Avatar – La via dell'acqua: il ruolo della famiglia

La simbologia della famiglia in Avatar 2 - La via dell'acqua è un concetto molto importante, fondante nelle tradizioni dei nativi delle pianure.

Avatar – La via dell'acqua: il ruolo della famiglia

Non è come nasci, ma come muori, che rivela a quale popolo appartieni.

Forse una delle citazioni più note del grande capo Lakota Alce Nero, che riassume moltissimo della spiritualità e filosofia dei nativi. Il senso di appartenenza e famiglia è un fondamento in genere dei popoli aborigeni del pianeta Terra, ma nel caso dei nativi delle pianure ci sono dei parallelismi molto importanti con il concetto di famiglia visto in Avatar - La via dell'acqua. Ma prima di addentrarci nella tematica affrontata da James Cameron ricordiamo che in questo articolo si parlerà di personaggi e trame del film Avatar - La via dell'acqua, quindi qualora vorreste evitare spoiler consigliamo la lettura dopo la visione del film.
In questo secondo capitolo il focus è spostato diversi anni dopo la reincarnazione del corpo di Jake Sully in un Avatar, evento che ha portato alla creazione, da parte dell'ex marine, di una famiglia molto numerosa e anche mista. Jake e Neytiri difatti sono genitori di ben quattro figli, di cui tre naturali, Neteyam (Jamie Flatters), Lo'ak (Britain Dalton) e Tuk (Trinity Jo-Li Bliss) perchè Kiri (Sigourney Weaver) è nata in circostanze misteriose dal corpo da Avatar della fu dottoressa Grace Augustine. Inoltre ad unirsi ai quattro Na'vi figli dei Sully c'è anche "l'adozione" di Spider (Jack Champion), un terrestre rimasto sulla luna perché troppo piccolo per il criosonno.

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Avatar: la via dell'acqua, una scena tratta dal trailer

La prima cosa che viene fatta notare, dopo che i Sully decidono di chiedere ospitalità al clan dei Metkayina è la diversità proprio dei figli, la "non-purezza". Sì perchè i tre figli naturali sono dei "mezzosangue" in quanto il padre Jake non è un Avatar puro e il simbolo di questo incrocio è proprio nelle mani: i figli di Jake a differenza degli altri Avatar possiedono cinque dita anziché quattro. Il concetto di famiglia "mista" è un pensiero molto all'avanguardia in questo secondo capitolo, introduce il discorso del "diverso" e delle ripercussioni che i reietti (anche negli animali come i tulkun) devono affrontare, tuttavia non è così tanto inventato, difatti da sempre è un punto fondamentale dei nativi in genere. L'idea di James Cameron con il progetto Avatar sembra quasi quella di raccontare un pianeta come Pandora con il cuore, occhi, tradizioni e spiritualità dei nativi del pianeta Terra.

La famiglia allargata nei nativi delle pianure come i Na'vi

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Avatar: La via dell'acqua, la famiglia di Jake & Neytiri

In antichità, nelle tribù delle pianure e non solo, i figli venivano allattati non solo dalla madre naturale, ma anche dalle altre madri e le stesse famiglie adottavano figli di altri tribu al fine di creare un'armonia interna nella stessa comunità. C'era molta solidarietà in questo senso all'interno delle comunità: se una donna non aveva abbastanza latte per nutrire il proprio bambino, ce n'era sempre un'altra che ne aveva in eccesso e che fungeva da balia. La stessa situazione l'abbiamo trovata all'interno della famiglia dei Sully che oltre ai tre figli naturali, ha abbracciato l'adozione di altri due figli "misti". Nell'antica lingua lakota c'è un concetto molto importante come il Wotitakuye, che significa "parentela" (in lingua Lakota) ed è uno dei valori più importanti provenienti dalla famiglia allargata (Tiyospaye), esso infatti comprende le idee di vivere in armonia, appartenenza, relazioni, come la vera ricchezza e l'importanza della fiducia negli altri. Per i nativi delle pianure, come per i Sully in Avatar, la famiglia è la misura della loro ricchezza perché essa sosterrà nel bene e nel male ogni componente.

I Sully rimangono uniti

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Avatar: la via dell'acqua, una foto

Per un Lakota (o un nativo delle pianure), si appartiene a una tiyospaye in vari modi ovviamente dalla nascita, tramite il matrimonio ma anche con l'adozione e la propria famiglia si estende anche fuori della propria tribù. Ogni volta che la famiglia si appresta ad effettuare un viaggio da qualche parte, ci si può aspettare di essere accolto e sostenuto, come se foste nella vostra famiglia immediata anche in altre tribu, proprio come in Avatar: La via dell'acqua. La famiglia dei Sully, per evitare di nuovo lo scontro acerrimo con i terrestri decide di cercare accoglienza nella tribu del mare e nonostante una freddezza iniziale lo stesso capo-clan decide di aprire le "porte" del villaggio a Jake & figli insegnando loro gli usi e costumi. Questo grande parallelismo e ricerca storica di James Cameron non fa altro che avvallare ancor di più la tesi che in Avatar tutto ciò che viene mostrato è il più delle volte uno specchio di quello che è accaduto nel nostro pianeta e che a causa di moltissimi eventi è stato dimenticato: la famiglia e l'appartenenza tra i clan, le adozioni e l'insegnamento dei vari usi e costumi sono l'esempio maggiore.

