Con un primo weekend globale di 253 milioni di dollari, Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald sembra aver confermato la forza del brand del Wizarding World, nuovo appellativo ufficiale del franchise espanso a cura di J.K. Rowling che è nato dalla saga di Harry Potter. Un'espansione che non si limita ai libri e ai film, ma include anche un sito internet (Pottermore, con tutti i contenuti approvati dall'autrice) e il recente spettacolo teatrale Harry Potter e la maledizione dell'erede, sequel ufficiale dei romanzi che però non ha convinto del tutto il fandom proprio per come ha ampliato l'universo della Rowling. Una critica che si è manifestata anche per il secondo episodio della nuova saga cinematografica - qui potete leggere la nostra recensione di Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald - un film palesemente di transizione dove la dimensione autoconclusiva del primo lungometraggio viene sacrificata per porre le basi per ciò che verrà (sono previsti cinque capitoli in totale). Il tutto con la supervisione della creatrice della saga che, dopo aver semplicemente avuto il diritto di veto per gli adattamenti dei romanzi (in particolare per evitare problemi di continuity dato che quando uscì il primo film di Harry Potter mancavano ancora tre libri), ora ha il controllo totale del Wizarding World cinematografico. Un controllo che, grazie alla voglia di accontentare e al contempo sorprendere i fan, si sta mostrando problematico. Proviamo a fare il punto della situazione per quanto riguarda il futuro della saga tra sequel, errori e possibili colpi di scena.
N.B. Questo articolo contiene spoiler per tutto il franchise.
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Due linee temporali
Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald fa parte di una minisaga ibrida: da un lato, per esplicita dichiarazione di J.K. Rowling, è un'estensione canonica del mondo dei romanzi, con una delimitazione temporale precisa che andrà fino al 1945, l'anno in cui Albus Silente ha sconfitto Gellert Grindelwald; dall'altro, si colloca anche all'interno del franchise cinematografico (stessa estetica, stessa musica, stessi attori per alcuni ruoli secondari), il quale diverge dai libri per alcuni aspetti fondamentali, tra cui proprio la cronologia. Se infatti i sette romanzi si svolgono in un periodo che va dal 1991 al 1997, gli adattamenti cinematografici, in teoria, vanno situati circa dieci anni dopo (più che altro per giustificare la presenza di elementi contemporanei come il Millennium Bridge, costruito a partire dal 1998 e inaugurato nel 2000). Questo però è un dettaglio secondario rispetto ad altri eventi, il cui esito diverso nelle due versioni, di carta e celluloide, potrebbero avere conseguenze retroattive di un certo peso per l'evoluzione dei nuovi film.
Voldemort e la bacchetta di Sambuco
Nello specifico, parliamo del destino di Grindelwald e del suo rapporto con Silente: nel settimo romanzo, l'ex-mago oscuro, segregato da decenni nella prigione di Nurmengard, viene rintracciato da Voldemort, il quale vuole impossessarsi della Bacchetta di Sambuco (Elder Wand in inglese), che rende invincibile chi la ottiene. Grindelwald, che rubò la bacchetta da giovane, nega di averla mai avuta e viene ucciso da Voldemort, che deduce per conto proprio che fosse finita in mano a Silente dopo il duello del 1945. Lo spirito dell'ex-preside di Hogwarts ipotizza successivamente, nel corso di una conversazione ultraterrena con Harry, che Grindelwald abbia mentito per redimersi, cercando di proteggere colui che un tempo fu il suo migliore amico (o forse qualcosa di più). Completamente diverso il comportamento di Grindelwald in Harry Potter e i doni della morte - parte 1: non solo ammette candidamente di aver avuto la bacchetta, ma dice anche a Voldemort dove trovarla (e viene risparmiato). A quale versione condurrà il quinto film della nuova saga?
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Il problema dei prequel
Altra questione spinosa, che accomuna tutti i prequel cinematografici: come mantenere costante una certa tensione quando il pubblico è almeno parzialmente consapevole di ciò che accadrà nel gran finale? Salvo deviazioni drastiche dal canone (e ne abbiamo avuto un esempio nel nuovo film, dove nel 1927 appare la versione adulta di Minerva McGranitt, la quale in realtà è nata nel 1935 e ha iniziato a insegnare a Hogwarts nel 1956), sappiamo infatti che Newt Scamander e Tina Goldstein vivranno insieme felici e contenti, che Silente diventerà il nuovo proprietario della Bacchetta di Sambuco e che Grindelwald passerà il resto dei suoi giorni confinato nel castello dove intendeva segregare i nemici. Gli unici personaggi "a rischio" sono quelli inventati appositamente per i nuovi lungometraggi: Jacob Kowalski, Queenie Goldstein (che al termine di questo episodio diventa una seguace di Grindelwald) e Credence Barebone, la cui importanza per l'esito conclusivo dei cinque film viene sottolineata con una certa insistenza in questa sede. Per aggiungere un po' di pepe, la Rowling fa quindi ricorso a due colpi di scena che stanno facendo discutere i fan, e non per forza in termini positivi.
