Per Wes Anderson e il suo cast, Cannes 2023 è una vetrina di lancio più che una competizione. Anche se il suo nuovo film, Asteroid City, concorre alla Palma d'Oro, l'aria scanzonata del nutrito team approdato sulla Croisette a bordo di un bus coloratissimo che ricorda più una gita scolastica. Come da tradizione, il regista texano si circonda di fidati collaborati mettendo insieme un cast da paura. Stavolta al centro dell'attenzione sono Scarlett Johansson, Tom Hanks (misteriosamente assente alla conferenza stampa), Jason Schwartzman, ma anche Jeffrey Wright, Maya Hawke, Bryan Cranston e tanti altri attori presenti a Cannes solo in parte.
Tutti gli interpreti commentano con entusiasmo l'esperienza unica di entrare a far parte del mondo colorato e geometrico di Wes Anderson. Per Scarlett Johansson, "è un'esperienza intensa, sei coinvolto nel processo creativo, sei parte di un ensemble, ti muovi in uno spazio fisico, ma al tempo stesso metaforico, è come fare teatro". Le fa eco Maya Hawke, che aggiunge: "L'assenza di una gerarchia in combinazione con la perfezione della sceneggiatura e la puntuale costruzione del set ti permette di lavorare in maniera fantastica. Anche se il livello è altissimo". Per la star di Breaking Bad Bryan Cranston, "la complessità del set è una sfida. Dobbiamo stare molto attenti. Wes è come un direttore d'orchestra e noi siamo gli strumenti, siamo sempre presenti anche se non sappiamo cosa verrà fuori dall'insieme. Come nella vita, non sappiamo cosa accadrà, ma dobbiamo andare avanti e raccontare la storia".
Quando il set diventa un microcosmo
Asteroid City è una cittadina immaginaria nel deserto che ospita una convention scolastica di astronomia, ma genitori e studenti intervenuti sul luogo vengono bloccati dall'esercito quando una minaccia aliena si profila all'orizzonte. Scarlett Johansson interpreta Midge Campbell, una famosa attrice con figlia adolescente ossessionata dalla scienza al seguito, mentre Jason Schwartzman è un padre che non ha il coraggio di dire alle tre figlie che la loro madre è morta. La situazione, con i personaggi costretti ad accettare la limitazione dei loro movimenti, ricorda un po' l'esperienza della pandemia. Come conferma Wes Anderson, "la sceneggiatura è stata scritta nella fase acuta del Covid. Non credo che ci sarebbe una quarantena nella storia se non la avessimo vissuta. Ma non è stato intenzionale".
Wes Anderson chiarisce poi che "la scrittura è la parte più improvvisata del lavoro perché non hai niente da cui partire, credo che avvenga in un modo che non puoi controllare. Quando abbiamo girato vigevano ancora i protocolli anti-Covid, ma il fatto di stare insieme in una bolla mi è piaciuto molto. Anche se giravamo nel deserto, era un deserto chiuso. Lavoravamo insieme, mangiavamo insieme in una lunga tavola. Ho apprezzato l'intimità, per il film ha funzionato".
Lo stile e le musiche danno forma al film
Interrogato sul suo stile registico così unico e riconoscibile, Wes Anderson chiarisce: "Sono legato alle vecchie tecniche. Il mio metodo di lavoro è più vicino ai film degli anni '30 che a quelli contemporanei. L'atmosfera che voglio ottenere con gli attori influenza il film, anche se molto dipende da ciò che la storia ti chiede". Interviene Jeffrey Wright: "C'è una specificità nell'inquadratura che non ti permette di improvvisare. C'è uno schema alla base di ogni sequenza, una planimetria, tutto è finalizzato al risultato che Wes vuole ottenere". Come conferma Jason Schwartzman, collaboratore di lunga data di Anderson, "quando lavoriamo insieme c'è sempre un nuovo elemento, ti stimola a cercare sempre qualcosa di nuovo e di diverso".
Insieme al cast di Asteroid City, in uscita nei cinema italiani il 14 settembre, è presente anche il compositore delle musiche Alexandre Desplat e parlando del lavoro sulla colonna sonora, Wes Anderson spiega: "A volte pianifichiamo la musica scena per scena prima dell'inizio delle riprese, ma stavolta ci siamo lasciati trasportare dall'ambiente. Lo spazio influenza il film e quando giravamo, aprendo le finestre, si sentiva il rumore delle auto, le persone che andavano su e giù. Ho usato tante radio, erano in ogni inquadratura. In montaggio abbiamo usato brani degli anni '50, epoca in cui il film è ambientato, canzoni folk. Le musiche di Alexandre Desplat sono meno presenti di altre occasioni, ma i suoi interventi hanno dato forma al film".