Berlinale 2010: sessant'anni e non sentirli

Un'edizione sulla carta molto interessante quella del sessantenario, che conferma il coraggio delle scelte del festival tedesco, mai alla ricerca affannosa dei grandi autori affermati. Tra big comunque Martin Scorsese fuori concorso con Shutter Island e l'ultimo di Roman Polanski in competizione. Italiani rappresentati da Soldini e Ozpetek.

Sessant'anni e sessanta edizioni per il Festival di Berlino. Alte le aspettative per una rassegna che continua a confermarsi unica in termini di proposte e attitudine organizzativa. Al di là dei risultati qualitativi, variabili di anno in anno, a Berlino si continua a respirare quell'aria metropolitana e cosmopolita assente a Cannes o a Venezia e soprattutto a cercare di dare un'idea del mondo attraverso il cinema, rifiutando o limitando la ricerca asfissiante del grande autore o del glamour ossessivo. Impressionante e variegata al solito la proposta che a un Concorso costituito da venti film e presieduto da Werner Herzog, affianca un Fuori concorso come sempre molto snello, dove spicca per forza di cose Shutter Island di Martin Scorsese, con Leonardo DiCaprio nei panni dell'agente federale Teddy Daniels inviato nel 1954 sull'isola di Shutter, al largo di Boston, in un ospedale psichiatrico nel quale sono detenuti numerosi criminali psicopatici.

Ad aprire e chiudere il festival sarà l'Oriente, con lo start affidato a Apart Together, di Wang Quanan, uno dei più importanti registi cinesi della generazione giovane, già passato a Berlino con Il matrimonio di Tuya. Ma Berlino, si sa, è un festival di ritorni e la chiusura sarà affidata al giapponese Yoji Yamada, con il suo Otouto, in assoluto il regista più fedele al festival tedesco. Grandi aspettative dal cinema americano in concorso, con Howl che ricostruisce il drammatico processo per oscenità che vide il poeta e scrittore Allen Ginsberg opposto ai censori dell'epoca, The Killer Inside Me di Michael Winterbottom e Greenberg di Noah Baumbach che racconta la crisi esistenziale di un uomo (interpretato da Ben Stiller) che dopo aver perso il lavoro a Los Angeles si trasferisce a New York. Grande interesse anche per l'ultimo film di Roman Polanski, L'uomo nell'ombra, completato nel mezzo della disavventura giudiziaria del regista polacco.

A Berlino si respira da sempre aria di cinema di ogni tipo e collocazione geografica, con la presenza, al fianco di varie opere di lingua tedesca, di numerose opere di registi esordienti, che oltre a popolare la ricchissima sezione Forum, si affacciano anche nel concorso come per Puzzle di Natalia Smirnoff, film argentino, o del russo Aleksei Popogrebsky con How I Ended This Summer. Non è affatto un esordiente invece Koji Wakamatsu, maestro del cinema giapponese rivoluzionario che fu, che porta il suo ultimo e atteso Caterpillar in concorso; come non lo è The First Gun di Zhang Yimou a confermare la rinnovata attenzione al cinema asiatico in un periodo meno roseo rispetto a qualche anno indietro. Altri nomi di rilievo nella selezione Fuori concorso, dove a fianco di Scorsese e Yamada appaiono Nicole Holofcener con Please Give o l'indiano Karan Johar con My Name Is Khan.

Poco cospicua la presenza del cinema italiano tra cui spicca l'ultimo film di Ferzan Ozpetek, Mine vaganti, che sarà presentato all'interno della sezione Panorama Special, mentre in Berlinale Special troviamo l'ultimo film di Silvio Soldini, Cosa voglio di più. Presente anche in Forum La bocca del lupo di Pietro Marcello. Firma italiana anche per un altro film presente a Berlino nella preziosa sezione Panorama, ovvero Due vite per caso di Alessandro Aronadio, a cui abbiamo dedicato anche un'interessante intervista. La sezione si dimostra anche quest'anno ricca di titoli promettenti tra cui il biopic inglese dedicato a Ian Dury, Sex & Drugs & Rock & Roll di Mat Whitecross. Molto cinema sudamericano nella sottosezione speciale, soprattutto Brasile, mentre incuriosisce il nuovo film del giapponese Yoshihiro Nakamura dal titolo Golden Slumber.

Largo spazio anche ai documentari con una selezione molto ricca e varia, tra cui si fa notare Red, White and the Green del regista iraniano Nader Davoodi, noto per le sue dettagliate ed etnografiche documentazioni dell'Iran contemporaneo o il tedesco Death By Instalments. Nel magma quasi incodificabile di Forum infine molto cinema asiatico ancora, con un buon numero di pellicole coreane, alla ricerca di un'uscita da una crisi creativa che dura da anni, dopo una decade indimenticabile. Numerose anche le rassegne collaterali tra cui l'usuale cinema dedicato ai ragazzi (Generation Plus) e l'evento speciale: il director's cut di Metropolis, capolavoro di Fritz Lang del 1926 che sarà presentato nella versione integrale restaurata dalla Friedrich Wilhelm Murnau Foundation con colonna sonora originale eseguita dal vivo.