Recensione L'armata delle tenebre (1992)

E' arrivato dal futuro ed ora vuole tornare al presente. E' Ash, l'eroe scapestrato e spaccone che combina guai per poi doverli scongiurare. Sam Raimi approda con il terzo episodio de 'La casa' al suo film fantastico più completo e più ironico.

Dacci un po' di zucchero, Sam!

Dopo Frankenstein Junior, è L'armata delle tenebre la più grande horror comedy della storia del cinema. Un po' a sorpresa in realtà, perché la pellicola firmata da Sam Raimi nacque come terzo episodio della serie inaugurata da La casa. Ci si attendeva, ancora una volta, una sferzante catena di truculenti delitti perpetrati dalle forze malefiche evocate con la lettura del Libro dei Morti. L'armata delle tenebre, invece, porta alle estreme conseguenze l'ironia mordace presente sotto la scorza de La casa e La casa 2, senza rinnegare però le sue vere origini. L'armata delle tenebre conta su un apparato scenico impressionante (attualissima è la straordinaria sequenza dell'esercito degli scheletri) e su un ventaglio di effetti speciali senza paragoni. La forza intrinseca della pellicola di Raimi è tutta qui. Ash, catapultato nel XIV secolo, diventa un paladino del nuovo millennio, quasi una caricatura dei personaggi di Sergio Leone, un eroe a metà tra il demenziale e l'irriverente, con tante macchie ma senza paura.

Il regista americano prosegue con Lìarmata delle tenebre il suo personale percorso di ricerca, facendo combaciare le sue incredibili capacità tecniche con il tentativo di sintetizzare in un sol colpo diversi generi cinematografici: l'horror (per il contesto originario della saga), il fantasy (la collocazione storica piena di combattimenti in stile cappa e spada, motosega e fucile permettendo...), il cartoon (il protagonista che subisce le angherie di scheletri e mostri, e che ad un certo punto cade letteralmente a pezzi, è comunque sempre in grado di ricomporsi, vivo e vegeto, riacquisendo in un batter d'occhio le sue piene capacità motorie, proprio come i tanti personaggi dei cartoni animati) la slapstick comedy (ma la linguaccia di Ash è tutta da screwball comedy), il western (gli atteggiamenti spregiudicati da cowboy urbano assunti dallo stesso Ash) e la science-fiction (il viaggio nel tempo). Tutto ciò nell'arco di novanta minuti di visione, senza cedimenti e senza momenti di stanca.

Raimi travolge continuamente lo spettatore con un flusso ininterrotto di immagini vertiginose e di trovate geniali, catapultandoci nelle viscere della terra (la lotta nel pozzo) per poi, un attimo dopo, proiettarci in aria (la cattura di Sheila). Le proverbiali evoluzioni della sua macchina da presa sono al servizio di una trama variegata in cui lo spavento e i momenti splatter non possono che far sorridere di gusto. Nella colonna sonora, inoltre, è presente anche uno dei migliori temi in assoluto usciti dalla penna del grande Danny Elfman. Tutto concorre, insomma, a fare de L'armata delle tenebre una delle migliori pellicole in assoluto di Sam Raimi che, con i due recenti Spider-Man e Spider-Man 2 (ottime pellicole, intendiamoci), rinnegherà un tantino lo spirito e la vena più genuinamente cinefila degli inizi.