Imprevista, a dir poco, la reazione del pubblico europeo e americano alla pluripremiata Downton Abbey di ITV, period drama che in patria, nel Regno Unito, è ormai alla 3a Stagione. Lo scrittore e sceneggiatore Julian Fellowes ha sviluppato una dei tantissimi show in costume appannaggio per anni di BBC, ma evidentemente con qualcosa in più. Ambientata in un passato storicamente ricco di cambiamenti, la serie mette in scena le esistenze della famiglia aristocratica Crawley, rivoluzionate dalla morte di un parente perito nel disastro dei Titanic, e da quel giorno lo show registra la quotidianità di Robert, Cora e delle loro tre figlie mentre il mondo è in fermento e la Prima Guerra Mondiale è dietro l'angolo. Nella 2a Stagione, presentata al 6a edizione del Roma FictionFest per BBC Worldwide, il conflitto è da poco scoppiato, e sia i Crawley che i loro domestici subiscono la pressione di un periodo di tumulti. Allen Leech, attore irlandese già in Roma di BBC/HBO ha incontrato la stampa al 52° Festival della Televisione di Monte-Carlo, approfondendo la personalità del suo personaggio, lo chaffeur Tom Branson, dalle ideologie socialiste e irlandese come il suo interprete, che nei prossimi nove episodi (compreso l'immancabile episodio extra natalizio prediletto dagli spettatori britannici) si avvicinerà sempre più al cuore della bellissima e idealista Sybil (Jessica Brown Findlay, era con Leech anche nel cast di Black Mirror), la più piccola e anticonformista delle sorelle Crawley.
Dà soddisfazione poter interpretare un personaggio così senza peli sulla lingua in una serie dove la maggior parte dei protagonisti è molto rigida e non vuole rivelare niente dei propri sentimenti?
È in effetti una delle gioie di questo ingaggio. Questo aspetto era per me totalmente inaspettato quando mi sono unito al cast. Julian ha deciso tardi che Tom fosse irlandese, non lo era ancora nella fase dei provini, era sempre stato inglese fino a quel punto. Ma poi mi ha sentito parlare e gli è venuta questa idea che fosse irlandese e quindi molto passionale e aperto nell'approccio e nelle relazioni con Sybil e gli altri personaggi. È fantastico perché c'è tanto che viene represso in Downton Abbey e lui è quello che libera questa energia sempre trattenuta.
Aha, non ci sono gioie nella doppietta. Quando vai a fare un provino ti chiedono se sai andare a cavallo e tu ovviamente rispondi "Certo che so cavalcare!", e poi ti dicono se sai eseguire la doppietta e tu "Ma certo!" ma non hai la più pallida idea di cosa sia. La prima volta, nella serie, in cui sono uscito per guidare, la persona che mi ha portato la macchina mi ha detto, tanto per peggiorare le cose: "È l'unica macchina di questo modello rimasta sul pianeta, vale mezzo milione di sterline, per cui guida qui attorno e non andare addosso a niente". Sono riuscito a non andare a sbattere. Dopo l'ultima ripresa in cui guido della prima stagione, ho accostato molto velocemente e mi sono allontanato dall'automobile il più fretta possibile.
Hai dovuto fare ricerche sul periodo?
È un periodo molto importante della storia irlandese. Quello che ho studiato a scuola l'ho ripreso perché volevo essere sicuro di capire chi è questa persona che interpreto, che lavora per una casa inglese quando le sue ideologie sono così diverse rispetto all'establishment. Volevo essere sicuro che uomini così fossero esistiti veramente e lo sono. Volevano partire per fare dei soldi e alla fine tornavano a casa per portare avanti le loro cause.
Recentemente hai interpretato anche il poliziesco The Sweeney, una cosa completamente diversa da Downton Abbey. Hai trovato facilmente ruoli diversi da quello di Tom? The Sweeney è tutta un'altra storia, è l'adattamento di una serie televisiva degli anni 70. Ho girato anche un thriller psicologico chiamato In Fear perché mi diverte molto fare cose così diverse, è molto interessante.
Parlaci di In Fear.È un film che ho girato in Cornovaglia l'inverno scorso. È la storia di una coppia che va in vacanza in Irlanda e prende su uno sconosciuto e da lì accadono cose strane. Il direttore della fotografia è lo stesso della prima stagione di Downton Abbey, per cui l'atmosfera è molto suggestiva.
Ha mai considerato un altro mestiere?
Ho iniziato a dodici anni interpretando il Leone fifone di Il Mago di Oz in una produzione scolastica e un tizio mi ha avvicinato. Era Peter MacDonald, un attore molto noto in Irlanda che ha fatto la mia stessa scuola e mi dice che sono stato molto bravo, e mi spiega che l'attore è quello che fa per vivere. "Ci si può campare facendo questo?" ho replicato allibito. L'ho detto subito a mio padre e lui ha detto "Si, vabbé, ne riparliamo..." Poi sono andato al Trinity College di Dublino dove ho studiato teatro e ho continuato da lì la mia carriera artistica.
La televisione americana ama gli attori britannici, se non resterai sotto contratto a Downton Abbey per anni seguirai i tuoi compatrioti?
Il lavoro che faccio è straordinario, e lo puoi fare dove vuoi: ovviamente mi piacerebbe poter recitare anche in America!