Chiami il mio agente!, la recensione: su Netflix la risposta francese a Boris

La recensione di Chiami il mio agente!, la serie ambientata a Parigi che racconta il dietro le quinte del cinema francese tra le cui guest star ci sono Monica Bellucci e Sigourney Weaver.

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Chiami il mio agente 4: Nicolas Maury in una scena della serie

Ogni popolo si porta dietro stereotipi e luoghi comuni sul proprio conto: noi siamo quelli della pizza e mandolino, mammoni. I francesi invece (e i parigini in particolare) sono snob, con scarso senso dell'umorismo, meno bravi a fare televisione perché più concentrati sul cinema. Non potevamo quindi che cominciare la recensione di Chiami il mio agente! mettendo in luce questo paradosso: la serie tv gallica più amata in patria e all'estero racconta proprio il dietro le quinte del cinema francese.

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Chiami il mio agente 4: Jaen Reno e Camille Cottin in una scena della serie

Siamo a Parigi, negli uffici della ASK (Agence Samuel Kerr), agenzia artistica che sembra un'astronave: vetro, metallo, bonsai sulle scrivanie di legno lucido. Don Draper approverebbe. Il team di agenti che ci lavora ha sotto contratto alcuni dei registi e attori più famosi del paese. Ognuno di loro non è semplicemente collaboratore di questi artisti: molto spesso svolgono funzione di confidenti, psicologi, a volte badanti. Il rutilante circo dello spettacolo oltre il glamour.

Ideata da Fanny Herrero - prima pallavolista, poi attrice e infine sceneggiatrice televisiva - Chiami il mio agente! (in originale Dix pour cent, dalla percentuale che gli agenti trattengono dal compenso dei propri clienti) ha la freschezza e l'ironia pungente di chi quel mondo lo conosce molto bene. I capricci dei divi e molte delle situazioni assurde mostrate risultano genuine agli occhi di un addetto ai lavori, perché le ha vissute in prima persona. O magari le ha sentite raccontate da amici e colleghi. Proprio come la nostra Boris, l'opera prodotta da Canal+ (andata in onda su France 2 in patria, in Italia invece è tutta disponibile su Netflix) racconta un microcosmo in modo consapevole, tanto da diventare universale. Certo, in Chiami il mio agente! al posto delle fettine di carne marce e delle cassette di pesce spacciate alla troupe dal direttore della fotografia abbiamo macarons e taglieri di formaggi. Tutti i protagonisti hanno capelli scompigliati in modo studiatissimo e sono vestiti con abiti che sembrano casual ma probabilmente costano quanto lo stipendio di Biasciaca (forse mettendoci pure i suoi tanto sospirati straordinari d'aprile). La formula però è molto simile: raccontare con brutale onestà un ambiente che dall'esterno sembra folle, ma in realtà racconta molto della società in cui è inserito.

Chiami il mio agente! ci porta nel Lato Oscuro del cinema

In quattro stagioni (tutte disponibili su Netflix) Chiami il mio agente! riesce con ammirevole abilità a dosare perfettamente le vicende personali dei protagonisti non famosi, le guest star di lusso nel ruolo di se stesse e la vita parigina. A fare da collante è la protagonista, Andréa Martel (Camille Cottin, bravissima): morto Samuel Kerr, il fondatore dell'agenzia, è lei prendere le redini. Tra giochi di potere con il più ambizioso del gruppo, Mathias (Thibault de Montalembert); l'amore di Arlette (Liliane Rovère), la socia più anziana, per il suo cagnolino Jean Gabin (sì, come l'attore), mascotte della squadra; la morbidezza di Gabriel (Grégory Montel), il più umano (e meno squalo); il pettegolo Hervé (Nicolas Maury); la segretaria aspirante attrice Sofia (Stefi Celma) e l'esuberanza dell'ultima arrivata, Camille (Fanny Sidney), questo gruppo così diverso e ben assortito affronta ogni giorno come se il mondo stesse per finire. E in un certo senso è così: ogni red carpet, ogni Festival di Cannes, ogni lettura del copione porta con sé una buona dose di dramma.

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Chiami il mio agente 4: Stéfi Celma e Fanny Sidney in una scena della serie

La serie di Fanny Herrero ha una marcia in più rispetto alla tv a cui siamo abituati: è molto francese. Al contrario degli americani, i nostri cugini d'Oltralpe sembrano molto più familiari. Attori e attrici non hanno denti finti, non ostentano perfezione, anzi, amano il difetto che rende unici, sia dal punto di vista fisico che caratteriale. Tutto è molto elegante e raffinato in Chiami il mio agente!, ma non leccato, plastificato, ingessato. Là dove serve una scena con fotografi non vengono ingaggiati modelli, ma ci sono veri professionisti dello scatto che capita di incontrare nella sala stampa dei festival internazionali. Nonostante Andréa sia a capo di una delle più importanti agenzie di spettacolo di tutta la Francia la vediamo andare a fare la spesa, portare la figlia al nido. L'industria cinematografica francese sembra quindi una grande famiglia in cui tutti si detestano ma alla fine collaborano per amore della settima arte, più che un'enorme fabbrica in cui ognuno è un bullone in un ingranaggio perfetto.

