Va in onda in Italia dal 1 giugno, ogni lunedì alle 21 su Fox, la serie procedurale 9-1-1: Lone Star, spin-off di 9-1-1 interpretato da Rob Lowe e Liv Tyler. Ne abbiamo parlato con lo stesso Lowe, che è anche produttore della serie, insieme al co-autore insieme a Ryan Murphy e Brad Falchuk, Tim Minear, per capire le scelte fatte per raccontare la storia del protagonista Owen Strand, un vigile del fuoco di New York che si sposta in Texas per guidare un dipartimento devastato da una tragedia, mentre la sua stessa vita è sconvolta dalla scoperta di una malattia e della tossicodipendenza del figlio.
Nella serie (di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di 9-1-1: Lone Star) è presente anche Liv Tyler nei panni di Michelle Blake, alla guida di una unità speciale di paramedici e in cerca della madre scomparsa da tre anni. Accanto ai due protagonisti troviamo anche Jim Parrack nel ruolo di Judd Ryder, un altro vigile del fuoco texano segnato dalla perdita della sua squadra, e Ronen Rubinstein, che interpreta TK Strand, figlio del protagonista.
Verso Austin e oltre
Come è nato il tuo coinvolgimento nella serie, come attore e come produttore?
Rob Lowe: Ho accettato di fare questa serie ancor prima che ci fosse uno script. Ryan Murphy e io abbiamo cercato di fare qualcosa insieme per vent'anni. Non ero mai disponibile quando aveva qualcosa per me, ma mi fidavo di lui, di Tim Minear e Brad Falchuk ciecamente, mi conoscono molto bene. La moglie di Brad Falchuk, Gwyneth [Paltrow, ndr], è la madrina di mio figlio, quindi è tutto in famiglia. Mio figlio è anche uno degli autori di Lone Star. Infatti abbiamo appena terminato l'episodio che ha scritto, il suo primo episodio prodotto per la televisione, e questo mi rende un padre orgoglioso. Ho avuto uno show su un network dal 1999 e pensavo che questa serie positiva si sarebbe interrotta quest'anno, ma poi è arrivata questa opportunità. Adoro lavorare per la televisione, così finché si tratta di qualcosa che amo fare e con persone che amo e rispetto, sono contento.
Come mai avete deciso di sceglie Austin, in Texas, come ambientazione per 9-1-1: Lone Star?
Tim Minear: [scherza] abbiamo lanciato una freccetta sulla mappa! In realtà quello che funziona in 9-1-1 è la combinazione di cielo azzurro e vita cittadina. Los Angeles ti dà tutto e così fa Austin. Qui hai la cultura hipster, hai l'America democratica nel cuore di quella repubblicana. L'America rossa intorno a quella blu. Austin ha tutto, ci è sembrato di poter fare lì una versione al sapore barbecue della serie, un gusto diverso di 9-1-1.
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Quali sono le differenze principali tra la serie ambientata a Los Angeles e quella in Texas?
Tim Minear: Un differenza interessante tra le due ambientazioni è che in 9-1-1 a Los Angeles stiamo tutti nella stessa caserma e anche i paramedici e i tecnici fanno parte dei vigili del fuoco. In Austin queste realtà sono separate. Di base abbiamo due capitani nella stessa caserma: abbiamo il capitano dell'unità speciale di paramedici che è Michelle e poi c'è Owen, che il capitano dei vigili del fuoco. Questo crea dinamiche interessanti e classiche, con quel feeling da commedia romantica perfettamente equilibrato.
Girate la serie ad Austin?
Tim Minear: L'abbiamo fatto, ma dividiamo la produzione perché siamo principalmente di base a Los Angeles.
E ci sono piani per espandervi in altre città con altri spin-off in futuro?
Tim Minear: L'idea è di far crescere il brand in modo organico e naturale. Non abbiamo intenzione di mettere in piedi un'altra versione della serie finché non pensiamo di avere qualcosa di unico che possa raccontare qualcosa di diverso. Lone Star è stata costruita in modo diverso da 9-1-1 perché avevamo già due stagioni e mezzo già realizzate a cui guardare. Abbiamo messo in piedi Lone Star sapendo di avere il supporto del nostro pubblico, partendo dai personaggi per arrivare ai casi, laddove in 9-1-1 eravamo partiti dai casi per lavorare sui personaggi. È differente, ma si ha la sensazione che sia parte dello stesso brand.
9-1-1: Lone Star, tra casi e personaggi
Quanti degli incidenti e delle emergenze della serie sono basati su fatti reali?
Tim Minear: La maggior parte dei casi della serie si basa su fatti reali. Quel che diciamo di solito è "se è difficile crederci, è probabile che si basi sulla realtà". Lo stesso vale per 9-1-1, anche lì molti casi si basano su fatti reali.
Nel primo episodio di 9-1-1: Lone Star, un bambino viene lanciato da un'auto contro un albero in seguito a un drammatico incidente. Anche questo è basato sulla realtà?
