Recensione Camorra: la storia emotiva della criminalità campana nel racconto di Francesco Patierno

La recensione di Camorra: stasera su Rai 3 alle 23:40 va in onda il film di Francesco Patierno, con la voce narrante di Meg.

Tra i documentari più interessanti presentati a Venezia 75 spicca Camorra di Francesco Patierno, che andrà in onda stasera su Rai 3 alle ore 23:40. Dopo Napoli '44, il regista partenopeo ha deciso di tornare a scavare nei materiali di repertorio dedicati alla sua città per fornire una "storia emotiva" della camorra. Patierno individua pochi, ma significativi snodi storici del fenomeno criminale per sottolinearne lo stretto legame con lo sviluppo sociostorico della regione in cui tale fenomeno è radicato.
Concentrandosi sul periodo compreso tra gli anni '60 e '90, il regista mette insieme tg d'epoca, telecamere di sorveglianza, interviste, reportage su Napoli e altro materiale delle Teche Rai individuando i momenti chiave dell'evoluzione del crimine organizzato partenopeo partendo da uno sguardo sulle origini. Tra le prime, agghiaccianti immagini del film assistiamo a un omicidio a sangue freddo fuori da un bar ripreso dalle telecamere di sorveglianza che registrano anche la reazione indifferente dei testimoni, giusto per dare il "sapore" di ciò che stiamo per vedere.

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Dal contrabbando del dopoguerra alla sudditanza verso la mafia

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Camorra: un'immagine tratta dal documentario di Patierno

Nella parte iniziale di Camorra, viene messo in chiaro come nella città di Napoli convivano due mercati, quello legale e quello illegale, che hanno esattamente le stesse dimensioni. Il mercato illegale viene tollerato in quanto viene visto dalla popolazione come un'opportunità di sbarcare il lunario in una città in cui "il lavoro non è mai esistito", come afferma un carabiniere. La legge interviene solo quando si supera la soglia del sostentamento per arricchirsi. L'origine di questo mercato illegale che negli anni prenderà sempre più piede sta proprio negli eventi mostrati in Naples '44, nell'arrivo degli americani e nei carichi di sigarette che vanno ad alimentare un mercato nero sempre più vasto. Si arriva poi al 1960, quando il centro del contrabbando internazionale si sposterà da Marsiglia a Napoli.

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Camorra: un primo piano del documentario

Al di là degli accenni agli aspetti più pittoreschi del fenomeno, come l'uso delle canzoni napoletane per inviare messaggi (chiaro l'invito ad abortire l'operazione e fare dietrofront di Torna a Surriento), il fulcro del documentario, o meglio del film di montaggio, è dedicato a mettere in evidenza le differenze tra camorra e mafia. Mentre Cosa Nostra è un'unica associazione con una rigida gerarchia e una struttura ben riconoscibile, il fenomeno della camorra non è centralizzato: Questo è il motivo per cui, nella prima fase, sarà proprio la mafia a prendere il controllo delle attività malavitose campane.

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Il regista lascia spazio alla voce della storia

Francesco Patierno

A svincolarsi dal controllo siciliano sarà la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, tema che va a costituire il secondo importante nucleo narrativo del film di Patierno. Interessante notare come dalle interviste a Cutolo, alla sorella e ai compaesani si evinca una mitologia nata intorno alla figura del boss, che preferisce sminuire pubblicamente il suo ruolo e ama paragonarsi a Robin Hood. Dai materiali di repertorio si evince come l'idolatria nei confronti di questo personaggio sia dovuta non solo al timore che la sua autorità incute, ma anche in quella che per il popolo è l'unica risposta concreta (qualcuno arriverà a definire Cutolo "santo protettore") di fronte allo Stato assente. Alle immagini di Cutolo si intrecciano, infatti, con un sapiente montaggio, quelle della devastazione del terremoto in Irpinia.

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Il film si conclude con il rapimento dell'assessore democristiano Ciro Cirillo da parte delle brigate rosse e con l'inedita alleanza tra camorra, politica e servizi segreti per ottenerne la liberazione. Fiducioso che la Storia sia in grado di parlare per sé, Francesco Patierno limita gli interventi registici. Le uniche concessioni che il regista si permette sono sono un uso parco della colonna sonora e la voce narrante della cantante partenopea Meg a commento. Il risultato è un'opera cronachistica lineare, a tratti impersonale, che preferisce scuotere lo spettatore attraverso interviste a baby criminali o immagini di omicidi piuttosto che con interventi esterni.

Movieplayer.it

3.0/5