Cannes 64 ai nastri di partenza: tra attesa, speranze e déjà vu
Sulla carta un'edizione ricchissima di titoli imperdibili, ma tra i tanti nomi importanti affiora una sensazione di familiarità che rischia di diventare routine. Riuscirà il Festival a farsi perdonare il mezzo passo falso dello scorso anno e tornare a stupirci?
A poche ore dalla partenza per Cannes, dove fervono i preparativi per la 64esima edizione del Festival cinematografico più famoso al mondo, che aprirà i battenti mercoledì 11, si è travolti da una familiare sensazione di produttiva attesa: tanti film da vedere, incontri da organizzare, articoli da pianificare. E' una sensazione abbastanza comune per chiunque partecipi ad un festival cinematografico a dire il vero, ma che con la kermesse francese raggiunge il suo apice, perché a Cannes è tutto più grande, quasi esagerato: i nomi in cartellone, i divi attesi, i party, le file per accedere a proiezioni e conferenze, perfino gli appuntamenti extra festivalieri (film non ufficialmente inseriti nella selezione, ma mostrati comunque alla stampa presente) diventano tutti eventi nell'Evento.
In questo caos che da sempre caratterizza i giorni pre-festival c'è però una sensazione di familiarità che se da una parte quasi rilassa e tranquillizza, dall'altra fa riflettere su quello che questo festival, ma in generale tutti i festival sono diventati: appuntamenti basati su schemi e tendenze ben definiti che è possibile riscontrare anno dopo anno, edizione dopo edizione.
Guardando il programma dell'imminente festival, saltano agli occhi i nomi di registi che negli ultimi anni hanno avuto un tale feeling con Cannes da diventare quasi presenze fisse: da Woody Allen a Gus Van Sant, da Lars Von Trier a Pedro Almodovar, fino ai nostri Moretti e Sorrentino. Senza contare poi habitué un po' meno appetibili dal punto di vista mediatico come i fratelli Dardenne, Naomi Kawase, Nuri Bilge Ceylan e Aki Kaurismäki. Tanto che vengono quasi spontanei pensieri del tipo "Ah, anche quest'anno Sorrentino ci sarà solo il penultimo giorno", oppure "A Von Trier quest'anno hanno dedicato la proiezione mattutina e non serale", sintomo che forse la tradizione sta lentamente scivolando verso la routine.
Per di più anche quest'anno, come due anni fa con Precious, approda direttamente nella sezione Un certain régard la rivelazione dell'ultimo Sundance, che stavolta è il thriller paranoide Martha Marcy May Marlene di T. Sean Durkin. Altra analogia con le ultime edizioni è la presenza di due pesi massimi targati USA nella sezione fuori concorso, uno popolare e uno d'autore: a svolgere le funzioni che sono appartenute, nel 2010, al binomio Robin Hood/Wall Street 2, sono Pirati dei Caraibi: oltre i confini del mare e Mr. Beaver, l'atteso lavoro di Jodie Foster che vede protagonista lo "scomodo" Mel Gibson. Naturalmente non mancano anche stavolta gli scandali annunciati, grazie alle provocazioni dei due titoli più bollenti in concorso, Sleeping Beauty e L'apollonide (Souvenirs de la maison close), e persino il film-evento dell'anno, l'attesissimo The Tree of Life di Terrence Malick, era talmente scontato dopo il forfait forzato dello scorso anno, che ci sembra (quasi) di averlo già visto... o meglio, non c'è forse l'entusiasmo che avrebbe potuto esserci per un titolo di questo spessore, se fosse arrivato con un annuncio a sorpresa.
Lungi da noi l'idea di parlare dell'appuntamento più sontuoso ed eccitante dell'annata cinematografica come di un semplice déjà vu, ma è legittimo pensare che, forse, sulla Croisette ci sia un certo bisogno di rinnovamento, di volontà di rischiare; ma d'altro canto, è anche vero che l'edizione che, all'interno dell'ultimo lustro, ha cercato di allontanarsi almeno in parte da questi trend, quella dello scorso anno, è anche quella che ha lasciato più l'amaro in bocca. Siamo ben consci, però, che si tratta di sensazioni che possono venire alla luce parlando di un festival nei giorni immediatamenti precedenti l'apertura, senza aver visto un solo fotogramma: perché a rendere memorabile un'edizione, al di là delle polemiche, della mancanza di innovazione e delle apparizioni sul red carpet, è la qualità dei film. Inoltre, nei giorni dell'attesa, si parla inevitabilmente dei grandi nomi, dei titoli di rilievo, della presenza dei vari Johnny Depp, Brad Pitt e Angelina Jolie, quando a fare la differenza sono sempre i capolavori inattesi; e, in questa prospettiva, ci piace pensare alle tante opere prime che ci attendono anche quest'anno. Sarà un Cannes da ricordare? Le premesse le conoscete, e sono ottime; per scoprire se il Festival ne sarà all'altezza, vi invitiamo a continuare a seguirci.