Quella storia del pugno grande quanto il cuore dev'essere vera. Creed 2 è lì a confermarcelo con passione, sudore, rispetto per il passato e tanta voglia di emancipazione per il futuro. Meno coraggioso del suo predecessore, che aveva trattato con molto tatto il tema della malattia, il film di Steven Caple Jr. riesce comunque nella difficile impresa di essere un doppio sequel (di Rocky IV e Creed) e di specchiarsi con coerenza nei desideri di Adonis Creed. Così come il suo pugile, anche la saga cerca di scacciare le ombre del passato, di non vivere solo e soltanto di luce riflessa, di non nutrirsi solo di vecchia e impolverata nostalgia.
Il cuore è tutto lì: nella carezza verso il mito e nel pugno in faccia alla malinconia che non fa andare avanti. Per questo Creed 2 non è caduto nella facile tentazione di soffermarsi troppo sulle vecchie ruggini tra Rocky Balboa e Ivan Drago (era stata girata una scazzottata tra i due, ma per fortuna la scena è stata tolta in fase di montaggio). Ci bastano pochi sguardi e poche parole dei due vecchi combattenti ormai logori, stanchi ma ancora non arresi per percepire tutto l'astio ancora presente tra i due. Qualcosa che non conosce scuse o perdono. E allora ecco traslare tutto sulle possenti spalle di Adonis e Viktor, l'orfano benestante e il cane bastonato, il figlio del grande campione ammazzato sul ring contro il figlio del suo assassino. Due ragazzi fagocitati in modi diversi dal passato che li perseguita; due persone costrette a lottare per ribadire la propria indipendenza senza mai dimenticare i loro legami.
Perché i paragoni sono inevitabili e insopportabili, e il film - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Creed 2 - è abile nel creare questo terreno comune sotto i piedi dei due pugili messi contro dal destino, o meglio, da quel celebre e maledetto incontro del 1985. Un carico di astio, rancore e riscatto che rende il film una tempesta emotiva sovraccarica di sentimenti contrastanti. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un articolo alle scene più belle ed emozionanti di Creed 2. Quelle che ci hanno messo in un angolo, quelle che ci hanno colpito ai fianchi e che hanno mostrato il cuore di una saga che, grazie all'esempio dell'indimenticabile Rocky Balboa, ci ha insegnato ancora una volta che gli eroi non esistono. Gli eroi resistono.
1. Ti rispiezzo in due
Un ristorante che sembra un museo pieno di ricordi. Un locale dedicato alla memoria dell'amata Adriana perduta, una mostra di vecchie fotografie in bianco e nero, in onore della vecchia gloria sfociata nel mito di Rocky Balboa. È questo il teatro per l'unico faccia a faccia verbale tra lo Stallone Italiano e Ivan Drago che vedremo nel film. Più avanti ci saranno solo sguardi torvi. Nient'altro. In una scena per niente enfatizzata, ma normalizzata come le vite di questi due vecchi pugili, Creed II ci mostra con schiettezza e semplicità tutto il risentimento di Ivan Drago, deciso a lanciare la sua sfida al giovane Adonis Creed per riscattare il suo nome attraverso il figlio. Per dare forma all'astio dello "spezzatore russo", da sempre abile nella sintesi, bastano soltanto cinque parole: "Belle foto. Nemmeno una mia". Il tutto mentre lo sguardo languido di Sylvester Stallone capisce benissimo dove condurrà tutto questo.
2. La furia del Drago, la caduta di Adonis
Quasi una tonnellata di rabbia, ossessione e cattiveria. Uno sguardo minaccioso sul ring che celano due occhi capaci di sembrare persino docili quando obbediscono agli ordini di un padre severo. Viktor Drago è la vera sorpresa di Creed 2, perché è facile comprenderlo quando lo scopriamo essere soltanto una marionetta incattivita da un genitore arrabbiato col mondo. Una sfumatura che ci fa empatizzare non poco con il colosso ucraino. Questo però, avviene nella seconda metà del film, perché nella prima mezz'ora Viktor è una montagna insormontabile di muscoli, impossibile da scalare anche per il neo campione Adonis Creed. Nel primo incontro tra i due (troppo sospetto per essere quello risolutivo, visto che va in scena molto presto) i figlio del grande Apollo viene letteralmente fatto a pezzi e spazzato via. Il tutto sottolineato dalle ripetute soggettive di Steven Caple Jr., che restituiscono il peso poderoso di ogni pugno. La cocente sconfitta di Creed, scaturita anche da una repressa che ha ne offuscato la mente e di conseguenza annullato la tattica, è il primo squillo del film. All'insegna della sofferenza e della caduta.
3. Diventare gentiori
Tra i meriti di Creed 2 c'è quello di mostrarci la doppia faccia di Adonis. Sul ring ci appare come uno sportivo determinato e rabbioso, ma nella vita privata è ancora un ragazzo pieno di dubbi e insicurezze. Il grande salto verso la vita adulta avviene con la nascita di sua figlia, una bambina che potrebbe aver ereditato la sordità da sua madre Bianca. Un spada di Damocle che pende sulle teste di due giovani genitori intenzionati a capire subito il destino della neonata. Facile capire perché la sequenza del test uditivo rappresenti un apice emotivo e drammatico notevole. Un scena resa toccante grazie alla complicità tra Michael B. Jordan e Tessa Thompson. Sono lontani e separati da un vetro, ma nei loro occhi c'è tanta vicinanza, amore e la consapevolezza di doversi rimboccare le maniche. I due ragazzi sono diventati un uomo e una donna.
