Daredevil, quel supereroe Marvel che ha lasciato un profondo solco nella memoria degli appassionati: lo show Netflix ideato da Drew Goddard (7 sconosciuti a El Royale, Quella casa nel bosco), infatti, è probabilmente il picco qualitativamente più alto raggiunto da La Casa delle Idee, e poco importa se, all'epoca, si trattava di un titolo targato Marvel Television. Nonostante, fino a qualche giorno fa, l'opera sembrasse far parte di un universo separato, i fan hanno continuato ad avere bene in mente l'ottima caratterizzazione del personaggio (interpretato da Charlie Cox) così come della sua nemesi Kingpin (Vincent D'Onofrio), ricordando perfettamente anche l'ottimo lavoro in sede di atmosfera e coreografie.
Il risultato è una moderna trasposizione fumettistica del Diavolo ideato da Mark Millar, con tante suggestioni integrate in scena. Di recente, però, la Marvel ha deciso di accontentare il pubblico: la serie Daredevil è diventata canonica (e forse anche tutti gli altri prodotti Marvel Television). Con una domanda: siamo realmente sicuri che la company sia consapevole della direzione intrapresa?
Daredevil, un canone tardivo
Da quando è stata annunciata ufficialmente Daredevil: Born Again, ovvero dall'estate del 2022, le domande riguardo la natura di questa nuova serie sono affiorate più e più volte, in alcuni casi in maniera decisamente insistente. Uno dei punti nevralgici delle varie riflessioni sul tema ha sempre riguardato proprio la relazione tra l'opera di Goddard e questo inedito show, tenendo conto che, perlomeno all'inizio, proprio Daredevil fosse considerata morta insieme a tutta Marvel Television. Tutto questo è cambiato quando Brad Winderbaum, produttore esecutivo della miniserie Echo, ha confermato che gli eventi di Daredevil appartengono alla linea temporale, e quindi sono parte integrante dell'MCU. Tale conferma, tra l'altro, arriva immediatamente dopo il lancio di un video promozionale di Echo nel quale sono apparsi alcuni frame relativi al personaggio di Wilson Fisk presi direttamente da Daredevil, ufficializzando implicitamente l'opera. Un riconoscimento comunque tardivo che fa sorgere diversi dubbi sulle circostanze e le motivazioni dietro questa decisione.
Il cambio artistico è stato fondamentale
Alcune recenti dichiarazioni di Vincent D'Onofrio, che è già tornato ad interpretare Kingpin in Echo, sembrano far luce sulla faccenda, in quanto asseriscono, senza troppi dubbi, che questo riscoperto canone è stato portato avanti solo da poco, quando è stato effettuato il tanto chiacchierato reset di Daredevil: Born Again: "Durante il riavvio di Daredevil: Born Again, tutti gli autori si sono riuniti e hanno detto: 'Guardate, è così che dobbiamo fare. Quindi ne parleremo sicuramente solo in termini di collegamento diretto con il Daredevil originale, e questa è una cosa fantastica. Porterà con sé un sacco di storie interessanti e tutte le storie collaterali che sono accadute in quelle tre stagioni originali".
Viene quasi da sostenere che proprio questo cambio in corso d'opera abbia salvato l'intero progetto che, in un altro contesto, sarebbe stato decisamente molto vicino al fallimento. Con malizia, però, siamo ugualmente portati a riflettere su quanto questa scelta sia stata frutto di un rinsavimento improvviso o, al contrario, costruita soltanto per mantenere un rapporto forte con la community Marvel.
Daredevil: Born Again, seguire la scia del pubblico?
Partiamo proprio da quest'ultima possibilità, che comunque bisogna tenere in considerazione visto l'evento considerato eccezionale. Ascoltare l'esigenza del pubblico, anche se per fini puramente commerciali, non è da considerare un approccio sbagliato a priori. Quello che però potrebbe portare a un disastro annunciato è partire con questi presupposti senza crederci veramente. Tale scenario, che chiaramente ci auguriamo non avvenga, potrebbe essere segnalato già dai primi episodi di Daredevil: Born Again, degli infausti presagi che nel corso della serie allargherebbero la loro sfera d'influenza fino a mettere in piedi un prodotto costellato di buone intenzioni, ma dalla scarsa sostanza. Sicuramente i recenti rumor di una possibile apparizione di Foggy Nelson e Karen Page, rispettivamente interpretati da Elden Henson e Deborah Ann Woll, non sono assolutamente confortanti perché, nel caso fossero confermati, potrebbero alimentare il solito fanservice invece che dare corpo alla serie dopo che i due attori hanno ribadito che non avrebbero preso parte allo show Marvel.
Integrare il passato prendendosi la giusta dose di rischi
Detto questo, come tra l'altro abbiamo messo in evidenza all'interno di un approfondimento dedicato, questa compenetrazione tra Daredevil e Daredevil: Born Again potrebbe invece essere il risultato di una rivoluzione in piena regola attuata dai Marvel Studios (e sarebbe anche ora, verrebbe da dire). Sì, perché di fronte ad un'oramai evidente approssimazione di prodotti tra mondo televisivo e cinematografico, con poche eccezioni, la Casa delle Idee potrebbe, in questo caso, dimostrare di aver capito finalmente da dove ripartire, perlomeno con questa serie dedicata al Diavolo Custode. Se effettivamente la company sarà così coraggiosa da tentare questo approccio, tra l'altro in parte confermato da una scelta decisamente controcorrente e rischiosa, ovvero quella di ricominciare da capo con la produzione, forse dovremmo dimenticarci la versione umoristica del personaggio che abbiamo visto in She-Hulk: Attorney at Law. Proprio quel cameo è stato agrodolce: da un lato è stato emozionante rivedere il vigilante in azione, dall'altro notare la sua rilettura completa è stata un tuffo al cuore difficile da sostenere.
Un approccio simile a The Suicide Squad
Veniamo, infine, a un altro dubbio rimasto insoluto: ora che sappiamo, per certo, che Daredevil è da considerare canonica e che quindi Born Again sarà in qualche modo connessa allo show Netflix, non risulta comunque chiaro che tipo di collante ci sarà tra passato e presente del personaggio. Non è infatti sicuro che quello che vedremo su schermo sarà una semplice conseguenza di quanto accaduto all'interno del prodotto distribuito tra il 2015 e il 2018 e la parola "continuità" usata così tanto specificamente da Vincent D'Onofrio potrebbe essere un segnale ben preciso. Se ci pensate bene, dare per scontato dei fatti accaduti in precedenza o, peggio, dover dare spiegazioni forzate durante lo sviluppo della storia potrebbe essere deleterio ai sensi della fruibilità della nuova serie e quindi potrebbe essere più logico un approccio simile a quello perseguito da The Suicide Squad di James Gunn rispetto a Suicide Squad di David Ayer. Parliamo di una sorta di via di mezzo, tra sequel e reboot che si fa forza sicuramente sul passato del personaggio, senza però dover necessariamente riprendere le fila dalla fine dell'arco narrativo precedente.