe vederlo relazionare con altri".