Se arrivate qui pieni di curiosità per leggere la recensione di Carnival Row, il nuovo show in arrivo su Amazon Prime Video, saprete già che vanta un cast di altissimo profilo, capitanato da Orlando Bloom, uno che di fantasy se ne intende dato che è stato l'elfo Legolas di ben due triologie Tolkieniane, e dall'incantevole e lanciatissima Cara Delevingne, sempre più quotata anche come attrice oltre che una come modella.
Non sempre fa male, tuttavia, sottolineare l'ovvio per rimarcare come Amazon, per i suoi ambiziosi progetti televisivi, abbia puntato su star cinematografiche di caratura internazionale. In una declinazione spiccatamente british, perché si sa, accenti esotici e ucronia para-britannica sono tra gli elementi che hanno fatto la fortuna della serie di maggior successo degli ultimi anni, Il trono di spade, e di questi elementi Carnival Row cerca di non farsene mancare nemmeno uno, anche se gli showrunner e la produzione di britannico hanno veramente poco.
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Carnival Row, una trama tutta da scoprire
Ma passiamo a inquadrare le premesse narrative di questo nuovo scintillante giocattolo che ci regala Amazon: la serie scritta da Travis Beacham e Renè Echevarria è ambientata in una realtà alternativa in cui tre "regni" si fronteggiano: il Burghe, che è quello in cui si svolge la grandissima parte dell'azione, è modellato visivamente sulla Londra vittoriana nelle sue rappresentazioni più cupe e inquietanti; l'isola di Fae, una terra magica e misteriosa abitata da creature alate e soavi, e infine il Pact, una forza oscura e devastante che ha assoggettato Fae dopo una guerra sanguinosa contro il Burghe che glielo contendeva.
Da Fae al Burghe arriva, con un tragico passaggio in mare che fa pensare ai romance shakespeariani quanto alle cronache quotidiane dal Mediterraneo, la nostra eroina Vignette Stonemoss, interpretata da un'affilata ed energica Cara Delevingne. Sfuggita al massacro che sta obliterando il suo popolo, la coraggiosa fata guerriera cerca, insieme a molti altri disperati, un futuro nella terra degli antichi alleati, senza immaginare di essere in procinto di rincontrare un amore dimenticato: l'uomo che l'ha abbandonata sette anni prima. Lui, che si chiama Rycroft Philostratos, è interpretato da un Orlando Bloom a cui la maturità dona fascino e carisma, ed è un ispettore di polizia sulle tracce di un assassino che, tra le ombre del malfamato Carnival Row, aggredisce e uccide le fate, alla stregua del famigerato Jack the Ripper di vittoriana memoria. Di quelle creature e di quelle morti Philo sembra l'unico a preoccuparsi, forse anche in virtù di ciò che ha lasciato (o perduto) nel Fae.
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La fata pansessuale e il detective ombroso... ma non solo
Accanto ai due protagonisti c'è una pletora di personaggi interessanti che danno vita a numerose, promettenti sottotrame: vogliamo citare almeno l'eterea e nervosa Tamzin Merchant, protagonista insieme al tenebroso David Gyasi di uno dei subplot più esplosivi, e l'altrettanto bella e brava Karla Crone, già vista nei panni di Jess in Misfits; tra i veterani spiccano, ca va sans dire, la miracolosa Indira Varma, che abbiamo visto troppo poco dalle parti di Westeros nei panni di Ellaria Sand, e l'immenso Jared Harris, un talento che non stanca mai. I due sono la first couple del Burghe e ci riserveranno più di una sorpresa.
Tuttavia, non tutti i subplot sono parimenti accattivanti e si percepisce, dal punto di vista della scrittura ma anche di una regia in qualche occasione un po' confusa, una difficoltà nel serrare le fila in modo armonioso e nitido: al cuore della storia si arriva con pazienza, e forse non ci si arriverebbe nemmeno se non fosse per la grinta e la presenza scenica di Delevingne e Bloom che, in barba ai nomi ridicoli affibbiati loro dagli autori (Vignette, pur avendo in inglese un'accezione più letteraria che figurativa, non si discosta mica tanto dall'italiano "vignetta", ed è aggravato dall'abbreviazione da mafioso newyorkese "Vinny"; con Filostrato cercheremo invano legami con l'opera del Boccaccio) e alle premesse abbastanza banali della loro storia d'amore, finiscono per conquistarci. Per qualche ragione non ne abbiamo mai abbastanza di love story tribolate e coinvolgenti; questa ha qualche sviluppo decisamente sorprendente, aggiungeteci gli effetti speciali fatati in camera da letto e il gioco è fatto.
Il cuore nero del fantasy
Per quanto la mistura di suggestioni all'origine di Carnival Row sia abbastanza fresca, i riferimenti sono evidenti, anche se, visivamente, quello più prossimo non è Il trono di spade ma Penny Dreadful, sebbene la regia raggiunga difficilmente i livelli di tensione che abbiamo ammirato nell'horror vittoriano di John Logan. In origine Carnival Row non era nemmeno una serie TV, ma un progetto cinematografico: alla base infatti c'è una sceneggiatura di Travis Beacham alla quale è stato legato a lungo il nome di Guillermo del Toro (che ha diretto un film scritto da Beacham, Pacific Rim).
In ogni caso, Beacham ed Echevarria hanno assimilato alla perfezione almeno una lezione di Game of Thrones e dei grandi fantasy cinematografici che l'hanno preceduto, quella della cura maniacale da investire nella costruzione di un mondo complesso e pulsante per garantirgli vitalità e autenticità. Nel mondo di Carnival Row troverete idee sorprendenti, taglienti, inquietanti, sensuali, commoventi, che vi accompagneranno sulla strada che porta a una risoluzione emotiva profondamente appagante.
Conclusioni
Tra ucronia pseudo-vittoriana, fantasy e steampunk, la serie fa dell'ambientazione e delle atmosfere il suo pezzo forte sin dalle prime battute, ma - come abbiamo spiegato in questa recensione di Carnival Row - fatica a coordinare molti personaggi, numerosi spunti immaginifici e temi ponderosi che richiamano anche la cronaca attuale. A conquistare lo spettatore più paziente, tuttavia, sarà la chimica tra Vignette - Cara Delevingne e Philo - Orlando Bloom e le sorprese della loro vicenda amorosa.
Perché ci piace
- La fattura di questa prima stagione è sontuosa e il mondo immaginato da Beacham e Echevarria è ricco e vitale.
- Al cuore di un casting da sogno, Delevingne e Bloom appaiono in crescita e in gran forma e danno vita a una love story vibrante ed emozionante.
- La quantità di temi e spunti immaginifici tiene lontana la noia nonostante qualche farragine nella narrazione.
Cosa non va
- L'impianto narrativo non è sempre abbastanza solido e coeso da gestire e armonizzare i numerosi elementi, e questo fa sì che si possa faticare a seguire la prima parte della stagione.