Quante volte guardando un film avete desiderato un finale diverso? Quante volte siete corsi a vedere l'epilogo alternativo tra i contenuti extra di un DVD perché non soddisfatti di quello scelto dal regista o per pura curiosità? Claustrophonia, il cortometraggio diretto da Roberto Zazzara e scritto da Davide Orsini, presentato in anteprima mondiale alla 18° edizione del Future Film Festival, realizza il desiderio interattivo dello spettatore, invitandolo a scegliere il suo finale fra tre diverse possibilità.
"Un'idea folle per fare qualcosa di innovativo ed unire il cinema con la contemporaneità ed interattività" ha dichiarato il giovane regista che ha definito questo progetto un esempio di cine-democrazia. A qualcuno potrebbero venire in mente i libri game, un fenomeno già diffuso da tempo tra gli appassionati del genere, ma in realtà Claustrophonia è qualcosa di diverso e potete vederlo su varie piattaforme interattive online e canali TV on demand.
Un virus paralizza una Milano post apocalittica
Sullo sfondo di una Milano post apocalittica Matilde Gioli, giovane attrice italiana che ricorderete tra i protagonisti de Il capitale umano di Paolo Virzì, interpreta una giovane sposa che vaga per la città cercando di evitare lo sguardo della gente distesa a terra, paralizzata in una determinata posizione per sempre. L'umanità è rimasta vittima di un virus diffuso attraverso lo sguardo che ha immobilizzato ogni essere umano in un modo apparentemente irreversibile, determinando così la fine del mondo in una chiave originale rispetto alle varie ipotesi che il grande schermo ci ha proposto fino ad oggi. Tutto resta immobile e ogni persona resta pietrificata tranne Mati, che procede nella ricerca del suo amato (Patrick Fryer) fino a ritrovarsi davanti a tre porte che chiamano in causa il pubblico in sala per decidere la sorte dei personaggi.
Un telecomando per scegliere il tuo finale
Sullo schermo appaiono tre numeri e tre pulsanti di colore diverso che invitano gli spettatori a scegliere il finale della storia, puntando su una delle tre alternative a disposizione. La maggioranza vince. Muniti di telecomando all'entrata della sala gli ospiti del Future Film Festival hanno avuto la possibilità di vedere il finale numero 3 dal tono romantico e drammatico sullo stile shakespeariano di Romeo e Giulietta, conservando la curiosità sulle altre due opzioni, una delle quali più vicina al genere horror, come sottolineato dallo sceneggiatore. Ma più che di cine-democrazia si potrebbe parlare di caso, poiché la scelta individuale del finale non è definita da un genere o da un indizio testuale, ma solo da un numero e un colore. La produzione e Roberto Zazzara hanno sostenuto che in realtà ogni spettatore spinge un pulsante guidato da una propensione subliminale inconscia, ma resta il dubbio che una scelta interattiva possa essere tale se per esempio le tre alternative fossero: finale horror, lieto fine o finale romantico. La casualità lascerebbe così la possibilità al pubblico di svolgere la sua azione ponderata e in linea con i propri gusti, possibilmente lontani dal verdetto della maggioranza. Tuttavia resta il fatto che si tratta di un progetto originale e ambizioso che potrebbe cambiare il modo ordinario di pensare il cinema.
Una melancholia immobile
A partire dall'immagine del manifesto del film il personaggio di Matilde Gioli sembra un chiaro omaggio alla sposa tormentata e depressa interpretata da Kirsten Dunst in Melancholia di Lars von Trier. Ha avuto la fortuna di non incontrare gli occhi avvelenati delle vittime, ma senza avere nemmeno il tempo di iniziare la sua vita di coppia con il neo consorte, e il suo cuore vaga in cerca di una pace che sembra impossibile. L'atmosfera di Claustrophonia si avverte brutalmente condannata in una versione psichedelica della realtà, ridotta ad un silenzio, rotto talvolta solo da ricordi e bisbigli. La soluzione e la speranza non trovano posto nella sceneggiatura di Orsini, affidata esclusivamente alla protagonista, che ripercorre alcuni momenti del suo passato per cercare di trovare una spiegazione al presente e comprendere il suo destino. L'idea di tre finali impegna particolarmente lo sceneggiatore che ha dovuto scrivere tre storie diverse che fossero in armonia con quanto visto in precedenza, per permettere poi allo spettatore di imporre la sua visione. "È stato eccitante fare più interpretazioni. Un'operazione delicata ma stimolante e sono molto contenta di aver fatto parte di questo progetto così innovativo" ha sottolineato la Gioli.
La musica può salvarti
L'aspetto surreale della storia è sottolineato da una colonna sonora coinvolgente e disturbante che rende la musica una vera protagonista. Come suggerisce il titolo la protagonista è avvolta dal suono pulsante e continuo che ha una potenza emotiva e narrativa fondamentale. La musica funziona da filo conduttore attraverso la canzone Talking Stones di Gary Jules, responsabile della storia d'amore dei due protagonisti ed evocativa quando accompagna alcuni flashback della sposa infelice per denunciare il passato musicale della ragazza seduta al pianoforte prima del disastro. "Quando si suona la musica fa parte di te e Mati la segue perché le ricorda qualcosa di importante legato al passato" ha spiegato Zazzara durante l'incontro con il pubblico del festival bolognese. Il presente, il passato e il futuro si intrecciano pertanto in una struttura narrativa che sembra seguire le orme di un videoclip anche per quanto riguarda l'estetica.
Riferimenti cinematografici verso una fantascienza pessimista
"È un film pieno di elementi subliminali sulla fenomenologia" ha aggiunto il regista, anche se guardando Claustrophonia potremmo aggiungere che è anche pieno di citazioni e fortemente influenzato da un cinema di fantascienza visionaria ed intimista, che non si lascia definire dalla presenza di effetti speciali, ma si invaghisce di una visione apocalittica di un futuro deprimente e desertico. Si avverte una eco di The Last Days, il film spagnolo del 2013 diretto da David e Alex Pastor in cui si diffonde tra l'umanità un virus che diffonde una forma estrema di agorafobia, o un riferimento a Blindness - Cecità di Fernando Meirelles in cui improvvisamente la gente diventa cieca tranne il personaggio di Julianne Moore. La storia procede in una dimensione in parte surreale tra immagini di repertorio curate nel dettaglio e una ripresa in alta definizione, per un prodotto girato in lingua inglese e pronto per il mercato internazionale.
"Abbiamo lasciato molte porte aperte per avere la possibilità di creare una struttura più ampia" ha confessato Roberto Zazzara, confermando un possibile futuro di Claustrophonia, un esperimento sicuramente curioso ed intrigante ma che avrebbe bisogno di un ritmo più dinamico per coinvolgere il pubblico nel "gioco interattivo" proposto. E un aggiustamento delle modalità di scelta multipla per trovare il finale preferito che completi la visione personale di una storia aperta a diverse possibilità.