Biografilm, giorno 3: Ricordare il passato per costruire il futuro

Bologna, nella sua terza giornata di festival, ci porta ad esempio le vite eccezionali dei più grandi artisti del nostro tempo, come spunto di riflessione per affrontare un futuro che sembra tutt'altro che roseo.

La domenica bolognese esordisce con il proprio approfondimento dedicato a John Cage: Elliot Caplan, in Cage/Cunningham esplora il rapporto, coltivato nell'arco di un cinquantennio, non solo artistico ma anche filosofico e amichevole tra i due artisti, nelle sue declinazioni musicali, pittoriche, letterarie. Critical Mass di Mike Freedman indaga invece argomenti ben meno aulici: i meccanismi della globalizzazione, l'alienazione dell'uomo contemporaneo, nell'intento di gettare le basi per la creazione di un futuro più etico e consapevole, mentre con Il Giudizio Universale di Vittorio De Sica torniamo alle origini della riflessione, in questo caso ironica e surreale, sulla società. Proseguendo con il tributo a John Cage, in The Revenge of the Dead Indians: In Memoriam - John Cage, il regista Henning Lohner cuce insieme le commosse testimonianze dei tanti artisti che hanno accompagnato il cammino professionale e umano del protagonista, passando per Frank Zappa, Giorgio Strehler, Yoko Ono, Shankar, Dennis Hopper.

E' quasi il diario di una vita, con le sue ossessioni, le sue follie, le sue riflessioni più intime Amore carne di Pippo Delbono: un viaggio dentro se stessi, ma anche verso l'altro, filmato con la videocamera di un cellulare. Erion Kadilli, vincitore della passata edizione dei Biografilm, si dedica a tracciare, con La montagna di Nietzsche. In viaggio con Gianni Vattimo, il percorso umano e spirituale del grande filosofo, prendendo spunto dalla sua ultima lezione universitaria per poi disvelare la sua eredità culturale.
Il grande regista tedesco Rainer Werner Fassbinder viene poi ricordato attraverso uno dei propri lavori di maggior successo e intensità: Un anno con 13 lune, in cui trovano riscontro gli echi della propria tragedia personale e tutta l'amarezza e il pessimismo che l'artista nutriva nei confronti del proprio contesto sociale.
Andrea Segre ci porta poi in Africa, con Dio era un musicista, che indaga il valore unificante e di continuità della musica in un continente lacerato dal conflitto tra la propria spiritualità antica, la propria tradizione, e l'ansia di modernizzarsi, molto spesso attraverso la via più semplice e meno consapevole. Sono ancora la musica e l'impegno sociale a farsi protagonisti in Mama Africa di Mika Kaurismäki, in cui la figura di Miriam Makeba è celebrata non soltanto per il proprio valore di artista, ma anche per l'importante ruolo svolto nella sensibilizzazione nei confronti dell'apartheid.

L'omaggio a Fassbinder prosegue in serata con My Name Is Not Ali di Viola Shafik, dedicato alla figura dell'amante del regista e al ruolo svolto da questa figura tragica nella cinematografia dell'autore tedesco, mentre è la stessa mano di Fassbinder a parlare di se stesso con il suo Lili Marleen.
Guillermo G. Peydró racconta poi, ne El Jardìn Imaginario, una storia unica nel proprio genere, quella di un contadino che, all'età della pensione, decide di dedicarsi alla scultura, realizzando negli anni più di quattrocento opere in cemento: una riflessione sul ruolo dell'arte e sulla sua potenza latente ma inarrestabile. Adieu di Alberto Castiglione propone, attraverso il confronto tra gli esponenti di due generazioni lontanissime, un bambino ancora ansioso di esplorare il proprio mondo e un adulto in procinto di lasciare la propria città e la propria vita, una disamina non senza pessimismo della realtà palermitana mentre, a chiudere il weekend bolognese, è la pellicola HOPPER: In His Own Words di Cass Warner. In concorso nella selezione ufficiale, il film ripercorre, attraverso spezzoni inediti, le sfaccettature più intime e autentiche del grande interprete, tracciandone un ritratto commovente e dalla delicata sensibilità.