Come ormai ben sappiamo, Barbie è l'ineludibile fenomeno di massa della cultura popolare dell'estate 2023, destinato forse a imporsi come il più popolare evento cinematografico dell'intera annata. Ce lo dicono gli incassi, un miliardo di dollari in poco più di due settimane, con la prospettiva di scavalcare Super Mario Bros. - Il film (attualmente a quota un miliardo e trecentocinquanta milioni); ce lo dicono il passaparola irrefrenabile e un effetto virale da antologia del marketing; e ce lo dicono perfino le classifiche musicali, in cui svettano la colonna sonora del film e le sue canzoni principali, affidate a popstar quali Billie Eilish e Dua Lipa. E di fronte a un successo di questa portata, sembra inevitabile che la "febbre di Barbie" si trasferirà (almeno in parte) anche agli Oscar... ma in quale misura?
Barbie e gli Oscar: un amore ineluttabile?
Sulla carta, perlomeno fino a qualche settimana fa, Barbie non appariva certo come il canonico "titolo da premio": sia per la natura 'commerciale' dell'operazione (è una semplificazione, ma rende l'idea), sia per il tono lieve e giocoso di una pellicola che non sembrava volersi prendere troppo sul serio. Unico indizio contrario: la presenza di Greta Gerwig al timone del progetto, affiancata in sede di scrittura dal partner Noah Baumbach. Due autori apprezzatissimi e che, negli scorsi anni, hanno ricevuto il "bacio accademico" degli Oscar (Gerwig con Lady Bird e Piccole donne, Baumbach con Storia di un matrimonio). Poi il film è arrivato nelle sale, con il favore quasi unanime della critica (l'aggregatore Metacritic riporta un punteggio di 80/100), ha galvanizzato un pubblico ampio e trasversale e sta suscitando riflessioni e dibattiti legati al suo messaggio femminista e al modo in cui dipinge i cosiddetti gender roles nella società contemporanea.
È bene ricordare a tal proposito che gli Oscar sono sempre stati, per molti aspetti, un premio 'popolare', per quanto affidato al giudizio degli addetti ai lavori, e che difficilmente i membri dell'Academy hanno ignorato film accolti dall'entusiasmo collettivo. Qualche esempio? L'anno scorso, nel novero dei candidati come miglior film figuravano blockbuster quali Top Gun - Maverick, Avatar - La via dell'acqua e Black Panther - Wakanda Forever; mentre neppure le recensioni fredde e i tiepidi meriti artistici non hanno frenato il plebiscito per il campione d'incassi Bohemian Rhapsody, premiato con quattro statuette all'edizione degli Academy Award 2018. Fatte le dovute premesse, procediamo dunque ad analizzare - seppure con sette mesi d'anticipo sulla cerimonia - le chance di Barbie ai prossimi Oscar.
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Miglior film: nomination blindata?
Alla luce di quanto appena scritto, e tenendo conto che la categoria include un totale di dieci titoli, possiamo già dare quasi per scontato che Barbie si ritaglierà un posto fra i candidati all'Oscar per il miglior film del 2023. Ha tutte le carte in regola per essere preso in considerazione: incassi stratosferici, ottime recensioni, il sostegno di una major quale la Warner Bros, tematiche di rilievo e un posto centrale nel dibattito mediatico; mentre l'ipotesi di una sua omissione significherebbe un clamoroso autogol per l'Academy (come accadde a suo tempo per Il cavaliere oscuro, tanto da portare all'aumento delle candidature come miglior film). Altra nomination molto probabile è quella per la sceneggiatura (presumibilmente originale): la vivacità e l'acutezza dei dialoghi sono tra i massimi punti di forza del film, senza contare che la coppia Greta Gerwig/Noah Baumbach ha già raccolto due candidature a testa in questa categoria.
