Il pubblico lo ha amato prima sul ring e poi sul grande schermo, ma Dave Bautista non vuole semplicemente diventare una stella del cinema: il suo sogno è essere rispettato come attore e passare alla regia entro cinque anni. Ce lo ha detto via Zoom, per le interviste di Army of the Dead, nuovo film di Zack Snyder disponibile dal 21 maggio su Netflix.
In Army of the Dead è Scott Ward, incaricato da un magnate giapponese di mettere su una squadra con cui introdursi a Las Vegas per rubare i soldi chiusi nella cassaforte di un casinò. C'è solo un piccolo problema: la città è invasa dagli zombie. Scott non è soltanto un uomo imponente che sa maneggiare armi, è anche un padre che sente di aver fallito con sua figlia, Kate (Ella Purnell).
Sono 15 anni che Dave Bautista è passato al cinema e se scorriamo la sua filmografia c'è un equilibrio perfetto di film d'azione e pellicole d'autore, come My Son, My Son, What Have Ye Done di Werner Herzog, Spectre di Sam Mendes, Guardiani della Galassia e Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve, che lo ha voluto anche in Dune, in uscita entro l'anno. All'attore però non basta: la cosa che desideri di più è un ruolo da premio.
Army of the Dead: Dave Bautista e gli zombie
Qual è il tuo rapporto con gli zombie movie?
La notte dei morti viventi è il primo film sugli zombie che ho visto quando ero giovane. Mi ha spaventato a morte. Ricordo che avevo paura e non riuscivo a dormire. Però volevo vederlo di nuovo! Non so da dove nascesse quel desiderio. L'horror non è il mio genere preferito, ma credo che ci sia qualcosa di speciale nei film che hanno per protagonisti delle creature. Lupi mannari, vampiri, zombie: anche chi non ama il gore può rimanerne affascinato. Prendiamo L'Alba dei morti dementi - Shaun of the Dead: è un grandissimo film, come si fa a non amarlo? Sono fan di The Walking Dead da anni. Quando mi chiedono qual è il mio film preferito sugli zombie non so che rispondere: ma se parliamo di serie tv dico The Walking Dead.
Zack Snyder: "Ho creato io l'universo di Army of the Dead: stavolta il canone è mio!"
Gli zombie sono una metafora potente, permettono di parlare del mondo di oggi attraverso il genere. Secondo te cosa rappresentano quelli di Army of the Dead?
Se devo essere onesto non ho mai pensato molto agli zombie e a quale metafora fossero. Non ho mai capito perché le persone ne siano così affascinate. Zack mi ha detto che gli zombie sono persone a cui è stata strappata via l'umanità. Sono la versione peggiorata delle persone. È un punto di vista interessante. Se dissezioniamo gli zombie di questo film sicuramente portano con loro un sottotesto politico. Ma alla fine il nostro obbiettivo principale è intrattenere il pubblico. Zack ha cambiato le carte in tavola: questi zombie sono in grado di pensare, di provare sentimenti. Il film in effetti pone delle domande, ma è il pubblico che deve dare delle risposte. Qualsiasi pellicola, se la analizzi e ci pensi a lungo, può diventare metafora di qualcosa. Spero che Army of the Dead sia sopratutto qualcosa con cui divertirsi: ecco perché c'è molto umorismo nel film. Non volevamo prenderci troppo sul serio.
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Army of the Dead: Zack Snyder crede in Dave Bautista
In questi ultimi anni hai sperimentato con diversi generi: qual è la tua priorità come interprete al momento?
La mia priorità al momento è riuscire a incastrate tutti i progetti che mi hanno offerto. Al momento ho più lavoro per le mani di quanto riesca a gestirne. Il mio vero obbiettivo però è, da qui a cinque anni, di riuscire a passare alla regia. Per ora sono alla ricerca di personaggi interessanti, ruoli in cui il pubblico non si aspetta di vedermi. Sto cercando di espandere il più possibile il mio range interpretativo, per diventare un attore migliore.
Cosa rappresenta quindi per te il ruolo di Scott Ward?
Questa è la prima volta in cui mi è stata data la possibilità di esplorare le mie capacità da attore dalla A alla Z. C'è una scena in particolare del film in cui ho dovuto cambiare completamente registro ed esprimere emozioni. Per me è stata una sfida. È stato un lusso poter partecipare a un film in cui parto con un ruolo da eroe d'azione e poi invece scopriamo che è un padre affettuoso, una persona che nasconde delle cicatrici. Zack mi ha dato molta libertà: mi ha permesso di approfondire il personaggio e capire davvero le sue motivazioni, andando oltre ciò che c'era scritto in sceneggiatura. Per me questo film è stata una grande opportunità. Spero che, grazie a questo film, il pubblico si renda conto che ho più da offrire oltre ai muscoli. Dopo avermi visto in un ruolo da protagonista spero che mi chiamino per farne altri: non posso far crescere la mia carriera facendo soltanto piccoli ruoli da non protagonista. Spero che Army of the Dead faccia aprire occhi e porte.
Army of the Dead: Zack Snyder regista e direttore della fotografia
Com'è stato lavorare con Snyder, che è sia regista che direttore della fotografia di Army of the Dead?
Era letteralmente dappertutto: se cercate le foto dal set si può vedere come era sudato e sporco. Si è infilato ovunque con la telecamera. Lavorare in questo modo mi ha aperto un mondo: non soltanto lo rispetto ancora di più come persona, ma anche come regista. È molto interessante guardare lavorare qualcuno che non è soltanto il regista ma anche il direttore della fotografia. Guardando il suo processo di lavoro capisci come funziona la sua mente, il suo processo creativo. Abbiamo girato molte scene con la luce naturale e quindi molte delle espressioni, dei piccoli gesti che vedete nel film sono cose che lui ha visto lì in quel momento sul set. Se vedeva qualcosa che gli piaceva, cambiava obiettivo e si metteva a filmarla. Credo che questo rende i suoi film molto più interessanti, unici. Vederlo lavorare così da vicino è stata una vera e propria lezione di cinema.
Il tuo passato da wrestler ti ha aiutato per questo ruolo?
Ci siamo allenati con dei Navy Seals per una settimana. Abbiamo imparato delle tecniche, dei movimenti, a usare le armi da fuoco. Amo ciò che ho fatto come wrestler, ma ora sono un attore. Credo che tutti quelli che lasciano il wrestling cerchino la stessa attenzione altrove: Hollywood è il sogno, diventare una star del cinema. Questo non è mai stato il mio obbiettivo: io ho sempre voluto essere un attore. Non posso scoprire quanto sono bravo fino a quando non mi verrà data la possibilità di interpretare ruoli da premio. Per una persona come me è qualcosa di davvero difficile da ottenere. Spero di riuscirci: più grande diventa il tuo nome, più persone sono disposte ad ascoltarti. Se c'è gente che vuole vederti diventi un buon investimento, fai vendere biglietti. Un film come Army of the Dead può aiutarmi ad essere visto con rispetto come attore. Voglio lasciare questa professione sapendo di aver fatto qualcosa che ha il rispetto dei miei pari.