American Horror Story 12 parte 2, la recensione: una stagione che non partorisce nulla di buono

Si sente la mancanza della penna di Ryan Murphy in American Horror Story 12 parte 2, dal 23 maggio su Disney+: il potenziale della prima metà non è stato per niente sfruttato. La nostra recensione.

Il suggestivo poster di American Horror Story 12.

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Bisogna sempre essere intellettualmente onesti: avevamo "promosso" la prima parte della dodicesima stagione di American Horror Story (leggi la recensione) - la longeva prima serie antologica di Ryan Murphy che ha ridato vita al genere antologico in tv - per il rotto della cuffia, confidando che i semi piantati facessero crescere qualcosa di interessante e attuale nella seconda metà. Invece arriviamo alla recensione di American Horror Story 12 parte 2, dal 23 maggio su Disney+ con appuntamento settimanale, rattristati e amareggiati che purtroppo tanto potenziale sia andato sprecato, banalizzando un tema così fortemente sentito, soprattutto al giorno d'oggi, in chiave horror.

Una trama in quel di Hollywood

American Horror Story 12 Delicate Billie Lourd Kim Kardashian Leslie Grossman
Alla fine niente nuovo crossover con Coven nella stagione 12

La trama di American Horror Story 12 parte 2 parte esattamente da dove ci aveva lasciato la prima parte: la serata dei Golden Globes, la vittoria della nuova attrice giovane rispetto alla Anna Victoria Alcott di Emma Roberts e la sua veloce dipartita in modo truculento mentre aveva la testa fuori dal finestrino della sua limousine. Questo subito dopo una telefonata alla sua migliore amica e agente Siobhan Corbyn (Kim Kardashian), che alla protagonista viene il dubbio possa essere responsabile di tanta atrocità. Da qui parte per quattro episodi - ancora di più che nel primo range di puntate - una satira contro il mondo di Hollywood e contro tutte le sue storture e brutture, soprattutto nell'era dell'immagine e dei social media. Anna continua a cercare di capire la verità dietro gli incidenti che le sono capitati, mentre la sua corsa all'Oscar sembra sempre più probabile.

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Le domande messe in campo nella prima metà iniziano a trovare risposte ma, oltre al fatto che alcune siano veramente banali e per niente soprannaturali (in una è coinvolta la "nuova Gossip Girl" Tavi Gevinson), altre vanno addirittura a toccare un cult come Rosemary's baby - Nastro rosso a New York di Roman Polanski. Avevamo già citato la pellicola tra le ispirazioni horror di questa stagione insieme alla saga di L'Evocazione - The Conjuring ma che, in un episodio proprio dedicato a quel film, lascia perplessi.

Americanhorrorstory12
Emma Roberts e Kim Kardashian nella parte 2 di American Horror Story 12

Così come molti sviluppi di questa seconda parte e molte sequenze, tra il trash e l'inutile splatter - tra cui una che coinvolge proprio la cerimonia degli Oscar - che risultano talmente improbabili da non riuscire a fare il giro e diventare magari sardoniche e satiriche sulla società di oggi, come American Horror Story è sempre stata fin da Murder House. Non arriva nemmeno il nuovo crossover con Coven che Ryan Murphy aveva dichiarato di voler sfruttare ancora una volta dopo Apocalypse perché molto affezionato alle sue streghe. Ma del resto, questa è la prima stagione che non vede la sua direzione creativa, sceneggiatura o regia che dir si voglia e purtroppo si vede, lasciando le redini a Halley Feiffer, che si è basata sul libro di Danielle Valentine Delicate Condition.

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Donne delicate

Americanhorror Story 12
Una scena hot nei nuovi episodi che coinvolge Emma Roberts e Kim Kardashian

Proprio Delicate, il sottotitolo scelto per questa stagione numero 12, si rivelerà non solo la condizione della maternità vista attraverso gli uomini della Storia - in questa seconda parte il pubblico potrà fare un vero e proprio viaggio nel tempo da una puntata all'altra, proprio come ci aveva abituato American Horror Story nelle sue annate migliori - ma anche qualcos'altro. Si parla di religione e ossessione, satanismo e fanatismo, ruoli di genere e femminismo, ma soprattutto quest'ultimo argomento viene affrontato in maniera talmente ridicola e scialba che dovrebbe far adirare tutti i femministi in ascolto. Lo stesso vale per il dilemma esistenziale che si rivelerà focale per Anna: essere costrette a scegliere come donne tra l'essere madri e l'essere donne in carriera anche nel 2024. Purtroppo gli spunti narrativi, qualche citazione ed omaggio al genere horror sciorinata qui e là, qualche dialogo maggiormente pungente non salvano una stagione che in fondo delude, anche a causa di una recitazione complessiva decisamente sotto le righe.

Conclusioni

Non possiamo che dirci amareggiati alla fine della recensione di American Horror Story 12 parte 2 e convinti che, se fosse stata nelle mani del suo creatore Ryan Murphy, avrebbe avuto maggior cattiveria e mordente, senza ricorrere necessariamente al trash e allo splatter immotivato, per mettere in piedi una satira sociale degna di questo nome attraverso la tematica della maternità e della religione.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • Il viaggio tra le epoche per parlare di ruolo della donna e maternità.
  • Gli spunti narrativi della critica sociale e hollywoodiana…

Cosa non va

  • …gettati alle ortiche con alcune sequenze veramente banali e inutilmente splatter.
  • La citazione esplicita a Rosemary’s Baby.
  • Il cast non complessivamente all’altezza.