Il prossimo 5 ottobre torneremo in uno dei mondi futuribili e distopici più affascinanti della storia del cinema: dopo una gestazione lunghissima (i primi passi dello sviluppo di questo film furono mossi nel 1999), grazie alla tenacia di Ridley Scott - che rinuncia alla regia del seguito del suo capolavoro per affidarlo a uno dei colleghi più brillanti in attività, Denis Villeneuve- è in arrivo nelle sale di tutto il mondo Blade Runner 2049, ambientato trent'anni dopo l'illustre originale, con Ryan Gosling nei panni del nuovo eroe e Harrison Ford che riveste quelli del suo ombroso Rick Deckard.
Il regista canadese, che ha già conquistato alla sua causa ogni appassionato di fantascienza che si rispetti con il suo Arrival, è approdato a Roma in compagnia dell'attrice Sylvia Hoeks (che nel film intepreta la bella e misteriosa Luv, braccio destro del Niander Wallace di Jared Leto) per incontrare la stampa di casa nostra; con la particolarità che del film abbiamo potuto vedere soltanto quindici minuti - di cui in ogni caso non vi racconteremo nulla.
"Mi dispiace che si sia dovuta prendere questa misura, ma Internet è diventato un amplificatore di spoiler e basta che qualcuno riveli un dettaglio di troppo e il danno è irrimediabile", ci dice Villeneuve. "Lavoriamo anni per creare suspense e offrire elementi sorprendenti, è un peccato vedere sfumare tutto in un attimo. Capisco che gli studios debbano prendere provvedimenti, e non condivido questa fame di spoiler che spopola." Noi staremo bene attenti a non non incentivare questo perverso appetito, limitandoci a dire che le sequenze che abbiamo visto sono per lo più versioni ampliate delle scene incluse nei trailer, e che, detto assolutamente sottovoce, ci sono piaciute parecchio. Per il resto, lasciamo la parola a Denis Villeneuve e Sylvia Hoeks.
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Dopo il blackout
Mr. Villeneuve, come sarà la sua versione del mondo di Blade Runner, più oscura, più angosciante, più digitale?
Denis Villeneuve: È un mondo familiare, che però ha subito un ulteriore tracollo: gli ecosistemi sono crollati, il livello degli oceani è salito al punto che a Los Angeles è stato necessario costruire un muro gigantesco per proteggere la città dall'acqua.
Per quanto riguarda il digitale, gli sceneggiatori Hampton Fancher e Michael Green hanno avuto un'ottima idea per evitare che l'indagine del protagonista fosse la cosa cinematograficamente più noiosa immaginabile, ovvero un tizio davanti a un computer. Molti anni prima dei fatti narrati nel sequel c'è stato un evento misterioso, un blackout che ha portato alla cancellazione di tutte le banche dati del mondo, costringendo l'umanità superstite a tornare a servirsi di supporti analogici. Questo fa sì anche che il mio protagonista, l'Agente K di Ryan Gosling, debba correre dei rischi e sporcarsi le mani per portare a termine la sua missione.
Come mai ha voluto Ryan Gosling per il ruolo principale, a parte il fatto che è canadese come lei?
Ci siamo impossessati del film! In realtà nel momento stesso in cui mi è stato proposto di fare il film mi è stata suggerita la possibilità di chiamare Ryan Gosling per il ruolo di K. E leggendo questo bellissimo script non ho potuto far altro che pensare che la parte fosse stata scritta per lui, non sono mai riuscito a immaginare nessun altro nel ruolo. È la prima volta che abbraccia un ruolo che comporta simili rischi, ma ha accettato subito, perché anche lui ama il Blade Runner originale ed è stato conquistato da questa storia.
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Cosa apprezza di Gosling come attore, e cosa lo rende perfetto per questo ruolo?
Io amo gli attori capace di comunicare molto con poco, trasmettere emozioni complesse in maniera sottile e misurata. Ryan è un attore fantastico, quando vedrete il film vi accorgerete che è quasi sempre in scena, regge tutto il film su di sé. Come regista di questo film devo confessarvi che non ho scelto solo gli attori parlanti, ma ho selezionato personalmente ogni comparsa, perché dovevano essere tutti perfetti per l'universo di Blade Runner, così come Ryan è il perfetto protagonista di questo film.
Una lacrima per Luv
Sylvia Hoeks, lei torna in Italia dopo aver lavorato con Giuseppe Tornatore ne La migliore offerta. Ma è questo ruolo in Blade Runner 2049 la migliore offerta della sua carriera fino ad ora?