Rashad Raisani: Sì, lo è. Il caso reale riguardava un'auto rotolata nel corso di una tempesta ed è come l'abbiamo messa in scena. Nell'incidente reale, la preoccupazione dei paramedici era l'ipotermia mentre si davano da fare per trovare il ragazzino e qualcuno ebbe l'idea "non guardate in basso, guardate in alto!". E così lo trovarono sull'albero.
Nella serie il personaggio di Rob Lowe assume diversi vigili del fuoco, tra cui un Mussulmano e un trans. È il tentativo di trasmettere un messaggio di diversità al pubblico?
Tim Minear: Eravamo consapevoli di non voler fare la predica a nessuno. Non è quello l'intento di 9-1-1. Credo che uno dei motivi del successo della serie sia proprio quanta diversità di tutti i tipi sia presente. Non ci si chiede mai, per esempio, se una donna possa fare un determinato lavoro. Ma non è qualcosa che imponiamo al pubblico, ci limitiamo a mostrarlo. Quando la gente riesce a rapportarsi con i personaggi, le loro differenze si annullano e perdono di significato in tanti modi diversi. Quel che cerchiamo di fare in Lone Star è mostrare come il personaggio di Rob Lowe arrivi in Texas con tanti preconcetti su come gli abitanti di quello stato debbano essere. Quando il pubblico incontra il personaggio di Jim Parrack, Judd, che è l'unico sopravvissuto di una tragedia, è probabile che abbia delle idee su chi sia e che atteggiamento abbia, ma poi incontra la moglie che è una afro-americana e nota che rapporto amorevole e solido abbiano. Quindi la risposta è sì e no: sposiamo il concetto di pari opportunità per tutte le religioni e tutte le persone.
Quanto è importante avere diversità nel cast di questo progetto?
Tim Minear: È molto importante oggi come oggi. E ovviamente parliamo di Ryan Murphy, Brad Falchuk e me, quindi è ovvio che avremmo perseguito questa idea. Non sarebbe stato interessante per noi altrimenti, era tra i presupposti del progetto perché è come lavoriamo. Ci piace vedere personaggi diversi con punti di vista diversi. E quando metti insieme su schermo una qualunque combinazione di questi personaggi, ottieni diversi tipi di dinamiche. Lo facciamo perché è meglio per la serie e per la narrazione. È così che appare la nostra stanza degli autori, è così che è composto il pubblico, è così che appare la serie.
E ci sono idee per un crossover tra Lone Star e 9-1-1?
Tim Minear: Ne abbiamo parlato, ma non è ancora il momento. Ho diverse idee su come fare un crossover, ma ora come ora mi interessa tenere ogni serie nella sua corsia. Lone Star non ha bisogno di 9-1-1 e 9-1-1 non ha bisogno di Lone Star. Si completano a vicenda, ma penso che la cosa importante sia creare un proprio mondo unico; un mondo in cui il pubblico possa trovare i propri personaggi. Voglio che la gente entri nel mondo della serie e si senta sicura di poter trovare un luogo in cui sperimentare un'ora di televisione così come accade in 9-1-1. E vedrete che sono molto diverse.
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Tale padre, tale figlio
Rob quale dei tuoi figli è un autore della serie? Come ne è stato coinvolto?
Rob Lowe: Si tratta di John Owen, il mio figlio più giovane. Incidentalmente, lavorava per Ryan Murphy prima che lo facessi io. Ha lavorato con lui per due stagioni di American Horror Story, quando era ancora al college. Sono orgoglioso di lui, perché è uno studente modello. Ha studiato a Stanford e ha avuto il massimo dei voti in Scienze, Ingegneria e Sociologia... ma poi se n'è tirato fuori e ha detto di voler fare l'attore. Quando me l'ha detto, volevo uccidermi [scherza], mi dicevo "ecco, è proprio quello di cui la società ha bisogno, una persona in meno che possa curare il cancro e un altro che mette del trucco per vivere. Perfetto!". Allora l'ho messo in guardia, gli ho detto "OK, ti supporterò in qualunque cosa tu voglia fare, ovviamente, ma se dovrai essere un attore, sii anche un autore. Sei intelligente. Sei uno scrittore. Scrivi!" È stato in The Grinder e poi in Holiday In The Wild e ora ha un film da protagonista in arrivo, ma quello di cui vado fiero è che sia riuscito a imporsi come scrittore. Ryan l'ha capito prima che io fossi coinvolto e mi fa sentire bene, perché noi possiamo aprire le porte, ma sono loro che devono essere capaci di entrarci.
Che significa per te avere la famiglia che segue i tuoi passi nel mondo dell'intrattenimento?
Rob Lowe: È fantastico. Quando abbiamo girato il suo episodio, ci sono stati molti momenti in cui veniva da me e mi diceva "Hey, Rob, taglio questa battuta e spostiamo questo e quest'altro... ma devi lasciarci un po' più di spazio là, così possiamo tagliar via qualcosa." E mi veniva da pensare "Un attimo... quello era il mio dannato figlio!" Dà molta più soddisfazione di quanto mi sarei aspettato, lo adoro!
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