Recensione Arthur 3 - La guerra dei due mondi (2010)

Dopo dieci anni di duro lavoro, più di 700 persone coinvolte nella trilogia ed un numero imprecisato di effetti visivi, la saga di Arthur arriva al suo epilogo con Arthur 3 - La guerra dei due mondi.

Arthur, l'eroe (ecologista) dei due mondi

Le proporzioni nella vita non sono tutto, e a dimostrarlo sono ancora una volta Arhtur, Selenia e Betamache che, nella loro millimetrica versione minimea, hanno affrontato coraggiosamente la minaccia sempre più gigantesca di M il Malvagio. Però, dopo essere scampati alla trappola mortale organizzata dal loro nemico storico ed aver nuovamente riportato l'armonia nel regno dei Minimei, Arthur e i suoi amici si trovano a dover affrontare un pericolo decisamente più grande; il gigantesco Maltazard, dall'altro dei suoi due metri e dieci, ha sfruttato il potere del raggio di luna per raggiungere e minacciare di distruzione il mondo degli umani. A questo punto come salvare il destino della tranquilla cittadina del Cunnecticut in cui vivono i suoi nonni e quello dell'umanità intera imprigionato in un corpo dalle dimensioni poco eroiche? A fornire la soluzione è una pozione in grado di riportare Arthur alle sue proporzioni normal,i e l'inaspettata comparsa di Darkos che, dopo un iniziale tentennamento ed una successiva ricaduta, decide definitivamente di tradire le aspettative demoniache del padre Maltazard.


Per dimostrare al mondo che anche la voce europea può imporsi nella produzione di un'animazione di qualità , Luc Besson si è affidato a degli eroi dalle proporzioni minimali. Certo la battaglia non ha riportato una vittoria schiacciante, ma ha sicuramente registrato un testa a testa vincente almeno in terra di Francia. Sportivamente parlando, possiamo dire che l'esperienza di Besson all'interno di un mondo complesso dominato dai due grandi poli, americano e orientale, si conclude con soddisfacente pareggio e un po' di sollievo. Così, dopo dieci anni di duro lavoro, più di 700 persone coinvolte nella trilogia ed un numero imprecisato di effetti visivi, la saga di Arthur arriva al suo epilogo con Arthur 3 - La guerra dei due mondi. Basato sull'ultimo dei quattro romanzi per ragazzi scritti dallo stesso Besson, il film racchiude al suo intermo numerose sfide tecniche, prima fra tutte l'interazione del digitale con il live action. Un'unione difficile ma non impossibile che il team capitanato da Pierre Buffin e Stephane Naze ha cercato di trasformare in un matrimonio di successo attraverso l'utilizzo del BUF, un impianto applicato già in film come Fight Club, Matrix, Batman Begins e 2046. Fusa la morbidezza della pellicola con la durezza del computer e superati tutti gli inevitabili problemi d'illuminazione, questo terzo capitolo non si è limitato, però, ad essere una mera dimostrazione tecnologica.

Base primaria di un'accuratezza estetica è l'intreccio narrativo che, forte di due tematiche universali come la complessa relazione dell'uomo con l'ambiente e l'integrazione razziale, ha la capacità di utilizzare il sempre più attuale strapotere del digitale senza farsi fagocitare da un 3D a tutti i costi. Perfettamente a suo agio in una dimensione doppia anziché tripla, Besson costruisce un universo plausibile dove la modernità si fonde armoniosamente con la tradizione. In questo modo la società sotterranea e quella in superficie entrano finalmente in contatto attraverso un continuo scambio di sinergie, mentre l'ambientazione casalinga si trasforma in una realtà altra, una sorta di set inaspettato dove Arthur e i suoi amici mettono in scena il miglior cinema del passato. Tra fughe in macchinine elettriche e indimenticabili duelli su treni giocattolo dove la sopravvivenza continua ad essere all'ultimo respiro, Besson si diverte a costruire fin nei mini particolari una parodia, una sorta di entertainment dove l'elemento cinematografico viene bonariamente sbeffeggiato. Così, tra una considerazione ambientalista e una sempre efficace riflessione sull'unione famigliare, i vari generi fanno bella mostra degli elementi migliori e non solo, mettendosi generosamente a disposizione di un immaginario collettivo e costituendo il vero divertissement dell'intero film.

Movieplayer.it

3.0/5