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Le guest star: Monica Bellucci, Jean Reno, Sigourney Weaver e gli altri

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Chiami il mio agente 4: Béatrice Dalle in una scena della serie

Se le vicende personali di Andréa e gli altri sono fondamentali per far affezionare gli spettatori a Chiami il mio agente!, è innegabile che il ricco bouquet di guest star funga da canto ammaliatore delle sirene. Ognuno dei 24 episodi della serie (sei per ogni stagione) prende infatti il nome da una (o più) star, sia francesi che internazionali. Nel pilota c'è Cécile De France (Sofia Dubois in The Young Pope di Paolo Sorrentino), nel terzo Nathalie Baye, che ha lavorato con François Truffaut, Jean-Luc Godard, Marco Ferreri e Xavier Dolan (quest'ultimo esplicitamente preso in giro nella quarta stagione, dove, alla cerimonia dei Premi César, tutta la platea si lascia andare a un sospiro di sollievo quando non è lui lo Xavier premiato per la miglior regia).

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Chiami il mio agente 4: una scena della serie

Nella seconda stagione appaiono invece Fabrice Luchini, Isabelle Adjani, che è disposta a fingere di avere 28 anni pur di avere una parte, e il premio Oscar Juliette Binoche, che scherza sul suo inglese. Non è l'unico premio Oscar ad aver partecipato: la terza si apre infatti con Jean Dujardin, immedesimatosi talmente tanto in un sopravvissuto da vivere in un bosco. Ci sono poi Monica Bellucci (usata sempre meglio dai francesi rispetto al nostro cinema), che scherza sul suo aspetto; Isabelle Huppert che è lavoro dipendente; Charlotte Gainsbourg, che non sa come dire di no a una parte; Jean Renò, che pensa di ritirarsi e Sigourney Weaver. L'attrice americana è una fan di Chiami il mio agente! e ha accettato di partecipare senza nemmeno leggere prima il copione. Fatto che, ovviamente, è stato inserito nel suo episodio. Sì perché ogni star è molto felice di partecipare nel ruolo di se stessa: gli autori sono molto bravi ad accentuare alcune loro caratteristiche, più o meno note, permettendo a ognuna di prendersi in giro. O di rivelare capacità di cui non eravamo a conoscenza: proprio quando pensavamo di non poterla amare di più, Sigourney Weaver si lancia (a 70 anni!) in un numero di lindy hop.

Chiami il mio agente!: the end?

Con la quarta stagione, disponibile su Netflix dal 21 gennaio, Chiami il mio agente! dovrebbe essere conclusa. Nel far calare il sipario si ricollega direttamente alla sua autrice, Fanny Herrero, di cui Andréa a questo punto si rivela essere l'alter ego. È proprio lei infatti a dire "forse potrei scrivere una serie tv sulla nostra vita", chiudendo definitivamente il cerchio e facendo diventare l'opera ancora più "meta" di quanto già non fosse.

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Chiami il mio agente 4: Sigourney Weaver in una scena della serie

Siamo proprio sicuri però che la parola fine sia definitiva? In questi giorni si sta parlando di un film e sono inoltre in aumento i paesi decisi a fare il proprio remake: in Turchia e Canada già è arrivato, in Germania, Sud Corea e Italia ci si sta pensando (a questo punto però vogliamo davvero l'episodio crossover con Boris, magari con protagonista Pierfrancesco Favino), India, Cina, Gran Bretagna, Vietnam hanno acquistato i diritti. Diverse star hollywoodiane, come Nicole Kidman e Jennifer Aniston, si sono dichiarate fan e hanno chiesto di poter prendere parte alla serie. In attesa di scoprire cosa accadrà (forse prima ancora del film ci sarà un episodio speciale ambientato a New York e una quinta stagione) se ancora non l'avete vista gustatevi le prime quattro stagioni: magari con un buon bicchiere di vino rosso, proprio come farebbero i suoi protagonisti.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Chiami il mio agente! la serie tv ideata Fanny Herrero racconta il dietro le quinte del cinema francese. Protagonisti i dipendenti della ASK, una delle più importanti agenzie di spettacolo di Francia. Tra vicende personali, set, servizi fotografici e festival internazionali, gli amanti del cinema possono godersi un prodotto che parla con ironia della settima arte, chi invece non conosce quei meccanismi si appassiona alle storie dei protagonisti, tutti ben caratterizzati e interpretati brillantemente da un cast di livello. A impreziosire il tutto un ricco bouquet di guest star, dai premi Oscar Juliette Binoche e Jean Dujardin a Monica Bellucci, Jean Reno, Isabelle Huppert e Sigourney Weaver. Le quattro stagioni sono su Netflix.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • La scrittura brillante di dialoghi e personaggi.
  • Un cast di attori di livello, a cominciare dalla protagonista Camille Cottin.
  • Le moltissime guest star di lusso: da Monica Bellucci a Sigourney Weaver.

Cosa non va

  • Chi non ama il mondo del cinema potrebbe non essere attratto dal tema: datele una chance e vi innamorerete.