A Small Light, la recensione: accendi di luce la speranza

La recensione di A Small Light, miniserie in otto episodi disponibile su Disney+ dove la storia di Miep e Jan Gies (la coppia che ha nascosto la famiglia di Anna Frank e dei loro amici) non solo si fa portavoce di un punto di vista differente di una narrazione universalmente conosciuta come quella dedicata ad Anna Frank, ma anche di speranza, coraggio e resistenza.

A Small Light, la recensione: accendi di luce la speranza

Danzano le luci sul palcoscenico della morte. È un barlume di umanità, il loro, che riscalda l'odio che avanza al ritmo di mitragliatrici, ordini, urla disperate e stivali pesanti. Sono flebili fiamme accese da occhi sensibili e cuori pulsanti, tenuti in vita da anime coraggiose e una giusta dose di umorismo.

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A Small Light: una scena della serie

Come sottolineeremo in questa recensione di A Small Light, la serie tv biografica disponibile su Disney+ e firmata National Geographic, prende una pagina privata offerta in dono alla Storia come quella di Anna Frank e della sua famiglia, per raccontarla da un altro punto di vista. Al centro del teatro dell'orrore allestito sul suolo di Amsterdam, ora ci sono Miep e Jan Gies, la coppia che ha aiutato la famiglia Frank a nascondersi per due anni nel celebre nascondiglio, e le altre, innumerevoli, coraggiose, azioni di resistenza compiute silenziosamente da questi giovani sposi. Un racconto che parte da fondamenta storiche, per svestirsi di melensa retorica, o pietismo, puntando sul lato umano quando di umano, tra lo spazio di una dittatura nazista, c'era rimasto ben poco.

A Small Light: la trama

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A Small Light: una scena

Quella di Anna Frank e della sua famiglia è forse la pagina di storia intima, personale, tra le più conosciute e narrate dell'Olocausto. Merito anche di Otto Frank e della sua volontà di pubblicare l'unico oggetto che lo legava ancora a sua figlia, il diario di Anna. Quelle pagine, e la vita che raccontava, al cinema hanno trovato spesso un proprio spazio: tra i primi a tradurlo sul grande schermo è stato George Stevens nel 1959 con Il diario di Anna Frank, presentato a Cannes e poi vincitore di tre Oscar. Eppure vi è un nome, come quello della giovane olandese (ma originaria di Vienna) Miep Gies, che è rimasto spesso nell'ombra; e sembra quasi un paradosso visto che è stata proprio la donna, insieme al marito Jan, a nascondere la famiglia Frank nel suo appartamento per anni. Grazie alla mini-serie in otto puntate, A Small Light (disponibile su Disney+, ma targata National Geographic e prodotta da ABC Signature e Keshet Studios) il mondo di Miep riprende finalmente vita per lasciarsi scoprire, conoscere e ammirare nello spazio di un universo adombrato da un buio funesto e illuminato da piccole, ma accecanti, luci di umanità e speranza.

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Cartolina dal passato per coraggiosi resilienti

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A Small Light: un momento della serie

Può tramutarsi nelle vesti di un cliffhanger, o abbigliarsi di colpi di scena, ma l'ansia mista a suspense è l'alito di vita che forgia e modella ogni momento di A Small Light. Un paradosso se si pensa che lo spettatore che accede alla visione è ben conscio della natura tragica dell'epilogo; ciononostante, è in questo stato di agitazione perenne che si annida silente, tra gli inframezzi di ogni minimo fotogramma, il nucleo centrale di una produzione seriale così imperdibile come quella diretta da Susanna FogelLeslie Hope e Tony Phelan. Cartolina di un passato che non deve ripetersi, e memo audio-visivo di una resilienza da interiorizzare e reiterare ad libitum, A Small Light disorienta, scuote fino alla nausea, crea voragini interne, senza mostrare la massa cancerogena che ha debellato l'umanità; preferisce suggerire le uccisioni, lasciare in disparte le deportazioni, relegando tutto il male sul confine del fuori campo. È un gioco di possibilità, di orchi travestiti da borghesi, e agnelli nascosti sotto l'uniforme nazista, la miniserie della National Geographic. Giochi di magia, di sparizioni, di bambini che scappano, e corpi da nascondere sfruttando ogni misero nano secondo di distrazione altrui. Non c'è magia, non c'è inganno: solo coraggio nell'universo di Miep e del marito Jan. Un coraggio, il loro, che sfonda la parete e investe l'area personale dello spettatore in un abbraccio comune che riscalda il cuore e riaccende quella debole, piccola, fiamma di speranza e umanità che rischia di spegnersi oggi e per sempre.

Templi di talenti naturali

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A Small Light: una foto di scena

È un'opera costruita con mattoni saldati da cemento di umana fattura, A Small Light. Ed è proprio per l'importanza di quell'umanità tenuta stretta da sguardi commossi e occhi impauriti, che mai come in questa mini-serie il costrutto attoriale gioca un ruolo fondamentale. Ancora più del montaggio ora disteso, ora sincopato - e per questo perfettamente aderente agli umori che si vivono sullo schermo - e ancor più della colonna sonora incalzante ed empaticamente coinvolgente, sono gli interpreti le pedine principali di questo gioco umorale e sentimentale preso in prestito dai ricordi storici. Non solo presta-corpo di testimoni che rivivono nello spazio di un'inquadratura, ogni membro del cast fa la sua comparsa come portale diretto sull'identità personale e la psicologia complessa di chi quelle pagine le ha scritte con l'inchiostro del coraggio, o dell'odio ingiustificato.

