Ryan Murphy è uno showrunner decisamente prolifico, lo sappiamo tutti. Quello che molti ignorano però è che non mette solamente il nome dietro una produzione (come ad esempio ha fatto negli ultimi anni Shonda Rhimes) ma ne cura quasi sempre il soggetto e ne scrive/dirige almeno una manciata di episodi. Ci sorprende quindi iniziare la recensione di American Horror Story 12 parte 1, che arriva dal 29 novembre su Disney+ con appuntamento settimanale, dicendo che questa è la prima stagione della sua prima serie antologica (che riaprì la strada al genere in tv) a non vederlo prendere le redini della storia, sottotitolata Delicate e affidata a Halley Feiffer, che si è basata sul libro di Danielle Valentine Delicate Condition. Scopriamo insieme cosa questo ha comportato per lo show, ricordandovi che la seconda parte della stagione 12 (a causa dello sciopero di sceneggiatori e attori) arriverà nel 2024.
Anna Victoria Alcott's Baby
La trama di American Horror Story 12 parte dall'aggettivo che le fa da sottotitolo: delicata come delicata è la condizione in cui si trovano le donne quando sono in gravidanza. Una caratteristica che ha sempre avuto un doppio effetto sul resto delle persone, soprattutto gli uomini, in passato: credere che la donna fosse ancora più "sesso debole" del solito (quando in realtà sta facendo crescere un altro essere umano dentro di lei) ed essere quasi inquietati da questo suo stato "alterato" e "super". Una condizione che fa sballare gli ormoni provocando a volte scompensi ed allucinazioni, che ha visto nascite (e perdite) innumerevoli in passato quando non c'era la conoscenza medica e la tecnologia adeguata a disposizione, ma che allo stesso tempo oggi è diventata sinonimo di una sorta di mania del controllo su tutti gli aspetti dei nove mesi di gestazione del nascituro.
Ci sono così tanta conoscenza, pareri, libri, approfondimenti su internet a riguardo che se ne possono leggere di tutti i colori e farsi facilmente condizionare ed influenzare da agenti esterni. È proprio in questa doppia ottica piena di ambiguità che si muove la dodicesima stagione di American Horror Story, che vede tornare Emma Roberts nel franchise nei panni di Anna Victoria Alcott, un'attrice emergente che ha avuto l'occasione della vita con un film indipendente, grazie al quale è in corsa per la stagione dei premi, puntando dritta agli Oscar.
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Ad aiutarla in questa corsa sfrenata al successo c'è la sua agente, Siobhan Corbyn (Kim Kardashian, alla prima chiacchierata collaborazione col Murphyverse, sorprendente e da applausi), una giovane donna senza scrupoli che non guarda in faccia a nessuno e dovrebbe essere anche la migliore amica della protagonista. Diciamo "dovrebbe" perché ha dei comportamenti un po' anomali, come alcune vitamine naturali che invita Anna a prendere per il bambino in arrivo. C'è poi Dex Harding (Matt Czuchry, new entry nella scuderia maschile di Murphy & Co.), il marito di Anna, apparentemente affabile e comprensivo ma tossico tra le righe, che sembra non crederle quando dice che qualcuno o qualcosa sta minacciando il loro bambino, mentre passa molto tempo con l'artista Sonia (Annabelle Dexter-Jones), che assomiglia incredibilmente alla sua prima moglie, morta giovane.
A completare il quadretto horror che circonda Anna, la padrona di casa Nicolette (MJ Rodriguez direttamente da Pose), una madre incredibilmente impicciona, il Dr. Andrew Hill (l'aficionado Denis O'Hare), il ginecologo della protagonista, tanto gentile quanto maschilista, la misteriosa infermiera Ivy (Cara Delevingne) e l'inquietante signora Preecher (Julie White). Anna continua a veder passare i giorni e le ore senza rendersene conto, fatti misteriosi accadono intorno al suo concepimento, ricordando un cult del genere che quest'anno ha festeggiato il 55° anniversario, Rosemary's baby - Nastro rosso a New York e la saga di The Conjuring, data l'importanza e frequenza del tema della maternità nel franchise di James Wan, mentre Emma Roberts prova a capitanare in modo non troppo convincente il cast.
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Nascita, sviluppo e morte di Hollywood
La serie drama più longeva della storia di FX, già confermata fino alla tredicesima stagione, mette in scena una satira del mondo dello spettacolo statunitense, nel rapporto degli attori e delle attrici con i social media e nella gestione della loro vita privata mentre sono a caccia forsennata di premi oltre che di follower (ben lontani dal candore e dalla speranza del potere sociale dell'arte nella miniserie Hollywood di Netflix). Al contempo prova a sviscerare tutti gli aspetti di una maternità ideale e in essere, attraverso la gravidanza di Anna, che va a scontrarsi con tutte le contraddizioni dell'essere già genitori: non solo Nicollette ma anche la madre di Dex (Debra Monk).
Mentre religione e satanismo vengono invocati tra le righe, c'è un doppio cameo - le social media manager all'avanguardia Ashley e Ashleigh, interpretate da Billie Lourd e Leslie Grossman, la cui carriera è stata rilanciata guarda un po' proprio da Murphy - che ci fa pensare che potrebbe essere questa la stagione che Ryan Murphy aveva annunciato, in cui sarebbero tornare le streghe protagoniste della terza stagione (Coven, molto amate dai creatori più che dal pubblico), già riviste in Apocalypse (stagione numero 8). Alla seconda parte di AHS 12 quindi l'ardua sentenza, perché le basi poste in queste prime puntate aspirano a qualcosa di interessante e anomalo per lo show, fortemente legato all'attualità, ma potrebbe anche rivelarsi tutto un pugno di mosche.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di American Horror Story 12 parte 1, sottolineando che sarà la seconda tornata di episodi a dirci se le premesse messe in campo al momento porteranno a qualcosa di significativo e interessante per la più longeva saga antologica di Ryan Murphy, che per la prima volta dal suo esordio non vede il coinvolgimento del suo creatore. Non tutti gli interpreti convincono appieno, a partire da Emma Roberts, ma l’atmosfera inquietante della gravidanza al centro del racconto incuriosisce sulle puntate a venire. Una stagione quasi di passaggio che se rivelerà confermato un certo crossover potrebbe aver fatto centro.
Perché ci piace
- Le atmosfere che ricordano Rosemary's Baby.
- La satira hollywoodiana e sulla mascolinità tossica tra le righe.
- Kim Kardashian sorprende.
- Il possibile doppio cameo da Coven.
Cosa non va
- L'assenza di Ryan Murphy al timone.
- Non tutti gli interpreti, tra vecchia guardia e new entry, funzionano.