4. Di padre in figlio, da figlio a padre
Nella saga che porta il suo cognome, Adonis si muove di continuo sulla soglia tra giovinezza ed età adulta. Succede perché è evidente che la mancanza di una figura paterna nella sua vita lo faccia sentire molto spesso un figlio bisognoso di affetto e approvazione. Però la vita non aspetta nessuno e va avanti imperterrita. Ed è per questo che il grande pugile dal corpo scultoreo ci sembra subito un pivello alle prime armi quando deve badare a sua figlia, senza sapere cosa fare per farla smettere di piangere. In una scena fondamentale per il raggiungimento della maturità, Creed porta sua figlia nell'habitat naturale di famiglia: in palestra. Davanti al sacco da boxe Adonis sfoga tutta la sua frustrazione, abbandona il figlio arrabbiato e diventa il padre amorevole che è destinato ad essere. Il tutto suggellato dalla bellissima inquadratura finale: il ring in primo piano, Adonis che abbraccia sua figlia poco dietro e, infine, l'icona di nonno Apollo a chiudere il grande abbraccio.
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5. Rimettersi in piedi
"No pain, no gain". Questo dice un celebre detto. Senza dolore nulla si ottiene. Questo Adonis Creed non lo sa ancora bene, ed è qui che entra in gioco Rocky, il maestro delle resurrezioni, l'uomo che il tappeto del ring lo ha usato soprattutto come trampolino per rialzarsi tutte le volte. Il dolore e le delusioni non hanno impietrito l'animo di un uomo ancora disposto a investire affetto in qualcuno, e così ecco tornare di prepotenza il rapporto mentore-allievo che ci aveva tanto commosso nel primo Creed - Nato per combattere. Per ricostruire il corpo e lo spirito di Adonis, Rocky lo porta dentro un arido inferno dimenticato dal mondo. O meglio, un purgatorio di anime in pena in cui forgiarsi tra sudore, fatica e stremo delle forze. Nonostante Michael B. Jordan abbia dichiarato di essersi ispirato alla Stanza dello Spirito del Tempo in cui Goku, Gohan, Vegeta e Trunks si sono potenziati in Dragon Ball, a noi sono venuti in mente luoghi balordi come Tana delle Tigri e l'Isola della Regina Nera de I cavalieri dello zodiaco. Ed è in questo afoso e disperato addestramento che Creed 2 fa venire la pelle d'oca. Succede quando un Adonis stremato si rialza a fatica, sancendo l'apoteosi della sua rinascita.
6. Note familiari e spugne
Ovviamente l'apice emotivo del film è lo scontro finale: il rinato Adonis contro l'istigato Viktor. Vendetta, rancori, passato, futuro, agonismo e rivalsa personale condensati in un solo incontro di boxe. Un evento che dice tanto dei due pugili anche attraverso l'entrata in scena dei due, con Drago affiancato dal padre-padrone e Adonis che viene preceduto da sua moglie che gli fa strada verso il ring cantando. I due mondi di Creed e Drago, così diversi eppure così simili nelle ombre da cui fuggire, si scontrano in un duello doloroso ed estremo. Qui si susseguono due momenti dal grande impatto emotivo. Il primo: Creed si rialza dal tappeto dopo averlo preso a pugni e sferra un gancio verso Drago mentre il tema musicale della celeberrima colonna sonora di Rocky rimbomba in sala. La pelle d'oca è servita. Il secondo, non certo da meno: straziato dalla cocente sconfitta subita dal figlio, Ivan Drago compie un gesto che nessuno si sarebbe aspettato da uno come lui. Un gesto che, era lecito aspettarsi da Rocky (colpevole di non averlo fatto per salvare Apollo tanti anni fa): gettare la spugna. Una resa che fa vincere il lato umano di un padre che forse ha imparato a voler bene a suo figlio.
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7. Riconciliarsi
L'epilogo del film è una doppia riconciliazione a favore di lacrima. Le proprie origini che scalpitano dentro, il richiamo di sangue pronto a lenire ogni ferita o incomprensione. Adonis e Rocky tornano alle loro radici e lo fanno ribadendo a se stessi l'inevitabile senso di appartenenza che scorre dentro ogni famiglia. Anche quelle più sfibrate. Rocky ritorna da suo figlio Robert. Adonis porta sua figlia a conoscere il grande Apollo. È il grande saluto tra due nonni (uno defunto e l'altro ignoto) e i loro nipoti ancora inconsapevoli. È l'abbraccio tra due padri e due figli. È il grande cuore della saga di Rocky che pulsa anche dentro nuove storie che accarezzano il passato e danno un pugno alla nostalgia incapace di guardare oltre.