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A Small Light: un'immagine della serie

Una galleria di fantasmi che ritornano in vita in una palingenesi resa possibile da una naturalezza interpretativa disarmante e disorientante. Ogni sguardo, ogni parola tenuta taciuta, o urlata con rabbia, ogni abbraccio rubato, o futuro sperato, sono tessere di un puzzle completato grazie a una mimica espressiva dosata e accurata, sostenuta da una prossemica e da uno studio dei gesti attenti e coinvolgenti. Bel Powley (Miep), Joe Cole (Jan), Liev Schreiber (Otto Frank), Amira Casar (Edith Frank), Billie Boullet (Anna Frank), Ashley Brook (Margot Frank) e tutto il campionario di comparse e di interpreti ricorrenti che fanno capolino sullo schermo sono mani invisibili che prendono lo spettatore e lo trascinano con dolcezza nel cuore di corpi che rivivono, e di esistenze che rinascono, facendo propri dolori e fragilità, paure e speranze distrutte.

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La luce che affronta il buio

A Small Light Poster
Locandina di A Small Light

Filtrate dall'avvio di A Small Light, le performance attoriali si elevano dunque a colonne di un tempio storico prestato allo spazio di una visione televisiva; ciononostante, a farsi architetto di tale pantheon seriale è sicuramente la regia compatta, fluida e armoniosa di Fogel, Hope e Phelan. Tre stili differenti, tre cineprese divergenti che si accendono, ma che magicamente si uniscono in una fusione perfetta, assimilando e reiterando le caratteristiche altrui. È un trio che si fa unica entità registica quello di A Small Light; una visione univoca che permette allo spettatore di non perdersi nel labirinto narrativo messo in campo tra occupazione nazista e nascondigli domestici. Da primi piani colmi di paura, a riprese in grandangolo che rendono lo spazio un covo di mostri rigurgitanti terrore, passando per totali atti a sottolineare l'amore familiare di una realtà destinata a distruggersi, fino a campi e controcampi abili a esacerbare il senso di pericolo imminente, e del coraggio pronto a sfidarlo, l'impianto registico è una struttura solida, che prende e sorregge un costrutto attoriale di per sé incrollabile e autoportante. Ma è nella continua lotta tra una fiamma che ostinatamente continua a bruciare, e il buio dell'odio razzista e della morte celante tra gli angoli di case e locali, che A Small Light trae la propria forza vitale, destinando a una fotografia antitetica e dicotomica la sua pura bellezza estetica. I caldi toni di un passato armonioso e tranquillo, sono ricordi ben presto spazzati via da sfumature ombrose, buie e soffocanti di un presente adattatosi al colore nefasto delle divise naziste. L'ombra della morte è un alito che decolora il mondo di Amsterdam, lo desatura risucchiando ogni suo sprazzo di luce, e ogni gioia lasciata in superficie. Ciononostante, altre fiamme continuano a illuminare il cammino di chi resiste e spera, e la fotografia di Stuart Howell e Azul Serra è li pronta a enfatizzarle come un memo visivo da custodire per sempre.

È un romanzo storico suddiviso in otto episodi e scritto con una penna tagliente, e allo stesso tempo intrisa di speranza e coraggio, A Small Light. Ironico e destabilizzante, dolce e straziante, lo scorrere del tempo si tinge dello stesso inchiostro che ha toccato le pagine di un altro diario, come quello della giovane Anna Frank per ripescare un angolo di Storia, di chi ha permesso di continuare a sognare, sperare, vivere, illuminato da una piccola, ma accecante, fiamma di luce.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di A Small Light sottolineando come la miniserie in otto puntate disponibile su Disney+ non solo vanti il merito di raccontare la vicenda della famiglia di Anna Frank da un altro punto di vista, rendendo omaggio a una coppia fin troppo tenuta lontana dall'interesse mediatico come quella di Miep e Jan Gies, ma narrando le azioni di Resistenza e dell'occupazione nazista ad Amsterdam con ansia e tanta umanità. Una girandola di emozioni che lacerano l'anima dello spettatore, senza per questo dimenticarsi di infondere in lui un'abbagliante luce di speranza.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • Le performance degli interpreti, una su tutti quella di Bel Powley.
  • L'ansia incalzante che avvolge ogni episodio.
  • Il senso tangibile di umanità restituito da primi piani e totali "parlanti".
  • La fotografia capace di giocare sullo scontro diretto tra colori pastello e ombre nefaste.
  • La potenza del fuori campo nelle scene più d'impatto a livello emotivo.

Cosa non va

  • Le pause d'amore sono belle, ma a volte sono troppe.
  • Il ricordarci che è tratto da una storia vera. Questo sì che fa male.