Banksy - L'arte della ribellione, la recensione: dai graffiti nelle strade di Bristol a Sotheby's

La recensione de Banksy - L'arte della ribellione: documentario dedicato al re della street art Bansky, al cinema dal 24 al 26 maggio.

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Banksy - L'arte della ribellione: un momento del film

"I graffiti non sono una forma d'arte, sono una reazione, un impulso imprevedibile". Così una delle tante teste parlanti che popolano il documentario di Elio Espana ci introduce nel mondo di Banksy. La recensione di Banksy - L'arte della ribellione evidenzia il merito principale del documentario: iniziarci all'universo di Banksy ripercorrendo l'arco della sua carriera senza speculare più di tanto sul mistero che avvolge l'identità del graffitaro più celebre al mondo. Di Banksy conosciamo le opere provocatorie, l'impegno politico, l'audacia sfrontata che va di pari passo col genio creativo. Nel film intravediamo perfino il suo volto ricoperto da una sciarpa e udiamo la sua voce in un raro frammento del documentario della BBC del 1995 Shadow People. Ma chi si celi realmente dietro la figura di Banksy ad oggi nessuno è riuscito a scoprirlo.

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Banksy - L'arte della ribellione: una scena del documentario

Le radici, per un artista, sono importanti. Ecco che la prima parte di Banksy - L'arte della ribellione è dedicata a ricostruire il background in cui prolificano le opere di Banksy. In quella Bristol dei primi anni '80 che, da città borghese e industrializzata, col thatcherismo affronta la delocalizzazione, la crisi economica, la disoccupazione, le rivolte giovanili e la diffusione della droga. É nel quartiere decadente di Barton Hill, a est della città, che Bansky muove i primi passi nel mondo dei graffitari ispirandosi a 3D, writer e fondatore dei Massive Attacks che è stato spesso sospettato di essere lo stesso Banksy. La repressione della polizia inglese, che arresta i graffitari per mettere a tacere ogni espressione eversiva, nulla può contro l'ascesa irresistibile del rappresentante più illustre della street art.

Tutto cominciò con un murales

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Banksy - L'arte della ribellione: una foto del documentario

Ricchissimo di materiali, Banksy - L'arte della ribellione, narrato dall'attore Mark Holgate, alterna interviste a esperti d'arte, graffitari, critici e frequentatori di quelle strade di Bristol che sono servite da palestra per la formazione di Banksy a vedute della cittadina inglese, ma anche di Londra, New York, Parigi e di tutte le tappe dell'escalation della sua fama, ma è soprattutto l'arte a dettare i ritmi della visione. Proprio come il suo creatore, il documentario non si sofferma sulle singole opere, ma passa in rassegna la sua produzione in un unicum in cui quadri, graffiti, murales e incursioni nei musei si intrecciano agli altri materiali del film seguendo il ritmo sincopato dell'hip hop. Al turbine visivo corrisponde l'inarrestabile vortice dell'ascesa di Bansky che passa per la ribellione all'establishment, criticando il sistema con immagini semplici, lineari, talvolta rabbiose, spesso ironiche.

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Banksy - L'arte della ribellione: un'immagine

Non conoscendo l'identità di Banksy, a parlare è quasi unicamente la sua opera. Attraverso un intrigante excursus apprendiamo che l'artista si schiera fin dalle prime fasi della sua carriera con gli outsider, i nomadi, i giovani contestatori del sistema. I suoi murales che appaiono all'improvviso per le strade di Bristol danno voce a chi non ce l'ha, denunciano la violenza della polizia (The Mild Mild West), ma sono anche pronti a evidenziarne gli aspetti più umani come nel provocatorio Kissing Coppers che ritrae due bobbies intenti a baciarsi. Ad agganciare il pubblico a inizio film è però quella che è forse la mossa più popolare dell'artista inglese, la performance all'asta di Sotheby's del 2018 in cui, dopo la vendita di Girl With a Balloon per un milione di sterline, si attiva un meccanismo per cui il quadro si sfila dalla cornice e comincia a essere triturato. Dopo la performance, il valore del quadro è raddoppiato.

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"Banksy non fa mostre. Le sue sono esperienze"

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Banksy - L'arte della ribellione: una scena

Tra mucche ed elefanti dipinti come tele, topi che proliferano alle mostre, messaggi pacifisti e incursioni nei musei più celebri, la creatività di Bansky non trova limiti. Proprio in virtù di questo caleidoscopio di trovate, il documentario di Elio Espana si interroga sulla capacità di conciliare anticonformismo e successo commerciale che rischia di "normalizzare" il fenomeno Bansky. Con l'avanzare della sua fama, le mostre di Bansky si diffondono oltreoceano catturando l'attenzione delle star di Hollywood e lanciando definitivamente il graffitaro inglese nell'olimpo degli artisti. Il film è abbastanza chiaro nel sottolineare come la natura indomita di Banksy non sia stata addomesticata dalla fama. Almeno finora.

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Banksy - L'arte della ribellione: una sequenza

Banksy - L'arte della ribellione ricorda l'incursione di Banksy in Palestina nel 2004 per esercitare la sua arte nel muro che costeggia la West Bank Area, i corti girati a Gaza e la sua "arte democratica che si basa sui feedback" che prende piede in tutto il mondo alimentando il mito. Il suo riconoscimento passa attraverso un museo a lui dedicato a Bristol mentre l'artista non esaurisce le sue boutade vendendo alcune sue opere a sessanta dollari l'una in una bancarella per le strade di Los Angeles proprio di fianco alla mostra organizzata per lui e frequentata da vip quali Brad Pitt, Angelina Jolie, Christina Aguilera e Jude Law. Immancabile l'accenno a Dismaland, installazione temporanea realizzata nel 2015 nel Somerset dove Banksy propone una sorta di anti-parco dei divertimenti parodia di Disneyland in cui tutto è brutto, triste e decadente.

A conti fatti, il documentario assolve il compito di introdurre i neofiti nell'universo di Bansky invogliandoli ad approfondire la conoscenza del suo genio grazie ad aneddoti, contestualizzazioni e a un linguaggio semplice e accattivante. Ma soprattutto, dà ampio spazio a opere e performance, vero cardine dell'indagine.

Conclusioni

La recensione di Banksy - L'arte della ribellione riconosce la capacità del documentario di riassumere l'eccezionale carriera di Bansky lasciando che a parlare siano la sua arte e coloro che sono stati testimoni della sua ascesa. Grande ricchezza di materiali per un film in grado di far appassionare anche i non addetti ai lavori alla sua genialità irriverente grazie a un linguaggio semplice e diretto.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.3/5

Perché ci piace

  • Appassionante e ricco di curiosità, il film invoglia ad approfondire opere e carriera di Banksy.
  • Il documentario conserva un ritmo veloce e accattivante.

Cosa non va

  • Banksy viene presentato più come un fenomeno che un artista. Gli aspetti più curiosi della sua carriera rischiano di fagocitare l'attenzione del pubblico..