Scenografia e costumi: due categorie sotto ipoteca
Ma la nomination in assoluto più a portata di mano, per Barbie, è per la miglior scenografia: la ricostruzione di Barbieland ha catalizzato notevole attenzione, e pare impossibile che l'Academy resti indifferente allo splendido lavoro di Sarah Greenwood e Katie Spencer, una coppia di scenografe con sei nomination a testa nei rispettivi curriculum. Greenwood e Spencer potrebbero addirittura puntare alla statuetta, anche se molto dipenderà dalla concorrenza di Dune - Parte due. In termini di candidature, hanno ottime chance pure i costumi di Jacqueline Durran: in genere l'Academy tende a prediligere i costumi d'epoca rispetto a quelli di ambientazione contemporanea, ma l'importanza degli abiti nella cornice del racconto e il prestigio di cui gode la Durran (otto nomination e due Oscar, inclusa una statuette per Piccole donne della Gerwig) dovrebbero essere più che sufficienti.
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He's Kenough: tutti pazzi per Ryan Gosling
E in quanto a sufficienza, quell'I am Kenough diventato una sorta di tormentone estivo è emblematico dell'impatto del personaggio di Ken: un personaggio che ha permesso a più riprese a Ryan Gosling di rubare la scena, mettendosi alla prova fra l'altro con un ruolo per lui decisamente atipico. Definito a più riprese il most valuable player del cast, Ryan Gosling è insomma un candidato più che probabile per l'Oscar come miglior attore supporter, categoria in cui le performance comiche trovano molto più posto che non in quella per gli attori protagonisti (in cui si prediligono invece le interpretazioni drammatiche). Tirando le somme, Barbie dovrebbe aver ipotecato, nonostante il larghissimo anticipo, cinque nomination abbastanza sicure: miglior film, attore supporter, sceneggiatura, scenografia e costumi. Ma da qui in poi, il conto potrebbe facilmente salire...
Margot Robbie: Barbie Stereotipo diventerà Barbie Oscar?
Se Ryan Gosling può già fregiarsi del titolo di favorito della prima ora, il discorso è più complesso per la sua partner Margot Robbie. Da un lato, è bizzarro pensare che un grande successo di Barbie agli Oscar possa prescindere da una candidatura per l'attrice che dà corpo e anima alla protagonista, partendo da una recitazione più stilizzata - in linea con l'essenza di bambola per personaggio - per poi aggiungere elementi di naturalismo; dall'altro, come già rilevato, questo tipo di performance di rado trova spazio nelle cinquine riservate ai protagonisti. Margot Robbie, candidata finora due volte agli Oscar (per Tonya e Bombshell), potrebbe comunque ritrovarsi nella cinquina, ma molto dipenderà dalla quantità e dalla caratura di altre interpretazioni femminili in odore di premio: da Sandra Huller e Greta Lee, forti degli elogi festivalieri, agli imminenti film biografici con protagoniste del calibro di Annette Bening, Carey Mulligan e Kate Winslet. Per riassumere: una nomination alla Robbie è possibile, ma tutt'altro che scontata.
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Le altre categorie, dalla regia alle canzoni
Altra categoria di peso è ovviamente quella per la miglior regia, in cui Greta Gerwig era già stata inclusa agli Oscar 2017 per Lady Bird. Non è da escludere che la Gerwig possa essere candidata di nuovo, ma la nostra sensazione è che non andrà così: il directors branch dell'Academy è contraddistinto da tendenze più sofisticate e 'autoriali', e al momento il pronostico è che Barbie non comparirà in questa cinquina. Altrettanto deboli appaiono le quotazioni per le musiche, la fotografia (pur potendo fregiarsi di un direttore quale Rodrigo Prieto), il montaggio e il sonoro, mentre qualche chance in più risiede forse in trucco e acconciature. Tuttavia, insieme alle candidature già preventivate, dove il film potrebbe ampliare ulteriormente il proprio bottino fino a sei o sette nomination complessive è nella categoria per la miglior canzone, dove ha l'imbarazzo della scelta. Dovendo scommettere, per ora puntiamo sulla delicata ballad di Billie Eilish What Was I Made For?, che accompagna la presa di coscienza di Barbie e suona come un perfetto "brano da Oscar"; a meno che non finisca vittima della concorrenza 'interna', da Dance the Night di Dua Lipa ad I'm Just Ken, cantata da Gosling a mo' di apologia del suo bambolotto frustrato.