Bones and All, la recensione: amore cannibale

La recensione di Bones and All, film premiato a Venezia 79, che riunisce Luca Guadagnino e Timothée Chalamet: una storia d'amore cannibale sulla necessità di trovare chi sappia amarci per ciò che siamo.

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Bones and All: un'immagine del film

Luca Guadagnino ama la bellezza, lo ha sempre detto e dimostrato. Si innamora dei corpi dei suoi attori, dei loro visi e cerca di catturarne la vitalità sullo schermo. In particolare il regista sembra amare i tumulti e le incertezze dell'adolescenza, quello strano periodo di transizione in cui gli ormoni sconvolgono cervello e membra, facendoli oscillare tra eccessi di entusiasmo e tristezza, portando i ragazzi a vivere qualsiasi situazione come se fosse questione di vita o di morte. Nei film di Guadagnino si percepisce questa vertigine, questo alternarsi costante di vita e morte. Non fa eccezione la sua ultima fatica, in concorso a Venezia 79: la recensione di Bones and All parte con un'affermazione forte. Questo potrebbe essere uno dei migliori film dell'autore.

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Bones and All: Taylor Russell e Timothée Chalamet in una foto del film

Sicuramente è il culmine di un percorso che esplora il fascino della potenzialità: fin da Chiamami col tuo nome Guadagnino ha trattato i suoi personaggi come cellule staminali, in grado di trasformarsi in qualsiasi cosa, plasmati dalla sua macchina da presa. È così anche in Suspiria e nella serie We Are Who We Are: i protagonisti sono sempre ai margini delle loro esistenze, che sia per motivi di spazio, sociali o fisici. In ogni caso hanno tutti un'energia allo stesso tempo distruttrice e generatrice, come quella della strega interpretata da Dakota Johnson nel remake dell'omonimo film di Dario Argento.

Rabbia, compassione, empatia, generosità, ribellione: le voci e i volti che piacciono a Guadagnino rivelano un'inquietudine costante, nata dalla sensazione di sentirsi sbagliati e mai davvero amati. Laddove c'è violenza il regista risponde con una disperata ricerca di senso, che si può ottenere soltanto confrontandosi con l'altro. Anche in Bones and All è così: la protagonista è Maren (Taylor Russell), ragazza che viene abbandonata dal padre al compimento dei 18 anni. Laddove le figure genitoriali si dimostrano non all'altezza, entra in gioco la spinta vitale di questo personaggio, che vuole trovare il proprio posto nel mondo senza paura di misurarsi con gli aspetti più inquietanti della sua vita.

Baciami fino a mordermi

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Bones and All: Timothée Chalamet e Taylor Russell in una foto del film

Tratto dall'omonimo romanzo di Camille DeAngelis, Bones and All è la storia di un'adolescente che scopre di essere una cannibale. Non per scelta: è nata così. Non ancora consapevole delle proprie capacità, parte alla ricerca disperata della madre, di cui non ha più nessun ricordo. Sulla strada incontra diverse figure, tra cui quella inquietante di Sully (il premio Oscar Mark Rylance), che le insegna a usare il proprio olfatto formidabile, tipico di tutti i cannibali come loro. Fino a imbattersi negli occhi di Lee (Timothée Chalamet, che torna a lavorare con Guadagnino cinque anni dopo Chiamami col tuo nome). Anche lui si porta dietro la sua stessa fame di carne umana e, come Maren, vive nel senso di colpa.

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Bones and All: Taylor Russell e Timothée Chalamet in una foto del film

Eppure, nonostante debbano cibarsi di altri esseri umani per sopravvivere, Maren e Lee non sono le persone peggiori che incontriamo in questo road movie lungo un'America tanto selvaggia quanto affascinante. Questi ragazzi si interrogano, hanno una coscienza, condividono le stesse paure, gli stessi traumi. Gli adulti che li circondano invece, che siano o meno cannibali, sono i veri mostri. C'è chi mangia carne umana non per bisogno, ma così, per divertimento. Chi non sa come gestire dei figli problematici e scappa. Chi li picchia semplicemente perché può, come fossero esseri di serie B.

L'umanità non ci fa una bella figura in Bones and All. In fondo, nonostante le regole che ci siamo dati per vivere in una società, restiamo sempre delle creature istintive, tendenzialmente violente. Non c'è quindi nessuna speranza? Forse soltanto l'amore: nutrirsi (in questo caso anche letteralmente) di persone che ci facciano stare bene, che abbiano il coraggio di assaggiarci fino all'osso e, una volta scoperti sapori anche inaspettati, che non si spaventino, ma, anzi vogliano legarsi ancora di più a noi.

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Nonostante in Italia Luca Guadagnino sia inspiegabilmente spesso ignorato dalla critica e dal circuito dei premi (viene proprio da dire che non ce lo meritiamo un regista così), all'estero il suo cinema è sempre più apprezzato. Tutto è nato grazie a Chiamami col tuo nome, opera in grado di conquistare un pubblico internazionale, arrivando a ottenere quattro nomination agli Oscar (e di vincerne una: James Ivory si è portato a casa il premio per la migliore sceneggiatura non originale).

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Bones and All: Luca Guadagnino sul set americano

Grazie a quel film Luca Guadagnino e Timothée Chalamet sono diventati amatissimi, sopratutto dal pubblico giovane. Cinque anni dopo quel successo si sono ritrovati sul set di Bones and All e possiamo dire con certezza che è nata una nuova coppia d'oro del cinema. L'attore, ripreso dall'obbiettivo del regista, crea qualcosa di magico. Speriamo che continuino a fare film insieme.

A stupire è però Taylor Russell: un volto e un corpo che sembrano nati per il grande schermo, in grado di entrare immediatamente in comunicazione con lo spettatore. La chimica tra lei e Chalamet è palpabile e, vedendoli baciarsi con passione, mordersi e annusarsi viene voglia di buttarsi nello schermo insieme a loro, per scappare verso orizzonti che profumino di libertà e nuove possibilità. Una coppia e una storia destinati a rimanere appiccicati addosso, come il sangue che si incrosta e non si lava più via.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Bones and All, nell'adattare per il cinema l'omonimo romanzo di Camille DeAngelis Luca Guadagnino torna a parlare del fascino della potenzialità, rappresentata da figure di adolescenti che devono trovare il proprio posto nel mondo. Questa volta sono però dei ragazzi particolari: Maren e Lee, due cannibali. Il regista ritrova l'attore Timothée Chalamet, che, ripreso dal suo obiettivo, crea magie. Una storia d'amore appassionate e cupa sulla necessità di trovare le persone che sappiano volerci bene per ciò che siamo, senza spaventarsi di fronte ai nostri aspetti più oscuri. Uno dei migliori film di Guadagnino e del concorso di Venezia 79.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • I protagonisti Timothée Chalamet e Taylor Russell.
  • Gli spazi sconfinati e selvaggi degli Stati Uniti.
  • L'incredibile capacità di Guadagnino di trasporre sullo schermo l'inquietudine dell'adolescenza.
  • La ricerca della bellezza nonostante i traumi e le violenze subite.
  • L'occhio sempre più sicuro e inconfondibile del regista.

Cosa non va

  • Chi non ama lo stile del regista probabilmente non amerà nemmeno Bones and All.