Sylvia Hoeks: Decisamente sì, sono incredibilmente felice di aver avuto questa opportunità. Non posso dire molto del mio personaggio per evitare di incorrere in spoiler, ma si chiama Luv, è il braccio destro di Niander Wallace e ha un legame molto forte, molto intenso, con lui: farebbe qualsiasi cosa per Wallace.
Denis Villeneuve: E per quanto riguarda il look, potremmo definirla una Audrey Hepburn sotto acidi.
Abbiamo visto dal footage in anteprima che c'è un buon numero di personaggi femminili accattivanti e diversificati, è un valore aggiunto secondo lei?
Sylvia Hoeks: Certo, ogni personaggio femminile aggiunge qualcosa, una prospettiva diversa, un elemento affascinante. Soprattutto sono stata felice di avere l'opportunità di lavorare con Robin Wright, una donna molto forte e una collega molto disponibile. Era il mio primo giorno di riprese ed eravamo alle prese con un scena molto difficile, ma è stata un'esperienza bellissima. Sono lieta di aver potuto interpretare questo ruolo perché è molto complesso e mi ha permesso di esprimere sensazioni e emozioni molto diverse, è decisamente il più bel ruolo che abbia mai interpretato.
Come si è trovata in tandem con Jared Leto?
Come saprete, lui è un attore di metodo e a me non era ancora mai capitato di lavorare così a stretto contatto con qualcuno che abbraccia queste tecniche. Era molto affascinante vederlo sul set non uscire mai da questo personaggio tra l'altro decisamente particolare. Al primo incontro, ci siamo presentati come Luv e Niander Wallace. Questo fatto in un certo senso creava distanza tra noi, mi permetteva di esprimere ancora meglio il bisogno di approvazione di Luv. Insomma, ha funzionato.
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I colori della malinconia (e della nostalgia)
Mr. Villeneuve, come ha gestito il suo film visivamente e cromaticamente rispetto all'originale?
Denis Villeneuve: Blade Runner è un capolavoro e anche una pietra miliare della storia del cinema dal punto di vista dell'estetica. Ridley Scott seppe creare queste atmosfere uniche, con un un uso rivoluzionario della luce. Con il direttore della fotografia Roger Deakins abbiamo deciso di creare un forte legame con quella estetica; dal punto di vista climatico però qui c'è una differenza, fa più freddo e nevica. Io che sono canadese dell'inverno so qualcosa, e la luce invernale ha un carattere particolare; la luce del nord ha ispirato Deakins per il bianco, l'argento che caratterizza il film. Anche il giallo aveva un ruolo importante, è un colore che amo e che ricollego al sentimento dell'infanzia. Non è semplice da usare in un film, ma potevo permettermi qualche sfida, stavo lavorando con il miglior cinematographer del mondo.
Invece un colore che non amo affatto è il verde del green screen, succhia tutte le energie! Certo, in un film con un look futuristico non puoi fare a meno della CGI, ma una delle prime decisioni che abbiamo preso coi produttori - e anche l'oggetto delle domande che mi hanno fatto tutti gli attori al momento della scrittura - è stata quella di costruire fisicamente tutti i set. Per me è importante che gli attori possano concentrarsi sull'interiorità dei propri personaggi, senza doversi concentrare per immaginare gli ambienti circostanti. È stato un enorme privilegio avere il budget per creare tutti questi incredibili scenari, fare un film come se ne facevano un tempo.
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Il tempo passa, i capolavori restano
Il 3 ottobre Denis Villeneuve compie 50 anni. questa ricorrenza le ispira qualche riflessione a questo punto della sua carriera?
Mi piace invecchiare. Con il tempo che passa mi sento migliore e più la mente invecchia più mi sento in pace con me stesso. Dal punto di vista professionale, ho fatto molti film in pochissimo tempo negli ultimi anni e forse è giunto il momento di prendersi una piccola pausa, e pensare a come evolvermi, a che tipo di cineasta voglio essere nel futuro. Mi rendo conto di aver corso un rischio facendo questo film. Non l'ho presa alla leggera, ci ho messo settimane per decidere se accettare. Blade Runner è un capolavoro, dargli un seguito all'altezza è un'impresa impossibile, ma questa cosa in un certo senso mi ha dato pace. Ho fatto Blade Ruunner 20149 per amore del cinema. E credo di poter dire che Blade Runner 2049 sia il mio miglior film.