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Silente e Grindelwald: un rapporto tra amore, morte e incantesimi
Il primo riguarda la relazione tra Silente e Grindelwald. Stando alla Rowling, il futuro preside di Hogwarts era innamorato del mago oscuro (non sappiamo ancora ufficialmente se tali sentimenti fossero ricambiati), ma finora non ve ne era mai stato cenno. Il nuovo film allude velatamente alla cosa, facendo dire a Silente che lui e Grindelwald erano "più che fratelli" e mostrando l'immagine dell'antagonista quando Albus è davanti allo Specchio delle Brame. Durante lo scontro con Grindelwald a Parigi, Newt recupera una boccetta che poi viene consegnata a Silente: si scopre così che da giovani i due fecero un patto di sangue, promettendo di non combattersi mai l'un l'altro. Lo scambio di battute tra Newt e Silente suggerisce che tale patto sia magico e vincolante, e presumibilmente la boccetta dovrà essere distrutta prima della conclusione del quinto film. Sorge spontaneo un interrogativo sulla natura del patto: Silente e Grindelwald sono fisicamente incapaci di farsi del male a vicenda, o significa semplicemente che i rispettivi incantesimi rimbalzerebbero? La prima opzione nullificherebbe il motivo per cui i due divennero nemici nei libri: uno scontro magico tra Grindelwald e i due fratelli Silente portò alla morte di Ariana, sorella minore di Albus. La seconda invece dà un ulteriore alone di tragedia all'accaduto, a cui Silente fa allusione mentre conversa con Leta Lestrange. È però probabile che qualcosa sia cambiato rispetto al canone letterario, poiché Jude Law, intervistato dal New York Times, ha affermato che il motivo della rottura tra Silente e Grindelwald, di cui ha discusso con la Rowling, è una cosa che non ha il diritto di svelare. Semplice depistaggio, o preludio a ulteriori colpi di scena?
L'identità di Credence Barebone
Il secondo elemento a sorpresa, che funge da vero e proprio cliffhanger con mentalità apertamente seriale, è legato alla vera identità di Credence Barebone: per tutta la durata del film i vari personaggi sono convinti che si tratti di Corvus Lestrange, dato per morto da anni, ma questo è ciò che in inglese chiamano un red herring (aringa rossa), una pista narrativa che si rivela fuorviante. Corvus è veramente morto, e durante l'incidente che gli costò la vita fu scambiato con un altro bambino, che poi divenne Credence. Il nome del piccolo? Aurelius Silente, stando a Grindelwald. Non sono mancate le reazioni incredule dei fan, principalmente per questioni cronologiche: data la differenza di età tra Credence/Aurelius e gli altri personaggi, egli dovrebbe essere nato dopo che i genitori di Albus erano già morti (o meglio, la madre defunta e il padre rinchiuso nella prigione di Azkaban). Più probabile, quindi, che si tratti di una menzogna di Grindelwald, le cui doti di ingannatore sono ben note a chi ha visto i due film dedicati alle avventure di Newt (difatti all'inizio del film il mago oscuro fa uccidere l'unica persona in grado di confermare l'identità di Credence). Una menzogna con un briciolo di verità: Credence stesso forse non sarà un Silente, ma potrebbe essere legato a uno dei terribili segreti di famiglia a cui allude Law. Per l'esattezza, è ipotizzabile che l'Obscurus, entità parassitica che è la manifestazione fisica dei poteri soppressi del ragazzo, sia in realtà una distorsione dello spirito di Ariana, anche lei costretta a reprimere l'uso della magia dopo un'aggressione in tenera età. La conferma, forse, tra due anni.
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To be continued?
Inizialmente annunciato come una trilogia, Animali Fantastici è diventato un progetto che prevede cinque film, il cui titolo generale rischia di diventare piuttosto irrilevante col passare del tempo (già in questo episodio il sottotitolo è sproporzionalmente più grande). Un progetto che, a differenza degli otto lungometraggi classici, non ha una base letteraria a portata di mano, e può quindi generare una frustrazione maggiore nel pubblico. Laddove anche il quinto e il sesto film di Harry Potter sapevano leggermente di riempitivo, sostanzialmente un lungo preludio alla resa dei conti finale, sapevamo comunque dove sarebbe andata a parare la saga. Qui invece, in assenza di una fonte scritta preesistente, l'impressione è che la Rowling abbia applicato alle sceneggiature il criterio che adopera per i romanzi, ma calcolando male come suddividere la macrostoria che vuole raccontare (per le avventure del maghetto c'era il vantaggio della struttura narrativa che prevedeva un anno scolastico per ogni episodio). Il risultato è un prodotto forse fin troppo intermedio, che lascia molte (troppe?) cose in sospeso in vista di una conclusione che in teoria non uscirà prima del 2024, incassi permettendo. E proprio sulla questione commerciale non va ancora cantata vittoria, perché già nei soli Stati Uniti il primo weekend ha registrato un calo di 12 milioni di dollari rispetto al capitolo precedente, e sarà interessante analizzare l'effetto del passaparola su quelli successivi. Perché come abbiamo potuto notare negli ultimi due anni, con gli incassi sottotono di Justice League e il flop di Solo: A Star Wars Story, la forza dei vari brand che vanno per la maggiore è una cosa che non va sopravvalutata.