Countdown, la recensione: la morte non si può disinstallare

La recensione di Countdown: partendo da un'idea avvincente, il film di Justic Dec con Elizabeth Lail è un horror sin troppo canonico nei tempi e nelle dinamiche.

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Countdown: Elizabeth Lail e Jordan Calloway in una scena del film

Vite intere racchiuse dentro pochi pollici. Esistenze sfogliabili a portata di touch screen. Ricordi digitali tascabili. Esperienze documentate per filo e per segno da storie che decidiamo di raccontare al mondo. Abbiamo reso gli smartphone scatole nere di noi stessi, contenitori stracolmi di tutto quello che siamo. Ma cosa accadrebbe se un cellulare avesse a che fare con la morte? Ne staremmo alla larga o la nostra dipendenza da smartphone non ne avrebbe timore? Apriamo questa recensione di Countdown scomodando il principale dilemma su cui si basa il nuovo film di Justin Dec.

Ovvero: cosa accadrebbe se ti trovassi davanti a un'applicazione in grado di prevedere esattamente il giorno, l'ora, il minuto e il secondo della tua morte? Nasce da qui un tipico high concept movie (come va di moda chiamarli oggi), ovvero basato su un'idea di fondo forte e intrigante, talmente diretta e potente da poter essere raccontata in pochi secondi a chiunque ti chieda: "Di che parla questo film?". Ispirato a un cortometraggio girato dallo stesso Jistin Dec ormai tre anni fa, e non molto lontano dalla trama di altri film simili nelle premesse (pensiamo a Bedevil - Non installarla), Countdown si crogiola nella sua intrigante premessa, per poi sfociare in un horror sin troppo canonico nei tempi e nelle dinamiche. Nonostante un ritmo ben dosato e una protagonista carismatica, a Dec manca il coraggio per osare, sperimentare, stupire. Tutte cose che rendono Countdown un film meno scioccante e destabilizzante della sua inquietante applicazione.

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Countdown: un primo piano di Elizabeth Lail

La trama: a metà strada tra Final Destination e The Ring

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Countdown: una scena del film con Elizabeth Lail

I tempi in cui si giocava a scacchi con la Morte sono lontani anni luce. Eppure, quell'immagine iconica di quel capolavoro chiamato Il settimo sigillo torna alla mente ogni volta che l'uomo sfida la vecchia Signora con la falce, provando a beffare nei modi più disparati (e disperati) il suo ineluttabile incombere. Cosa che, ovviamente, accade sin dai primi minuti di Countdown. Perché senza pruriti, curiosità e desiderio di sfida, il film non avrebbe motivo d'esistere. Quindi parte tutto da un gruppo di amici che, in un momento di noia durante una festa, decide di installare una misteriosa applicazione apparsa sugli store dei loro cellulari: Coundown. Un'app in grado di predire la data della tua morte. I ragazzi ci scherzano sopra, prendono la cosa sottogamba e si divertono a scoprire il loro destino. Tutti ridono, tranne una. Perché una ragazza del gruppo scopre che mancano poche ore alla sua dipartita. Presagio nefasto che si avvera con spietata puntualità. Parte da qui l'irrefrenabile effetto domino di Countdown, una macchia d'olio che si espande vittima dopo vittima per poi soffermarsi sulla giovane e promettente infermiera Quinn, decisa a sconfiggere quell'assurda maledizione.

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Countdown: una scena con Elizabeth Lail

Anche per lei le lancette scorrono veloci prima dell'ultimo rintocco. Con una struttura narrativa che mescola l'inesorabile incedere di Final Destination con le profezie di The Ring, Countdown mette in scena il suo spettacolo di morte adagiandosi su un horror classico. Laddove classico, spesso, diventa prevedibile. Jump scare telefonati e situazioni di pericolo che non brillano per originalità rendono il film meno originale di quel che possa sembrare. Il che però non significa che Countdown non abbia la sua dose di fascino e di attrattiva su un pubblico alla ricerca di qualche brivido vecchia scuola.

Accettare la morte per vivere

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Countdown: Elizabeth Lail in una scena del film

Quando si parte da una premessa così forte, il rischio è quello di fermarsi lì. Di girare attorno a quell'idea così vincente senza poi svilupparla a dovere. In tal senso Countdown prova ad andare oltre il suo high concept imbastendo un'evidente allegoria di un lutto da superare. La protagonista Quinn (unico personaggio ben delineato nel film), interpretata da Elizabeth Lail - un'attrice convincente che tanto ci ha ricordato Evan Rachel Wood -, è costretta ad accettare la morte come parte integrante della propria vita. Dopo aver perso la madre, la perdita del genitore l'ha allontanata dal padre e dalla sorella, e sarà proprio la triste vicenda dell'applicazione malvagia a farle capire che la morte non va ripudiata o cancellata (come un'app, appunto).

Con la morte si scende a patti, si fanno compromessi, si convive. Peccato che questa idea potenzialmente significativa venga solo abbozzata da una scrittura molto indecisa sul tono da usare nel racconto. Perché il film alterna momenti di puro dramma a personaggi troppo sopra le righe (il prete e il negoziante), trovando persino il tempo di inserire in maniera esageratamente forzata un tema non banale come quello delle molestie sessuali. Troppi elementi per un discreto horror di novanta minuti dedicato al lato oscuro della tecnologia. Non sappiamo se quella di Dec sia stata ingenuità o presunzione. Nel dubbio siamo certi che se Countdown esistesse davvero, la installerebbero in milioni e in milioni di persone. Dopo tutto se ci guardiamo allo specchio, ci ritroviamo sempre in un episodio di Black Mirror. E questo Countdown lo ha capito.

Conclusioni

Grandi premesse per risultati zoppicanti. In questa recensione di Countdown abbiamo ammesso il fascino di questa intrigante via di mezzo tra Final Destination e The Ring. Un film che, partendo dall'idea forte di un'app in grado di predire la morte del malcapitato di turno, purtroppo sfocia in un horror troppo prevedibile e "telefonato".

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.9/5

Perché ci piace

  • L'idea di fondo è avvincente e curiosa.
  • Il ritmo è quello giusto.
  • Elizabeth Lail regge il film da sola.

Cosa non va

  • Jump scare troppo prevedibili.
  • Tono del racconto indeciso tra il drammatico e il grottesco.
  • Il tema delle molestie è fuori contesto.