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Avatar: La via dell'acqua. una scena del film

Ai fan dell'ipotesi che "è un film senza trama", ci sono pellicole che hanno trame particolari senza magari lanciare messaggi e poi ci sono film come Avatar che basano il proprio script su delle tematiche e qui ce ne sono molto più che sul primo capitolo.
Una delle battute ricorrenti tra Jake Sully e i componenti della famiglia è "fortezza". Anche questa parola, seppur molto semplice, nasconde un concetto molto antico derivante sempre dagli indiani delle pianure. Wacintaka (la parola Lakota per fortezza) significa affrontare pericoli o le sfide con coraggio, forza e fiducia, credere in sè stessi e unendo tutti questi significati il concetto di Wacintaka permette ad una persona di affrontare ogni sfida gli si proponga avanti. Fortezza include la possibilità di venire a patti con i problemi, di accettarli e di trovare una soluzione che vada bene per tutti e difatti una delle prime lezioni di un bambino Lakota, che veniva insegnata in antichità, era l'autocontrollo e l'autocontrollo in presenza di genitori o adulti (cosa non propriamente uguale ai figli di Sully che sono più ribelli del solito in molte situazioni).

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Avatar: la via dell'acqua, un'inquadratura

E il ruolo della donna? Per quanto riguarda la protagonista indiscussa di questi capitoli, la bellissima Neytiri c'è un mix di varie tipologie di culture. Sì perché in quasi tutte le tribù native, le donne erano il motore economico e garantivano il buon andamento della vita quotidiana. Nelle maggior parte delle comunità, come gli Apache, la famiglia era matriarcale quindi il focus e il centro di tutto era proprio nella donna della famiglia. Tuttavia nonostante le loro mansioni fossero innumerevoli scuoiavano animali, affumicavano la carne, confezionavano tutti gli indumenti, erano espertissime conciatrici di pelli, cucinavano, montavano e smontavano le tende e naturalmente, accudivano i figli, difficilmente le donne prendevano arco e frecce come Neytiri.

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Neytiri, la donna guerriero

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Avatar: La via dell'acqua, un'immagine

La Na'vi sposa di Jake Sully è un mix di varie culture, sicuramente una nativa per quanto riguarda il rispetto e la condivisione dei valori di Madre Terra/Eywa, ma un po' amazzone per il suo ruolo di guerriera. Anche le amazzoni avevano un rapporto speciale con la natura, alla quale erano strettamente legate, vivendo difatti in forte connessione e armonia con il loro corpo in quanto strumento di forza, destrezza e potenza. Colombo, se dovessimo cercare delle notizie "storiche", scrive nei vari suoi diari di aver incontrato donne guerriere durante i suoi viaggi. Un compagno del conquistador Francisco de Orellana descrive la lotta che lui e i suoi compagni dovettero fare nel 1541, in Amazzonia, contro grandi donne bianche dai lunghi capelli intrecciati, armate di archi e frecce. È Orellana, inoltre, a battezzare il Rio delle Amazzoni dalla parola indiana "amassonas" che significa "distruttore di barche".

Avatar: La via dell'acqua, le opinioni della redazione

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Avatar - La via dell'acqua: un'immagine del film

Tornando alla protagonista del film di James Cameron, per il modo di approcciarsi ai figli e alla spiritualità in genere Neytiri rappresenta e incarna moltissimi valori dei nativi delle pianure. La sera, per far addormentare i piccoli le donne Lakota cantavano lunghe canzoni e nenie e Neytiri, anche all'interno del film, più volte è colei che canta per la famiglia. Nella vita sociale degli indiani il saper preparare e servire il cibo era molto importante, ed era sempre compito della donna, in Avatar la condivisione del cibo viene mostrata poche volte, ma anche in una scena importante come la decisione di andare in battaglia oppure no Cameron si sofferma su Neytiri che è impegnata nella preparazione di un pasto per la famiglia (altro dettaglio non trascurabile). Poi quando c'è bisogno di combattere ecco che la donna di famiglia si trasforma in una tremenda amazzone spietata. Sui parallelismi con il modo di combattere delle donne amazzoni entriamo nel campo della leggenda e del mito, perché a conti fatti ci sono poche prove di guerriere alla Neytiri. Affascinati dalla tenacia e forza della madre guerriera ci piace chiudere con un verso di Virgilio, nell'Eneide, che le descriveva in questo modo:

Guerriera ardita, che succinta, e ristretta in fregio d'oro l'adusta mamma, ardente e furiosa tra mille e mille, ancor che donna e vergine, di qual sia cavalier non teme intoppo.