Davide Marengo ci parla del suo esordio, Notturno Bus

Dopo anni di esperienze in campo cinematografico, il regista Davide Marengo si affaccia al lungometraggio. Dirige un film di genere, innovativo e divertente. Nelle sale dall'11 Maggio.

All'anteprima romana di Notturno Bus, Davide Marengo, il produttore Sandro Silvestri e gran parte del cast (Valerio Mastandrea, Giovanna Mezzogiorno, Roberto Citran, Francesco Pannofino, Marcello Mazzarella, Massimo De Santis, Manuela Morabito) hanno incontrato la stampa per presentare questo nuovo prodotto, frutto di tre anni e mezzo di duro lavoro. Un film ironico, stravagante, fatto di generi diversi, abilmente dissacrati.

Come è nata l'idea del film e come vi siete incontrati?

Davide Marengo: Ho avuto la fortuna di incontrare Sandro Silvestri. Mi ha chiamato perché stava cercando un regista per questo film, tratto dal romanzo di Rigosi, che io avevo già letto per coincidenza un annetto prima. Tre anni e mezzo fa è iniziata questa avventura molto lunga, che da subito mi ha entusiasmato molto. Abbiamo creato un squadra davvero molto motivata.

Sandro Silvestri: Come nasce un film è sempre una domanda interessante; spesso nasce da un insieme di piccoli misteri. A questo film io tengo particolarmente, rappresenta un po' la mia concezione di come dovrebbe funzionare la produzione di un film. Io credo nella squadra, nel gruppo che lavora insieme in modo attivo. Avevamo già in mano una buona sceneggiatura, molto convincente; c'era quindi l'esigenza di trovare qualcuno in grado di dirigerla. All'inizio abbiamo pensato di rintracciare registi che fossero quantomeno affermati. Devo dire che abbiamo ricevuto una serie di porte in faccia. Questo perché in Italia i registi non sono molto abituati a dirigere storie che provengono dall'esterno; e per esterno non intendo solo loro stessi, ma anche gli sceneggiatori con cui sono abituati a lavorare, o i produttori con cui trattano di solito. Insomma proporre qualcosa a qualcuno ad un certo punto sembrava quasi un offesa. Allora abbiamo pensato di rivolgerci ad un esordiente, e penso proprio che sia stata la scelta più giusta. Siamo arrivati subito alla scelta di Davide, il primo e l'unico a essere stato chiamato. Dopo la scelta è iniziato un vero e grande lavoro di equipe. Così come hanno lavorato bene gli sceneggiatori, che hanno fatto ben 21 revisioni prima della sceneggiatura definitiva, hanno lavorato benissimo anche gli attori, che hanno contribuito molto a raffinare alcune scene. Tutto lo staff tecnico è stato notevole, dalla fotografia di Catinari al montaggio di Marone, che è riuscito a dare un ritmo al film anche laddove c'erano scene difficili in questo senso, come quella dell'inseguimento con gli autobus, che come ben sapete sono lentissimi.

Una domanda per gli attori. Avete cercato di aiutare Davide nella riuscita di alcune scene, mettendo a disposizione la vostra esperienza?

Giovanna Mezzogiorno: Sì, ho cercato di contribuire, come faccio sempre. Con la mia recitazione, con la mia idea del personaggio. Volontariamente o involontariamente in un film si interviene sempre. Generalmente io non contesto tantissimo la sceneggiatura, tanto meno la regia. Se sono in disaccordo con qualcosa ho un trucco tutto mio, cioè non mi esprimo al riguardo; però poi pian piano porto il regista a capire, magari creando un contrasto tra la mia idea e la sua. Ci tengo a dire che Davide ha tutta la mia ammirazione, perché non è facile dirigere un film su commissione, e sono d'accordo con Silvestri quando dice che in Italia si vuol essere prevalentemente autori. Per esempio io, oltre a Davide, ho lavorato solo con un altro regista che non era autore del film. È una cosa tipicamente italiana questa; all'estero non c'è questa chiusura così accentuata, anzi il film su commissione è comunissimo. Mi complimento con Davide quindi perché non è semplice dirigere una storia che non ti appartiene, che non ha nulla di autobiografico, nulla di tuo insomma. Ci vuole una grossa capacità. Tra l'altro il film è molto complesso, è un film d'azione, dove ci sono parecchie scene difficili. Una bella prova per essere un'opera prima.

Il film è un mix di generi. Quanti ne sono stati messi, e con quale criterio sono stati uniti?

Davide Marengo: Di generi ce ne sono tanti. Tutto parte da un romanzo davvero molto equilibrato in tal senso. Equilibrio che tra l'altro è stato molto difficile da trasferire al cinema. C'è la commedia, la commedia romantica, c'è il noir, l'azione... davvero tanti generi. E la sfida per me è stata proprio non far crollare questo castello che si reggeva perfettamente in equilibrio. Anche per questo in fase di sceneggiatura ci sono state ben ventuno revisioni. Era un risultato difficile da ottenere, una cosa è scrivere, un'altra è realizzare. Questa fiducia che mi è stata data mi ha gratificato molto, e ha sicuramente contribuito alla riuscita del film.

Valerio Mastandrea: E dai, diciamolo che abbiamo anche discusso... ogni tanto, alle sette e mezzo di mattina, si litigava! (sorride). Non perché non si volesse fare il proprio lavoro ma proprio perché era un copione talmente pieno e difficile, che poi ognuno cercava di metterci del suo. Spesso si discuteva perché c'erano pareri contrastanti. Tanto materiale, tante idee.

Dopo ventuno revisioni della sceneggiatura, quanto è stato tradito di quella originale e del romanzo stesso?

Giampiero Rigosi: Mi sono seduto davanti al prodotto finito cercando di dimenticare che avevo scritto il romanzo e la sceneggiatura. Devo dire di aver ritrovato tutto. Mi è sempre stato detto che il romanzo sembrava già un film, per come è stato scritto. In realtà invece la trascrizione è stato molto difficile. Chiaramente ci sono degli intrecci nel romanzo che abbiamo dovuto eliminare, però direi che è rimasto tanto dei personaggi e dello spirito generale della storia. Come già detto mi ha convinto molto il fatto che, durante la visione, il film mi faccia ancora sorridere e mi appassioni, nonostante abbia scritto il romanzo e tantissime revisioni della sceneggiatura.