Boom for Real - The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat, la recensione: Prima del mito

La recensione di Boom for Real, il documentario di Sara Driver che racconta gli ultimi anni dell'adolescenza di Basquiat, molto prima che l'artista diventasse l'icona e il simbolo del graffitismo americano, ora disponibile su Chili.

Boom for Real: The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat: un'immagine tratta dal documentario
Boom for Real: The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat: un'immagine tratta dal documentario

Un adolescente che viveva per strada, realizzava graffiti taggati Samo, ascoltava musica industriale portandosi dietro uno stereo sconquassato, scriveva poesie, si faceva di Lsd e si divideva tra il Mudd Club e il gemello Club 57, due dei più esclusivi locali della scena newyorchese dei '70. Erano gli anni delle grandi avanguardie, della factory di Andy Warhol, degli eccessi, dell'anarchia creativa in una New York sull'orlo della bancarotta. Come scopriremo in questa recensione di Boom for Real - The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat, il documentario di Sara Driver racconta Jean Michel Basquiat quando era un ragazzino di appena diciotto anni, senza una fissa dimora, un giovane ambizioso che si nutriva di tutta la bizzarra e straordinaria umanità che all'epoca abitava le strade del Lower East Side.

Dopo il film di Julian Schnabel del 1996 (Basquiat) è così che invece ce lo restituisce Sara Driver in Boom for Real: The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat , un documentario realizzato combinando immagini e filmati di repertorio con le interviste alle persone che lo hanno conosciuto.
Molti dei materiali mostrati sono gli stessi che la scorsa primavera furono esposti nella mostra Basquiat Before Basquiat al Museo d'Arte Contemporanea di Denver, mentre il titolo del film prende in prestito il nome della recente esposizione al Barbican Centre di Londra, Basquiat: Boom for Real.

Genio e sregolatezza

Boom for Real: The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat: un primo piano del documentario
Boom for Real: The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat: un primo piano del documentario

La regista si concentra sugli ultimi anni della sua adolescenza, prima che l'artista diventasse un simbolo, un mito, un'icona, uno dei più grandi esponenti del graffitismo americano, molto prima cioè che l'eroina lo uccidesse a 28 anni. L'arte ribelle di Basquiat esplode così sullo schermo in tutte le forme in cui l'ha declinata: dalla musica - Gray si chiamerà il gruppo fondato insieme agli amici Vincent Gallo, Michael Holman, Wayne Clifford, Nick Taylor e Shannon Dowson - alle poesie con cui riempì interi taccuini accompagnandole da schizzi di scheletri e corone; fino ai graffiti sui vagoni dei trani, sulle porte di casa, sugli abiti o per strada.
Ma Basquiat rivive anche nell'accurato ritratto con cui la Driver restituisce l'immagine della New York di quegli anni: una città violenta, in crisi, e nello stesso tempo attraversata da un profondo fermento culturale e politico, dominata dalle avanguardie e dalla questione razziale.

Boom for Real: The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat: un momento del documentario
Boom for Real: The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat: un momento del documentario

Tanti gli aneddoti raccontati davanti alla telecamera dagli intervistati: da Fab Five Freddy, che lo introdusse al mondo dell'hip hop, allo street artist Lee Quiñones, al fotografo Nan Goldin, alla fidanzata dell'epoca Alexis Adler con cui condivisero uno squat di 400 metri quadrati a East 12th Street, che Basquiat trasformò in un laboratorio usando pavimenti, pareti, porte e mobili come materiale per le sue creazioni.
Ed è un fiume di parole e ricordi come quelle di Quiñones, che lo definisce "il Leonardo Da Vinci della street art" o dell'attrice Felice Rosser, che dirà: "Quando si parla di Leonardo, di Willem de Kooning, di Jackson Pollock, o di Tiziano allora sentirai parlare anche di Jean-Michel Basquiat". È un affresco accorato, onesto e profondamente umano il cui unico intento è celebrarne la follia creativa e la genialità, e che Sara Driver decide di chiudere con la consacrazione definitiva della sua arte avvenuta alla mostra organizzata nel 1981 da Diego Cortez, la New York New Wave. In quel momento il "ragazzo di strada" faceva spazio a Basquiat.

Conclusioni

Come abbiamo già ribadito nella recensione di Boom for Real - The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat, il documentario di Sara Driver si concentra sugli ultimi anni dell'adolescenza di Basquiat, celebrandone la follia creativa e la genialità, prima ancora che diventasse l'icona che il mondo ha imparato a conoscere attraverso le sue opere. Un affresco accorato e profondamente umano, un'opera che trova la giusta misura nel mix equilibrato tra le testimonianze di chi lo ha conosciuto e le immagini di repertorio che ce lo restituiscono appena diciottenne.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • La verità con cui Sara Driver racconta l'adolecente Jean Michel Basquiat e la bizzarra e varia umanità che gli stava intorno, prima che diventasse un'icona mondiale del graffitismo.
  • L'equilibrio di un documentario che lascia la parola alle immagini di repertorio, ai primi schizzi di Basquiat e agli aneddoti raccontati davanti alle telecamere da chi ha in vario modo incrociato la sua strada.

Cosa non va

  • Chi si aspetta un ritratto classico del genio di Basquiat, potrebbe rimanere deluso.