È su Sky dal 28 gennaio Christian, serie originale Sky, prodotta insieme a Lucky Red, ideata e scritta da Roberto Saku Cinardi, diretta da Stefano Lodovichi. Il protagonista, il Christian del titolo, è Edoardo Pesce: l'attore interpreta un criminale della periferia romana che improvvisamente si ritrova con un potere speciale, divino. Gli spuntano sulle mani delle stigmate e toccando le persone riesce a guarirle.
Si mette sulle sue tracce Matteo (Claudio Santamaria), prete che ha passato tutta la vita a smascherare finti profeti e guaritori. L'uomo però si trova davanti a qualcosa di inspiegabile: Christian cura davvero gli altri, addirittura li resuscita soltanto con l'imposizione delle mani. In questo modo dà speranza a tutto il quartiere. Una cosa che non piace ai criminali per cui lavora.
Abbiamo incontrato l'attore Claudio Santamaria e l'attrice Lina Sastri (che ha il ruolo di Italia, madre di Christian) via Zoom: tra carbonara e Batman, ecco cosa ci hanno raccontato della serie Sky, di cui è già in fase di scrittura una seconda stagione.
La video intervista a Claudio Santamaria e Lina Sastri
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Christian e il segreto della vita
Il segreto della vita è davvero nella carbonara?
Claudio Santamaria: No. Però se vogliamo la cucina è un segreto della vita. La cucina è amore. Quindi se vogliamo mettere al centro della vita l'amore come segreto ultimo allora sì. Perché la carbonara ha bisogno di molta cura e di molta attenzione per essere fatta bene.
Christian e la speranza
Tra i tanti temi toccati da Christian c'è quello della speranza: solo chi immagina nuovi mondi possibili ce la può dare. Quindi in questo senso scrittori, registi, attori sono un po' dei messia della nostra epoca?
Lina Sastri: L'arte nasce proprio per questo: è nata migliaia di anni fa e si chiamava catarsi quella cosa scatenata dall'arte. Tu vedevi una cosa, ti emozionavi, ridevi, o piangevi e quella cosa te la portavi a casa. Questa è la funzione politica dell'arte, quando ci riesce: è sempre la stessa nonostante tutte queste migliaia di anni.
Edoardo Pesce è il protagonista della serie Christian: "Il segreto della vita è nella carbonara"
Christian e il perdono
Tra gli altri temi su cui la serie si interroga c'è il perdono. Diciamo che per i protagonisti è la parte più difficile. Come avete lavorato su questo aspetto?
Claudio Santamaria: Il perdono è di Dio. L'uomo perdona ma non dimentica.
Lina Sastri: Penso che il perdono sia una cosa cristiana: proprio nel senso religioso della parola. È una cosa che ha a che fare con la pietà. Sono due grandissime virtù, che non sempre è facile avere.
Christian e la mancanza di amore che genera mostri
In Chrstian vediamo come la mancanza di amore, che può essere quella di una madre, della fede o di un partner, a volte genera mostri. Come si fa a non diventarlo quando la proviamo?
Claudio Santamaria: Quanto tempo abbiamo?! Queste sono domande filosofiche ed esistenziali enormi. Non basta una giornata per parlarne. Mi viene da dire con l'accettazione, amando se stessi se non si ha l'amore degli altri. Sono frasi banali: ci sarebbe troppo da parlare.
Lina Sastri: L'amore è mancanza. Questa mancanza può portare, a volte inspiegabilmente, a delle azioni terribili per ottenerlo. Assistiamo ai femminicidi per esempio: in questo tempo presente sono molti più di prima, perché questa mancanza d'amore a volte diventa un potere terribile che diventa poi delitto. A volte no: quella mancanza d'amore diventa invece sacrificio. A volte è anche quello di una madre per i propri figli, o di un figlio per i propri genitori. Certamente viene da un carattere, da come si è, da come si è cresciuti. E soprattutto, io credo, da come si è conosciuto l'amore.
Christian e l'influenza di Batman
Il regista mi ha detto che per Christian si è ispirato a Luke Skywalker e per il personaggi di Matteo a Batman. Visto che l'Uomo Pipistrello lo hai anche doppiato, confermi questa somiglianza?
Claudio Santamaria: Il regista ha mentito! Per quanto riguarda Skywalker penso di sì: anche Christian è un personaggio che deve prendere coscienza del proprio potere. Il mio personaggio porta una maschera: in effetti anche Batman si mette una maschera, si traveste da ciò che gli fa paura per far paura agli altri. Matteo è un personaggio che si pone all'inizio come spaventoso, che bullizza ed entra a gamba tesa. È abbastanza duro. Sotto quella maschera in realtà c'è un cuore buono. Quindi in qualche modo sì, c'è una vicinanza. Non me l'ha detto: secondo me ci ha pensato dopo!