Il concorso veneziano oggi parla napoletano con Ammore e Malavita, spettacolare musical ambientato nel mondo della malavita di Napoli. Qualcuno lo ha già definito "la risposta italiana a La La Land". In realtà Marco e Antonio Manetti rivendicano la scelta di avere fatto un film personale creando un divertito crossover tra generi senza perdere la propria identità. Il film ruota attorno al finto omicidio di un boss della camorra, interpretato da uno scoppiettante Carlo Buccirosso, piano ordito dalla procace moglie (Claudia Gerini in versione napoletana). A mettere i bastoni tra le ruote a questo piano criminale l'amore tra il killer Ciro (Giampaolo Morelli) e l'infermiera Fatima (Serena Rossi). Marco Manetti spiega: "Noi amiamo Napoli e la sceneggiata, che è una forma musicale altissima, ma non abbiamo fatto una sceneggiata. Abbiamo fatto un film dei Manetti Bros. che omaggia Napoli e la sua musica".
Il musical è un genere ostico, soprattutto in Italia, ma il successo di La La Land, presentato in concorso la scorsa edizione della Mostra di Venezia, potrebbe aver aperto la strada a un ritorno alla grande dei film musicali nelle sale. Riguardo al legame con La La Land, Antonio Manetti nega, però, ogni possibile influenza: "Io ho visto La La Land quando avevamo già girato e montato Ammore e malavita, e Marco non l'ha visto neanche ora. All'epoca non conoscevamo l'esistenza del film". Interviene Marco Manetti specificando che il merito di La La Land "è quello di farci sentire più sicuri del fatto che un musical possa vendersi".
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Scampia, la nostra Torre Eiffel
Ma come è nata l'idea di realizzare una pellicola in cui le vele di Scampia diventano un'attrazione turistica per ricchi americani mentre i pregiudicati ai domiciliari cantano e ballano? E' ancora Antonio, il più loquace del duo, a raccontare la genesi di Ammore e malavita. "Il produttore Carlo Macchitella ci ha proposto di fare Passione 2, seguito del documentario di John Turturro sulla musica napoletana. Abbiamo accettato subito, ma poi la cosa si è trasformata nelle nostre mani. Anche perché Passione non raccontava un certo tipo di musica napoletana per noi interessantissimo. Abbiamo riportato con amore una forma d'arte napoletana, la sceneggiata, che viene un po' dimenticata e noi pensiamo che sia una vergogna".
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Parlando di Scampia, in molti sono curiosi di sapere come mai le vele, nel divertente musicale dei Manetti, sono diventate un'attrazione turistica. Marco racconta: "Raccontare la Napoli sopra le righe è il modo più giusto per raccontarla. E' una città che provoca emozioni forti, ma ha anche un'immagine controversa, soprattutto dopo il successo non tanto di Gomorra, ma di quello che noi chiamiamo gomorrismo. Un giorno mi trovavo in coda in attesa di un q&a a una proiezione di Song 'e Napule e uno dei miei attori ha pronunciato questa frase che trovo geniale: 'Roma ha il Colosseo, Parigi ha la Torre Eiffel e Napoli ha le vele di Scampia'. Così ho deciso di mettere questa cosa nel film".
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Facce da musical
Ammore e malavita conserva, dunque, l'energia e la spensieratezza del cinema dei fratelli Manetti pur misurandosi con le regole di un genere codificato come il musical. Il buon esito deriva dalla sinergia tra i Manetti, i fratelli Pivio e Aldo De Scalzi, autori delle musiche, e Nelson che ha composto le divertenti liriche messe in bocca al cast. Parlando delle modalità lavorative usate in questa occasione, Marco ammette: "L'impegno è stato creare un equilibrio perfetto tra musica e parole. Abbiamo lavorato con i De Scalzi e a Nelson. Il nostro modello di riferimento era Grease proprio perché è un esempio di come la storia si fonda con le canzoni. Abbiamo creato una strana partitura, con la coreografia che, come vedete, entra ed esce dal film".
Ma come si sono trovati gli attori a dover cantare oltre che recitare? Giampaolo Morelli risponde gioco: "Mentre parli a un certo punto canti. Il nostro film è un grande omaggio alla sceneggiata napoletana. La parte cantata, a differenza del musical tradizionale, porta avanti la storia. Questo aiuta ad amplificare le emozioni. Anche perché mentre giravamo sentivamo le musiche". Interviene Serena Rossi: "E' proprio questa la differenza. Io ho fatto musical a teatro, ma al cinema è un altra cosa. Avevamo lì con noi la colonna sonora. E cantare non è sempre stato facile, perché nei ralenti che vedete avevamo le canzoni in versione supervelocizzata". Raiz, voce degli Almanegretta qui prestato alla recitazione, aggiunge: "Per me è stato il contrario, io sono un cantante. Stavolta ho dovuto parlare tra una canzone e l'altra. Spesso chi canta non può spiegare i brani, qui lo puoi fare, ti fermi e poi vai avanti. Sono due mondi che si completano". Claudia Gerini, veterana del canto che pratica fin dall'adolescenza, è molto più rilassata al riguardo: "Io ho recitato la mia parte, non mi sono accorta della differenza. Ho anche ballato, ma quando si canta si interpreta sempre. La scena in cucina è stata girata in una nottata lunghissima, ma è stato un grande divertimento e poi avevo una canzone rock". Carlo Buccirosso è chiamato a cantare fin dall'inizio del film, in una situazione piuttosto "scomoda": "Non mi danno neanche il tempo di iniziare che già devo cantare. Non bisogna pensare di essere in un musical, ma recitare nel modo più naturale possibile. A teatro si recita sopra le righe, in questo caso dovevo disegnare personaggio realistico e cantare da personaggio. Questa è stata la vera difficoltà".
L'ultima battuta spetta ad Antonio Manetti, chiamato a raccontare il frammento di film ambientato a New York: "Abbiamo girato come se fosse un cortometraggio a parte, senza il cast. Chissà, magari abbiamo fatto le prove per qualcosa più grande. Per ora ci siamo solo scaldati".