Recensione Young Adult (2011)

Da applausi l'interpretazione della Theron, che tocca i massimi livelli mai raggiunti, indimenticabili alcuni dei duetti che prendono vita sullo schermo ma alla fine la sensazione è quella di aver assistito ad un film che non osa fino in fondo e non varca la soglia del politicamente scorretto.

Affetti collaterali

Mavis vive a Minneapolis, ha trentasette anni, è un'insicura cronica e non ha ancora capito cosa vuole dalla vita. Dopo la fine del suo matrimonio le sue abitudini e il suo modo di vedere il mondo si avvicina più a quello di un'adolescente che a quello di una donna alla soglia dei quarant'anni. Le sue giornate scorrono senza senso, così come le sue nottate, trascorse spesso tra le braccia di uomini sconosciuti con i quali non riesce nemmeno ad avere una conversazione di senso compiuto. Non ha amici né un buon rapporto con i genitori ed i suoi unici punti fermi della vita sono il suo computer, la sua adorabile cagnolina Dolce, la Coca Diet e lo shopping compulsivo. Pur essendo oggettivamente molto bella, Mavis ha pochissima autostima, si sente sempre inadeguata e ha un pessimo rapporto con il suo corpo, con l'alcool e con il cibo, ingurgitati senza criterio. Sul fronte lavorativo le cose non vanno meglio perchè la casa editrice per cui lavora come scrittrice di racconti per ragazzi ha deciso di mettere fine alla collana dandole la possibilità di scrivere un ultimo volume. Un libro che Mavis non ha ancora nemmeno iniziato. Nulla sembra riuscire a scuoterla dalla sua apatia cronica fino a quando sulla sua casella di posta compare la foto di un neonato. Si tratta di una e-mail spedita dal suo fidanzato storico Buddy, che annuncia il lieto evento della nascita della sua piccola Beth. Colpita dalla notizia e convinta che si tratti di un messaggio subliminale inviatole dal suo indimenticato primo amore, Mavis decide di partire alla volta di Mercury, sua cittadina natale, per rivedere Buddy e provare a 'salvarlo' dalla sua asfissiante vita di provincia. La realtà che si trova di fronte agli occhi una volta arrivata in città però non è esattamente quella che si aspettava: Buddy è felicemente sposato e anche molto preso dalla sua nuova attività di neopapà. E' in quel momento che Mavis incontra Matt, un suo ex-compagno di liceo, che come lei, seppur per motivi diversi, non riesce a rapportarsi con gli altri ma, al che al contrario di lei, ha una visione piuttosto chiara del mondo che lo circonda.


L'amore conquista tutto, se c'è ovviamente. Se non c'è è un bel problema per chi riesce a guardarsi dentro e a capire i motivi del fallimento di ogni relazione sociale. E' troppo facile dare la colpa alla sfortuna, alle delusioni, al divorzio o alla mancanza di tempo. La verità è che gli adulti di oggi tendono a rimandare le decisioni, a pensare ed agire come ai tempi della scuola. Confrontarsi con il mondo di oggi, poggiato sull'esteriorità e sulla competizione, è missione assai complicata, almeno quanto è complicato fare autocritica quando ci si circonda di propri simili. Nella Mavis di Charlize Theron c'è racchiusa un po' l'essenza di quel filone, finora d'impronta principalmente maschile, incentrato su figure di nerd impenitenti che vivono nel loro meraviglioso (in questo caso terrificante) mondo ovattato. In Mavis ci sono due anime in pena, quella della reginetta del liceo che a trentasette anni non vuole saperne di mollare lo scettro e quella della donna frustrata che non è riuscita a realizzarsi nella vita personale come in quella professionale. Due visioni nitide, non opposte ma parallele, appartenenti a due autori, Jason Reitman e Diablo Cody, che sembrano aver gettato definitivamente le basi per una lunga e proficua collaborazione. Come era accaduto per Juno, anche Mavis è in cerca di conferme e si sente come un pesce fuor d'acqua quando per forza di cose è costretta a confrontarsi con i suoi coetanei. Il ritratto che si materializza sul grande schermo è quello di una donna costruita, che ama stare al centro dell'attenzione, totalmente sprovvista di senso dell'umorismo e di umiltà, racchiusa in un mondo tutto suo fatto di egoismo e di sorrisi di facciata.

Antieroina dark come non se ne vedevano da tempo, la protagonista del nuovo film di Jason Reitman è presente in ogni singola inquadratura del film e riesce a calamitare l'attenzione dello spettatore e a scatenarne l'ilarità nonostante i numerosi drammi che si materializzano sullo schermo e che affliggono la sua quotidianità. Un personaggio carismatico, potente e disperato che gli autori si limitano a raccontare in tutta la sua realistica assurdità senza mai giudicare né prendere posizione, perfetta icona di una generazione fondata sulla continua conquista di nuovi traguardi con l'obiettivo finale di dimostrare sempre e comunque di essere il migliore. Una generazione che si accontenta dei surrogati dei sentimenti, che tende ad affezionarsi più alle cose o agli animali piuttosto che alle persone. Tutto crolla nel suo piccolo mondo dorato quando Mavis viene messa di fronte ad una dura realtà: quello che provano gli altri per lei non è esattamente invidia ma compassione. Lungi dall'essere arida e senza speranza, Mavis è una donna come tante, che vuole solo essere amata, incapace di redimersi e di accettare la minima critica perchè non abituata al confronto, una donna mentalmente instabile, menefreghista e lunatica che non riesce ad accettare il fatto che al mondo esistano anche le sconfitte.

Costruito sul gioco di contrasti, visivi e drammaturgici, Young Adult rappresenta un ottimo lavoro tecnico da parte di Reitman che con un montaggio frizzante ed una maniacale attenzione ai dettagli riesce a centrare il linguaggio giusto. La sua però è un'analisi che ad un certo punto perde il filo del discorso per andare a ripiegare su se stessa con inutili giri di parole, anche quando arriva l'inesorabile momento in cui bisogna tirare le somme ed andare al nocciolo della questione. Da applausi l'interpretazione di Charlize Theron, che tocca i massimi livelli mai raggiunti, indimenticabili i duetti (su tutti quello nel finale con la sorella di Matt) che prendono vita sullo schermo, ma alla fine la sensazione è quella di aver assistito ad un film che non ha mai osato fino in fondo e non ha mai superato la soglia del politicamente scorretto. Da due autori del livello di Reitman e Diablo Cody ci si aspettava qualcosina in più.

Movieplayer.it

3.0/5