Si chiude l'edizione 2010 del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, scioltasi negli ultimi giorni come la neve che quest'anno ha caratterizzato il background cittadino in cui la manifestazione si è tenuta. Dalla Russia di How I Ended This Summer alla Turchia di Honey, la Berlinale conferma la tendenza a premiare cinematografie ritenute minori, nell'ambito di una Competion che quest'anno si è dimostrata di medio livello, senza veri capolavori, seppur con punte decisamente interessanti come Caterpillar di Wakamatsu, Howl con James Franco ed il documentario Exit Through the Gift Shop del writer Banksy, e pochi momenti di autentico basso livello, tra i quali spicca indubbiamente e tristemente Jud Süß, melodrammone storico sul nazismo firmato dal regista de Le particelle elementari.
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L'Italia è stata rappresentata nelle sezioni parallele da Ferzan Ozpetek e le sue Mine vaganti, il Silvio Soldini di Cosa voglio di più, l'esordio di Aronadio Due vite per caso e quel piccolo gioiello che è La bocca del lupo di Pietro Marcello.
Ma è la presenza de L'uomo nell'ombra, ed il premio al suo regista Roman Polanski, il segnale più forte di questa edizione.
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L'orso d'argento assegnatogli per la regia, visto a posteriori, fa valutare la presenza de L'uomo nell'ombra nella Competition berlinese come una dichiarazione d'intenti; inserirlo direttamente in concorso e non out of competion come naturalmente fatto con l'altra grande firma presente, quella di Scorsese, è un segnale importante.
L'Oscar per Il pianista ed ora questo nuovo riconoscimento, entrambi ricevuti in absentia, sono l'ennesima prova di una carriera da sempre irrimediabilmente segnata dai problemi giudiziari del regista. Una vicenda scomoda sulla quale ognuno nell'ambiente cinematografico e non solo ha una opinione e sulla quale la Berlinale, con questo premio, sembra aver voluto esprimere la sua.